Dopo il lungo viaggio che porta i chicchi dai paesi produttori alle torrefazioni e poi al confezionamento, il caffè è pronto per essere “estratto”, e quindi bevuto. A seconda del tipo di caffè e del risultato che si preferisce ottenere, tante sono le possibilità.
I metodi di estrazione del caffè sono molteplici e spesso ignorati. Fino a qualche anno fa la distinzione si fermava alla moka, al caffè del bar o al sistema più recente in capsule. Mentre il caffè è un mondo tutto da scoprire.
Si possono distinguere due sistemi di preparazione: la macerazione, caratterizzata dal contatto prolungato della polvere di caffè con l’acqua; in questo caso parliamo di infusione. In alternativa c’è il metodo per percolazione, nel quale l’acqua attraversa il caffè e scende lentamente in un contenitore. Da qui si diversificano tutti i metodi di estrazione più diffusi del caffè.
Per tutti gli appassionati del caffè all’americana, detto anche caffè filtro, la macerazione è il sistema di estrazione perfetto che garantisce di bere un caffè aromatico, ricco di gusto e particolarmente dolce.
L’estrazione più dolce e meno invasiva è forse il metodo cold brew, l’estrazione a freddo, con il caffè che “percola” lentamente senza che il calore intacchi alcuna sostanza.
In alternativa, sempre per quanto concerne i caffè filtrati, si può usare un filtro di carta e una Chemex per un effetto scenografico e delicatissimo. Abbiamo parlato della Chemex e delle sue particolarità nel secondo episodio del podcast Chicchi, tutti i modi di vivere il caffè:
Passeggiando per le sale di uno dei più celebri musei al mondo, il Moma di New York, è facile imbattersi anche in una caffettiera. Guardandola, però, l’ultima cosa che ci viene in mente è che sia uno strumento per preparare il caffè. Oggetto del desiderio di ogni appassionato di cose belle, è uno di quei pochi strumenti che, nella loro estrema semplicità, rispondono a un’esigenza chiara e specifica, e il progetto che sta alla base della sua forma sinuosa e molto hispter è di grande efficacia. Proprio come dev’essere un oggetto di design ben riuscito, dove tutto è funzione e nulla è lì solo per bellezza.
Si tratta proprio della Chemex, e fa parte di una serie di utensili da cucina del chimico e inventore Schlumbohm, che incarna il concetto di cucina come laboratorio. Il disegno riprende il segno distintivo del movimento attivo tra le due guerre chiamato Nuova Cucina, che proseguì anche oltre la seconda guerra mondiale. Dopo essere emigrato negli Stati Uniti dalla Germania nel 1935, Schlumbohm creò la famosa caffettiera, ispirata nello spirito dalla scuola di design Bauhaus e nella forma da attrezzature da laboratorio. Questo è stato il progetto di maggior successo degli oltre 300 che l’inventore ha brevettato nella sua carriera. E oltre ad essere esposta al Moma, questa clessidra di vetro è protagonista anche al cinema, icona di stile in una colazione di James Bond nel film Dalla Russia con amore.
In Italia non ha mai avuto un grande successo fino a pochi anni fa, quando – complice la sua perfetta instagrammabilità – ha cominciato a fare capolino sulle tavole degli influencer più attenti al design. Preparare questo tipo di caffè richiede tempo, pazienza, attenzione: è quasi un esercizio zen: la fase di infusione è parte integrante dell’esperienza.
Ma quel che più conta, è che attraverso questo tipo di estrazione, il caffè riesce ad esprimersi nel migliore dei modi, risultando limpido, piacevolissimo e quasi del tutto privo della sua nota amara. Una bevanda da degustare con calma, un caffè da meditazione, che ci permette di goderci la sensazione a lungo, lasciandoci un piacevole gusto dolce sul palato.
Ma come possiamo preparare un caffè con la Chemex? Siamo andati a Torino al training center di Lavazza a trovare Michele Pulcher, International senior trainer, che ci ha svelato tutti i segreti di questa estrazione così particolare e contemporanea.
Questa tipologia di estrazione rientra tra quelle che danno origine ad un caffè filtro, e si distingue dalle altre proprio per l’utilizzo di una caffettiera unica, capace di coniugare eleganza e funzionalità. Un sistema di estrazione che porta a vivere l’esperienza del caffè in maniera più slow rispetto al caffè espresso. La Chemex si compone di un unico pezzo di vetro a forma di clessidra, con un’impugnatura costituita da un anello in legno e si caratterizza per l’utilizzo di un filtro di carta, molto poroso, che trattiene la parte oleosa e consente dunque di ottenere un caffè filtro molto pulito e particolarmente aromatico.
