Modello scandinavoAnche in Svezia il Governo e le regioni litigano sulla gestione dei vaccini

La ministra della Salute aveva promesso di vaccinare entro giugno tutta la popolazione ma a causa dei ritardi nelle consegne la scadenza slitterà di almeno un mese e mezzo. I leader dei 21 dipartimenti criticano il cambio frequente delle indicazioni di Stoccolma che pubblica i dati aggiornati su contagi, morti e vaccinati solo dal martedì al venerdì. E aumentano i casi di furbetti che saltano la fila per immunizzarsi

LaPresse

La Svezia si è ufficialmente arresa: vaccinare entro giugno tutta la popolazione adulta non è possibile. «A causa dei ritardi nelle consegne, prevediamo di terminare entro metà luglio, non a metà estate. Ma queste sono stime preliminari. Mezzo milione delle dosi che contiamo di ricevere provengono da Curevac e Johnson, non ancora approvate dall’Agenzia europea del Farmaco (Ema)», ha dichiarato a DN Desirée Pethrus, politica democristiana svedese e responsabile dello sviluppo sanitario nella regione di Stoccolma.

Eppure, fino a pochi giorni fa, la musica era decisamente diversa. «Riteniamo la vaccinazione entro giugno un obiettivo ancora possibile, specie se avremo tutte le dosi per tempo», aveva dichiarato pochi giorni fa in conferenza la ministra della Salute svedese Lena Hallengren. Un esercizio ottimistico di volontà a cui non credeva nemmeno il potente epidemiologo di Stato Andres Tegnell. Lo dimostrano i numeri della Svezia finora: coloro che hanno ricevuto una prima puntura al 12 febbraio, ultimo giorno di cui si hanno i dati, sono stati circa 225 mila persone, mentre sono stati poco più di 116 mila coloro che invece hanno già ricevuto la seconda, intorno quindi all’1% della popolazione.

Cifre abbastanza ridotte se paragonate al 2,73% della Danimarca, primatista europea, e all’1,2% di Norvegia e Finlandia che, come la Svezia, patiscono i tagli delle case farmaceutiche (Oslo in misura addirittura maggiore, visto che aveva sottoscritto un accordo con Stoccolma per comprare le sue quote eccedenti di vaccino).

I problemi sono a monte. L’Agenzia di Salute pubblica e le regioni litigano sulle linee guida: se da un lato Tegnell chiede alle regioni di fare chiarezza, addebitando a loro i ritardi nella vaccinazione, dall’altro le regioni criticano i vertici per non essere sufficientemente chiari su come gestire l’epidemia, visto che lamentano un cambio di politiche piuttosto frequente.

In Svezia la vaccinazione è affare regionale, non nazionale come in Danimarca o in altri Paesi europei e questo significa dover mettere d’accordo 21 dipartimenti regionali, una situazione più semplice soltanto se paragonata alla Norvegia, dove i vaccini sono competenza dei 356 Comuni del Paese. Ad appesantire il clima è stato il caso dei senzatetto e dei senza documenti, aggiunti nel terzo gruppo di vaccinazione (quelli dai 60 ai 64 anni e i giovani a rischio) ma prontamente rimossi dopo le reazioni da parte dei partiti di estrema destra.

Mentre i politici e gli esperti discutono, aumenta nel Paese il numero di furbetti che salta la fila per vaccinarsi, una storia ai limiti del paradossale per un Paese così ligio alle regole. Veri e propri casi nazionali come a fine gennaio a Eskilsuna, dove i direttori di alcune case di cura hanno vaccinato sei loro parenti sostenendo che non c’erano candidati per vaccinarsi. Una tesi data per buona dalla magistratura che ha però ha ricordato che non dovevano essere loro a prendere questa decisione.

Stessa storia a Stoccolma, dove due aziende sanitarie sono finite nel mirino per aver fatto passare avanti rispettivamente i loro capi e 100 anziani di un complesso residenziale che non costituivano una priorità. Anche nell’ospedale più prestigioso del Paese, il Karolinska di Stoccolma si è verificato un caso analogo: due medici che non lavoravano a contatto stretto con pazienti Covid sono stati vaccinati, scatenando polemiche così come a Skane, nel sud della Svezia, dove in una casa di cura sono stati vaccinati 160 dipendenti e appena 15 pazienti.

I misteri del sistema svedese continuano: mentre la quasi totalità dei Paesi europei aggiorna quotidianamente i dati su contagi, morti e vaccinati, Stoccolma li aggiorna solo dal martedì al venerdì. Un brancolare nel buio che disorienta gli amministratori locali. «La maggior parte delle vaccinazioni dovrà essere effettuata nel secondo trimestre», ha dichiarato Emma Spak, responsabile sanitario dello SPK, l’Associazione che riunisce comuni e regioni svedesi.

A quest’ora le autorità svedesi speravano di aver già concluso la fase 1, quella che prevedeva la vaccinazione dei pazienti e del personale medico sanitario, e di poter passare alla cosiddetta fase 2, quella riservata alla vaccinazione degli over 65. Tutto da rifare. Se non ci saranno altri ritardi le autorità svedesi sperano di poter recuperare tra aprile e giugno il tempo perduto: secondo i dati diffusi dall’Agenzia sanitaria svedese, in quei tre mesi arriveranno più di più di nove milioni di dosi che potrebbero permettere di completare la vaccinazione di tutta la popolazione svedese. 

Per il momento però c’è da aspettare. «Abbiamo il materiale, il personale e una capacità molto elevata. Ma dov’è il vaccino?», si è chiesto un direttore regionale della Svezia meridionale. Eppure, aldilà delle scorte che le regioni hanno accumulato per garantire una seconda puntura, il problema non è solo quello. I medici infatti lamentano eccessiva burocrazia, come nel caso del documento di identità bancario richiesto per il vaccino, che i più anziani potrebbero non avere e che li costringerà a doversi prenotare presso un centralino.

La Svezia difetta anche di attrezzature mediche, come dimostrato dal blocco dei pagamenti a Pfizer dello scorso gennaio. Più che dal rinvio delle dosi la Svezia è rimasta soprattutto spiazzata dalla decisione dell’EMA di estrarre 6 dosi del vaccino Pfizer, anziché 5. «Fino a quando non avremo chiarito la quantità di dosi e i tempi, abbiamo chiesto alla società di aspettare a ricevere il pagamento», ha dichiarato a Dagens Nyheter l’epidemiologo capo Andres Tegnell. Il punto è che per estrarre la seconda dose sono necessarie particolari siringhe o aghi a basso volume che purtroppo il Paese non possiede a sufficienza. «Questo è inaccettabile. Se un paese ha solo la capacità di estrarre cinque dosi, ha ricevuto meno vaccino per lo stesso prezzo», ha dichiarato il coordinatore del programma di vaccinazione svedese Richard Bergström.

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