Renew ItaliaÈ tempo di unire riformisti, democratici, liberali ed ecologisti

Il deputato europeo racconta l’esperienza del gruppo parlamentare continentale per cercare di far saltare anche in Italia schemi ormai logori e miopi. Tutto questo non può interpretarlo Salvini, neppure con la felpa «W l’Europa», né tanto meno il PD abbagliato dal populismo delle cinque stelle

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Accelerazione, operazione verità, scelta europea, progetto comune dei liberali, europeisti, riformisti, ecologisti. Sono le parole che riecheggiano in questi giorni nella Roma entusiasta per Mario Draghi. Dopo due anni di «uno vale uno» e «prima gli italiani»; di corse a mettersi il gilet giallo; di rincorse per raggiungere Donald Trump, Viktor Orban e pure Jarosław Kaczynski. Decisamente un vocabolario politico più respirabile. 

È la volta buona? Sembrerebbe di sì. E forse questa volta, neppure i soliti personalismi, le “baruffe chiozzotte” su Twitter o i Marchesi di Forlimpopoli che in Italia non mancano mai riusciranno a bloccarci (sì dai, ora che non ci sono più gli avvocati del popolo e che il Grande Fratello non va più in onda da Palazzo Chigi possiamo pure permetterci di citare Goldoni, aria nuova…).

Io sono convinto che nel momento in cui si chiude una fase di lunga, dura e dannosa contrapposizione tra destra e sinistra e si sceglie, come Paese, di dialogare e lavorare insieme per il rilancio italiano ed europeo, occupare con idee e iniziative questo nuovo spazio politico centrale sia una grande opportunità, anzi un dovere.

Ne sono convinto anche perché è esattamente quello che abbiamo fatto con Emmanuel Macron in Europa nel 2019 con la creazione di Renew Europe

Un gruppo centrale, fortemente voluto dalla nostra lista transnazionale Renaissance e che ha unito due partiti europei, l’Alleanza dei Liberali e dei Democratici (e quindi +Europa) e il Partito Democratico Europeo, e tre nuovi movimenti, En Marche!, i rumeni di Plus e Italia Viva. Attorno al progetto di Europa sovrana e democratica abbiamo aggregato forze diverse che sanno ascoltarsi e amano il dibattito (anche molto lungo a volte, come da buona tradizione liberale).

Non è sempre facile trovare i buoni equilibri: Renaissance è senza dubbio il pilastro numerico e politico del gruppo, ma lo sforzo quotidiano che facciamo è di costruire giorno dopo giorno questa nuova forza politica destinata a crescere in tutto il Continente. Accade di votare, ma si preferisce sempre costruire posizioni consensuali, con una fortissima convergenza sulle libertà fondamentali e senza marcate divisioni sull’economia, come nel caso dei Socialisti e Democratici, o sui valori europei, come accade nel Partito Popolare Europeo.

Con deputati eletti in 22 Paesi, alcuni tipicamente liberali, altri completamente nuovi e della società civile; con “vecchi” membri del gruppo ALDE e nuovi partiti eletti per la prima volta nel 2019; con nuovi leader e una presenza senza precedenti nelle altre istituzioni, il lavoro quotidiano di costruzione dell’identità del gruppo non è esattamente una passeggiata. I compromessi non sono sempre facili, ad esempio quando si tratta di commercio, industria e sostenibilità.

Ma molto spesso, i compromessi a cui arriviamo in Renew diventano poi il punto di equilibrio per l’intero Parlamento. Un ottimo esempio sono il Recovery Plan e i relativi bond, che avevamo proposto noi sin dall’inizio della crisi, in febbraio, e su cui abbiamo lavorato in stretta intesa con Macron e il suo governo; uno più recente è stata l’iniziativa politica sul mercato unico sostenibile per i consumatori e le imprese. E dopo un anno e mezzo, in questo modo possiamo dire di aver allargato la maggioranza pro-europea in Parlamento. Secondo la stampa europea, nel 2020 Renew Europe è stato il gruppo politico più influente in Europa.

Da federalista europeo e da italiano eletto in Francia, trovo assolutamente entusiasmante il progetto politico transnazionale che stiamo realizzando. Renew Europe è sinora una bella storia di successo. Sono convinto che anche una Renew Italia (con altro nome probabilmente) potrebbe esserlo. 

Entriamo in una nuova fase in Italia: c’è bisogno di una nuova politica; dobbiamo far saltare schemi ormai logori, miopi; dimostrare coraggio riformista e senso dell’urgenza e della lungimiranza. Tutto questo non può interpretarlo Salvini, neppure con la felpa «W l’Europa», né tanto meno il PD, che abbagliato dalle cinque stelle ormai confonde populismo e riformismo, prigioniero di schemi del mondo di ieri. 

Buon utilizzo del Recovery Plan significa rilancio economico e sociale e riforme, a cominciare dalla giustizia. Significa scommettere sull’istruzione, sulla conoscenza, sui giovani. Significa proiettare l’Italia nella piena transizione ecologica e digitale. 

Le idee giuste nel momento sbagliato rischiano di diventare idee sbagliate. Per questo non possiamo perdere la straordinaria occasione che adesso ci offre la storia di dare vita a una nuova forza riformista, liberale, ecologista e femminista, che può e deve diventare il Recovery Plan politico per l’Italia europea che vogliamo. Il momento è già oggi.

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