La sindaca di Roma Virginia Raggi in un colpo solo è riuscita ad allontanare lo sfidante più insidioso nel Pd, Nicola Zingaretti, e a costringere tutti i capi dei Cinque stelle a sostenerla. La sua impresa, dopo questa vittoria politica, ora sarà restare per altri cinque anni in Campidoglio.
Giorni fa, ha raccontato che forse non ripeterebbe la messa in scena con le arance da «donare» all’allora sindaco Ignazio Marino. E in un’intervista alla Stampa lo conferma: «L’esperienza di una città complessa come Roma induce a fare delle riflessioni, anche perché paradossalmente solo chi ricopre un incarico come questo, può giudicare e comprendere fino in fondo un altro sindaco. Un lavoro che si fa h 24, sette giorni su sette, telefono sempre acceso, richiesta di una risposta su qualunque tema. Tutto questo mi ha indotto a essere autocritica con me stessa. Credo di essere stata ingenerosa per la dichiarazione sulle arance, ma anche nella vicenda degli scontrini. Sono passata per due anni e mezzo attraverso un processo: è finito bene ma sono esperienze da non augurare a nessuno. Con Marino restano diversità di vedute ma il rispetto c’è ed era giusto esprimerlo».
Esclude la ricostruzione secondo cui Conte avrebbe imposto a Letta di accantonare Zingaretti, per impedire che lei passasse con Casaleggio. Ma intanto è riuscita a far uscire dal campo Nicola Zingaretti, lo sfidante più insidioso, e indurre le anime litigiose del M5s a convergere su di lei. «Il Movimento è una grande forza politica e al suo interno ha diverse sensibilità che però su progetti e progettualità si uniscono. Pensi al reddito di cittadinanza: senza avremmo avuto la stessa “pace sociale” durante il periodo Covid?», dice.
Ora, nella corsa per il Campidoglio, da una parte ci saranno Raggi, Gualtieri e Calenda e dall’altra (forse) Bertolaso. «Penso che la capitale abbia bisogno di un sindaco che pensi al bene comune e per questo chiederò ai candidati di sottoscrivere un impegno comune a candidare Roma per Expo 2030, un progetto da sottoscrivere entro poche settimane, un progetto per l’Italia: tutti insieme per rilanciare la città. Non voglio che sia un progetto targato Raggi», dice la sindaca.
Letta si è impegnato a chiedere ai propri elettori a votarla al secondo turno se fosse lei a prender un voto in più. Ma alla domanda «lei se la sente di assumere lo stesso impegno?», Raggi risponde: «Se ne parlerà al secondo turno». E poi spiega: «Allora diciamola così: io mi impegno a fare una campagna elettorale corretta. E spero che questo impegno valga per tutti gli altri».
Poi fa un appello: «Le liste civiche, che volessero appoggiarmi, possono rappresentare un buon metodo per unire attorno all’amministrazione progetti e persone che possono portare qualcosa in più».
Raggi dice che si rivolgerà «a tutti», anche agli elettori del Pd, «con un progetto trasparente. Credo che esista una grande area di cittadini stanchi di essere etichettati politicamente e tra questi ci sono anche tanti che hanno votato Marino».
Sui social in tanti la prendono in giro per la propaganda sui tanti interventi di ordinaria amministrazione. Ma soprattutto nelle aziende partecipate si sono concentrati episodi estremi: i bus in autocombustione, i rifiuti per strada, le attese nei cimiteri. Ma Raggi non si prende alcuna responsabilità: «Abbiamo trovato le partecipate in uno stato di profondo abbandono e ci abbiamo messo mano. Atac, che era sull’orlo del fallimento, ora ha i conti a posto: senza licenziare, ha ripreso ad assumere. Lo stesso per Ama: abbiamo scoperto 250 milioni di buco che risaliva al 2003. Un processo lungo ma abbiamo invertito la tendenza»
Poi annuncia i progetti di medio-lungo termine: «Roma ha bisogno di progetti di lungo respiro. Abbiamo approvato un piano della mobilità sostenibile a dieci anni, piani di rigenerazione urbana assieme a organizzazioni internazionali e con l’ordine degli architetti, un piano per chiudere l’anello ferroviario. Non serve dare una mano di bianco, vogliamo rendere la città più resiliente e più inclusiva».