I numeri di DraghiRecovery Plan, pronto il piano da 221,5 miliardi

La bozza del documento è suddivisa in 16 categorie di spesa con sei missioni generali. La voce più corposa è quella che riguarda i quasi 30 miliardi di euro destinati all’efficienza energetica e alla ristrutturazione degli edifici. A seguire, poi ci sono gli oltre 28 miliardi di euro per le ferrovie

Foto Roberto Monaldo / LaPresse

È pronto il Recovery plan del governo Draghi da 221,5 miliardi. Ai 191,5 miliardi di fondi europei che andranno impegnati entro il 2026, si aggiungono i 30 miliardi del fondo complementare nazionale che serviranno a finanziare opere infrastrutturali che potranno essere realizzate anche oltre i sei anni previsti dal Next Generation Eu.

Secondo quanto anticipato da Bloomberg, la bozza del documento (ancora in discussione) è composta da 200 pagine e 500 grafici, suddivisa in 16 categorie di spesa con sei missioni generali: digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura; “rivoluzione” verde e transizione ecologica; infrastrutture per la mobilità sostenibile; istruzione e ricerca; inclusione e coesione sociale; salute. La fetta maggiore, come previsto dalle linee guida della Commissione europea, è destinata alla transizione ecologica. Con l’obiettivo di indirizzare il 40% dei fondi al Mezzogiorno. Delle 16 categorie di spesa, la più corposa è quella che riguarda i quasi 30 miliardi di euro destinati all’efficienza energetica e alla ristrutturazione degli edifici. A seguire, poi ci sono gli oltre 28 miliardi di euro per le ferrovie.

Cinque le riforme previste: pubblica amministrazione, giustizia, fisco, semplificazione normativa e concorrenza. La crescita dell’economia dovrà servire, in particolare, a ridurre le diseguaglianze Nord-Sud, a favorire l’occupazione delle donne e quella dei giovani.

Oggi ci sarà un vertice con Draghi e i ministri tecnici più interessati al Piano nazionale di ripresa e resilienza, domani arriverà il via libera da parte del Consiglio dei ministri. Lunedì e martedì prossimi, Draghi lo illustrerà al Parlamento e poi, il 30 aprile, il piano sarà inviato alla Commissione europea. Se otterrà il primo via libera da Bruxelles, entro l’estate ci sarà l’anticipo dei primi 27 miliardi di euro (13%) da investire. Il resto arriverà in erogazioni successive semestrali che dipenderanno dall’effettiva realizzazione dei progetti.

Mancano ancora alcuni dettagli (soprattutto politici) sulla governance del Pnrr, ma è confermato che sarà affidato al ministero dell’Economia il compito di monitorare l’andamento della spesa e l’attuazione degli investimenti e delle riforme. Resta invece aperta la composizione dell’organismo, che farà capo a Palazzo Chigi e che eserciterà la supervisione politica sul piano. A parte i ministri tecnici, i partiti di maggioranza chiedono una presenza a rotazione anche dei “loro” ministri in base ai temi via via esaminati. La decisione arriverà a maggio con un decreto agganciato al piano.

Ma quella della pubblica amministrazione sarà poi la prima riforma necessaria per far funzionare il piano, e quindi arriverà anche questa con un decreto legge a cui sta lavorando il ministro Renato Brunetta. Senza una struttura efficiente, i progetti del Pnrr rischierebbero di non essere messi in pratica.

Ecco le spese del Pnrr suddivise per capitoli anticipate da Bloomberg.

Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura: 46,3 miliardi di euro

  • Digitalizzazione, innovazione e sicurezza delle pubbliche amministrazioni: 11,7 miliardi di euro
  • Digitalizzazione, ricerca e sviluppo e innovazione del sistema produttivo: 26,5 miliardi di euro
  • Turismo e cultura: 8 miliardi di euro

Transizione verde: 69,8 miliardi di euro

  • Imprese green ed economia circolare: 7 miliardi di euro
  • Transizione energetica e mobilità locale sostenibile: 18,2 miliardi di euro
  • Efficienza energetica / ristrutturazione edifici: 29,5 miliardi di euro
  • Salvaguardia della terra e delle risorse idriche: 15 miliardi di euro

Infrastrutture per la mobilità sostenibile: 31,9 miliardi di euro

  • Ferrovie: 28,3 miliardi di euro
  • Porti: 3,6 miliardi di euro

Istruzione e ricerca: 28,4 miliardi di euro

  • Migliorare accesso e ridurre disparità: 16,7 miliardi di euro
  • Agganciare la ricerca universitaria alle imprese: 11,7 miliardi di euro

Inclusione sociale: 27,6 miliardi di euro

  • Politiche per l’occupazione: 12,6 miliardi di euro
  • Infrastrutture sociali, famiglie, enti di beneficenza: 10,8 miliardi di euro
  • Coesione territoriale: 4,1 miliardi di euro

Salute: 19,7 miliardi di euro

  • Telemedicina, medicina territoriale: 7,9 miliardi di euro
  • Modernizzazione: 11,8 miliardi di euro

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