Per una sera Clubhouse, il nuovo friendly and polite social che sta conquistando ovunque milioni di utenti, si è trasformato in Chefhouse, ospitando due dei più illustri rappresentanti della nostra gastronomia per sottoporli alle domande del pubblico.
Nata nei soliti laboratori creativi della Silicon Valley dalle idee di Paul Davison, la nuova piattaforma è riuscita a raggiungere in un anno oltre 1 miliardo di dollari di controvalore economico e più di 2 milioni di utenti attivi. Non pochi, tenuto conto delle regole di accesso: come in tutti i vecchi club che si rispettino è necessario esibire un IPhone ed essere presentato da un socio già iscritto.
Entrati ci si divide nelle tante Room (come viene definito lo spazio virtuale, a metà strada tra un webinar e un programma radiofonico), in cui si svolgono gli incontri, suddivise per temi e argomenti.
In uno di questi spazi virtuali, condotti da Anna Prandoni di Gastronomika e Massimiliano Tonelli del Gambero Rosso, Massimo Bottura e Niko Romito hanno risposto alle domande degli utenti. Verba volant ed è questa la forza e la lievità che il nuovo social rappresenta. Qui dentro è solo la parola a lasciare traccia, quindi niente video e niente scritti, ma solo voce; così è più facile avere a disposizione 6 stelle Michelin per due ore, a rispondere a domande di illustri consumatori.
L’ora dell’appuntamento è 18:30, quella dell’aperitivo e per un cuoco il momento più intenso nella preparazione della cena, ma di questi tempi è l’ora del coprifuoco, l’ora della riflessione.
Sono tanti i progetti, che hanno spinto, in questo periodo, verso la «creatività utile, quella che serve per superare i periodi difficili», comincia Niko Romito. I due simboli della cucina italiana hanno scelto di dare vita a profondi cambiamenti. Tanti progetti in Italia e all’estero e nuovi menu per i loro ristoranti. Di grande innovazione per Bottura che ha voluto basarsi sui Beatles di Sgt. Pepper’s e ha lasciato l’ideazione dei piatti alla sua squadra. Romito ha voluto invece aprire il suo ristorante offrendo un menù a prezzi ridotti (20reale20), per far entrare tutti gli appassionati e festeggiare i vent’anni dall’apertura.
Si alternano sul palco le persone prenotate, con o senza un ruolo professionale in cucina: l’esperto di turismo da Dubai, il rappresentante dell’ambasciata italiana in Libano o l’artista svizzero e uno dopo l’altro sono invitati ordinatamente a fare domande ai due protagonisti della serata.
Si parla di Made in Italy e di come la cucina possa esserne un grande ambasciatore, anche attraverso la televisione, «è necessario che i programmi Tv portino in giro l’artigianalità, i prodotti e i produttori. Dietro al cibo c’è la salute del nostro pianeta e delle persone che ci vivono», afferma Niko Romito.
Dello stesso parere Massimo Bottura che prova a chiedere direttamente al nuovo Presidente del Consiglio «di valorizzare la ristorazione, le sue tecniche, il suo sapere e i suoi rischi e provare a pensare quanto prima alle aperture serali, perché la cena è il nostro vero rito», chissà che qualcuno degli utenti connessi non recapiti il suo messaggio.
La cucina italiana è molto richiesta all’estero, ma la sua autenticità va insegnata più che imposta, attraverso una buona educazione alimentare e la comprensione delle diversità culturali. Proprio su questo l’alta ristorazione ha un compito fondamentale. «A Pechino abbiamo fatto un percorso molto interessante con il pane, spiegando ai cinesi come si dovesse mangiare anche la crosta che loro consideravano un involucro da scartare, abituati ai loro panini cotti a vapore», continua lo chef di Castel di Sangro. E per aiutare la cucina italiana all’estero non bisogna «per forza dare da mangiare la burrata a tutti, ma anche saper adattare le nostre tradizioni culinarie ai prodotti locali che si trovano nei vari paesi, per fare ricette freschissime, che interpretano il meglio del territorio», ci ricorda Bottura.
Il compito dello chef è quello di tracciare una rotta, per cambiare le abitudini alimentari dei 7 miliardi di persone sedute al tavolo globale; «cerchiamo di migliorare il mondo attraverso un piccolo cambiamento, ma che sappia contaminarsi, e diventare sempre più grande, utilizzando la bellezza», afferma con il suo proverbiale entusiasmo lo chef modenese. Perché «abbiamo il dovere di far mangiare sempre più persone, ma puntando a mantenere alta la qualità del cibo prodotto e cercando di limitare il più possibile lo spreco» ribadisce Niko.
C’è il tempo anche per qualche progetto personale, come quello del patron dell’Osteria Francescana che vorrebbe costruire un food truck, con cui percorrere tutta la Route 66 e ad ogni fermata organizzare una festa con cibo e musica dal vivo: un vero format da sviluppare!
Queste conversazioni senza rete, disordinate e prive di controllo hanno il merito di raccogliere e far parlare le persone liberamente e consentono di ricavare quanto sia vivo e appassionato il mondo della ristorazione e quanta voglia abbia di parlare con il proprio affamato pubblico.
Arrivederci alla prossima, venerdì 5 marzo alle 18.30, sempre su Clubhouse per incontrare da vicino la cucina italiana: ai microfoni Mauro Uliassi e Antonia Klugmann.