Il problema più grande dell’agenda di Mario Draghi è il coro unanime di istituzioni e centri di ricerca che collocano le aspettative di ripresa italiane nel 2021 poco sopra o poco sotto il 4%, scrive Il Sole 24 ore.
L’ultimo esame arriva dall’Ufficio parlamentare di bilancio, che ipotizza per quest’anno una crescita del 4,3%, cioè quasi due punti sotto alla previsione realizzata in autunno con la nota di aggiornamento al Def (Nadef), a cui seguirebbe un +3,7% nel 2022. Una dinamica di questo tipo non riuscirebbe a portare l’economia italiana ai livelli pre-Covid alla fine del prossimo anno, fermandola 1,4 punti sotto quella del 2019.
Non a caso già ieri il presidente incaricato avrebbe cominciato a parlarne alle delegazioni dei partiti durante le consultazioni sottolineando l’esigenza di muoversi in fretta oltre ai ristori per investire nei settori che offrono nuove «opportunità di crescita». Perché il rimbalzo atteso intorno al 4% vuole dire due punti sotto l’obiettivo fissato dal programma di finanza pubblica. Che porterebbe il deficit 2021 intorno al 9,5-10% (oggi è intorno all’8%). Con un allungamento dei tempi di recupero dei livelli pre-crisi e degli effetti sociali negativi della pandemia.
La previsione pubblicata ieri dall’Ufficio parlamentare di bilancio è la prima che incorpora anche i dati della stima preliminare Istat del quarto trimestre. Anche se non si tiene conto dell’effetto espansivo attribuibile ai 3,2 miliardi di scostamento di bilancio approvati dal Parlamento alla vigilia della caduta del Conte bis. Resta comunque da considerare «l’incertezza straordinariamente elevata» sulle sorti economiche del Paese, precisano dall’Upb. E anche il presupposto che l’utilizzo dei fondi europei «consenta di avviare senza ritardi progetti che attivano lo sviluppo», perché «un’attuazione parziale, ritardata o inefficiente» rischierebbe di tagliare ulteriormente la ripresa.
E i tempi sono tutto anche per mettere in ordine la finanza pubblica, cosa che anche Bruxelles richiede. L’unica strada per gestire il debito gonfiato dal Covid-19 è la crescita. E questo è quello su cui il futuro governo Draghi dovrà scommettere, forte anche della fiducia di cui gode in Europa.