Per la riproduzione a casa di questa tecnica di estrazione, elementi molto importanti risultano essere la qualità del caffè utilizzato e dell’acqua, meglio se imbottigliata, considerando sempre che quest’ultima rappresenta un ingrediente fondamentale per la buona riuscita di un caffè. È importante rispettare il giusto ordine degli step di preparazione e la giusta ratio, ossia il rapporto tra acqua e caffè. In questo caso la quantità corretta è di 60 gr per litro, nella Chemex è consigliato utilizzare 30 gr per mezzo litro d’acqua. In assenza di un bollitore professionale, a becco di cigno, si potrà utilizzare un normale bollitore. Interessante tra le mura domestiche mettere in atto esperimenti e tentativi per caratterizzare il caffè in tazza, aggiungendo per esempio scorza d’arancio, o piccoli frutti rossi, in modo da creare abbinamenti in grado di esaltare al massimo le potenzialità della miscela.
Già, ma quale miscela? Nella gamma dei prodotti Lavazza iTierra! Colombia è forse il più adatto alla Chemex. Una pregiata miscela di Arabiche lavate, nata tra l’aromaticità fruttata tipica della Cordigliera Occidentale e delle regioni del Sud e la corposità caratteristica dell’area di Meta.
Le note di frutta tropicale si accompagnano a profumi di scorza di lime e fiori di gelsomino, con un dolce retrogusto liquoroso. La tostatura delicata e “gentile” – ottenuta grazie al sistema tradizionale a tamburo – è ideale per la chemex perché preserva gli aromi e assicura un gusto persistente.
Come tutte le miscele della gamma Lavazza iTierra!, anche questa referenza racconta in ogni tazza una reale storia di sostenibilità: è prodotta da aziende agricole certificate Rainforest Alliance, in cui si coniugano eccellenza produttiva, rispetto per l’ambiente e attenzione sociale. Infatti, parte del suo caffè proviene dai territori fertili ed incontaminati di Meta, dove la Fondazione Lavazza – con la ONG Rainforest Alliance – ha aiutato oltre cento famiglie di agricoltori colombiani a ripristinare le piantagioni di caffè dopo il periodo di guerriglia.
Ma torniamo all’estrazione. Il segreto per ottenere un caffè perfetto rimane la cura di ogni dettaglio. L’utilizzo dell’acqua in bottiglia (per il livello di purezza e per la capacità estrattiva), la macinatura (che in questo caso deve essere a grana più grossolana rispetto a quella dell’espresso). E poi un magistrale procedimento, che insegna ad inserire il caffè macinato all’interno del filtro dopo aver bagnato lo stesso con acqua calda, per rimuovere il sentore di carta e per scaldare la caraffa di vetro. Molto importante anche livellare il caffè nel filtro, affinché sia compatto. La versata dell’acqua deve essere eseguita in maniera corretta, con movimenti circolari e suddivisa in più momenti. La prima parte, chiamata preinfusione, avviene bagnando il caffè con il doppio del suo peso, in modo che l’acqua calda vada a rilasciare la CO2 intrappolata nelle particelle di caffè, ed evaporando renda perfetta l’integrazione dei due elementi. Si può poi proseguire nella versata. Massima attenzione ai tempi, l’estrazione non deve essere troppo lunga, sono raccomandati 3,5 – 4 minuti, e comunque non più di 5.
Il parametro più importante per valutare la buona riuscita di questo tipo di estrazione è il profumo in tazza. Essendo un caffè filtro, la fragranza, la dolcezza e la complessità aromatica rappresentano il valore principe. Oltre naturalmente al gusto di chi lo beve.
Esercizio curioso anche pensare ai possibili abbinamenti, che spaziano attraverso le culture assumendo differenti e bizzarri connotati. I francesi tendono ad abbinare il caffè filtro con formaggi, anche molto stagionati. Ma il consiglio rimane quello di gustarlo in un contesto colazione, abbinato al dolce o sorseggiarlo da solo, per coglierne appieno tutte le sfumature e le note aromatiche, lasciando che il naso anticipi le papille in una nuova ed affascinante scoperta di gusto.
Dopo il bellissimo racconto di questa esperienza di estrazione e dei gesti sapienti che la rendono così particolare, si ha la sensazione di sentirlo, di percepirlo nell’aria del mattino, magari pigramente seduti al tavolo di un dehors cittadino, o in un giardino…quell’aroma netto e avvolgente che rende unico ogni risveglio e che fa sentire a casa in qualunque parte del mondo si possa essere.
Ascolta il secondo episodio del podcast Chicchi, tutti i modi di vivere il caffè, dedicato alla Chemex