È statisticamente probabile che, all’altezza dei primi anni d’università, abbiate avuto una fidanzata che vi ha tirato scemi. È statisticamente improbabile che, crescendo in una famiglia non di miliardari in lire, abbiate avuto una Vigiassa. Comunque sia andata la vostra formazione, Letizia e Francesca sono qui per evocarvela.
Letizia Moratti è, nella memoria degli italiani, molte cose. La (prima donna) presidente della Rai. La (prima e sinora unica donna) sindaco di Milano. L’amica di Vincenzo Muccioli. La Moratti di destra (quella di sinistra è la Milly, che le milanesi chiamano con articolo e vezzeggiativo pure se non l’hanno mai incrociata: non crediate che Milano non sia mitomane a modo suo, è pur sempre Italia).
Adesso, la Moratti è assessore al Welfare (qualunque cosa significhi) della Regione Lombardia, insomma è quella cui tocca dire qualcosa quando ci sono casini nelle vaccinazioni (un’evenienza invero rara).
Ma, soprattutto, la Moratti è la vostra morosa dell’università. Quella che rese la vostra vita un inferno perché non le bastava mollarvi, macché: lei voleva spiegarvi. Lei voleva dire agli amici: abbiamo deciso di comune accordo. Lei voleva che voi foste convinti che era meglio così. Lei preferiva il (vostro) strazio di settimane di analisi della sconfitta, al (proprio eventuale) fastidio di cinque minuti di senso di colpa.
Sabato, Letizia ha ufficializzato il proprio essere la vostra ex. L’ha fatto con un tweet che faceva così: «In ottemperanza al cambio di indicazioni del
@MinisteroSalute, i cittadini lombardi con meno di 60anni, che hanno ricevuto la prima dose AZ, se dopo opera di convincimento non saranno convinti di ricevere la seconda dose eterologa, potranno essere vaccinati con #vaccino AZ».
Opera di convincimento. C’è un grande romanzo, dentro «opera di convincimento», e non ne sono protagoniste solo le vostre ex: è un romanzo sociale che include tanta di quell’italianità da arrivare a contenere persino la 194.
La legge 194 è quella che regolamenta l’interruzione volontaria di gravidanza, e contestualmente prova a regolamentare la scemenza. Dice infatti la 194 – una legge dalla quale la sinistra invita a tenere «giù le mani», invece che aborrirla – che, quando vai a dire se per piacere per gentilezza perché sì ti fanno abortire, il medico è tenuto a fare due cose.
Prima ha «il compito in ogni caso, e specialmente quando la richiesta di interruzione della gravidanza sia motivata dall’incidenza delle condizioni economiche, o sociali, o familiari sulla salute della gestante, di esaminare con la donna […] le possibili soluzioni dei problemi proposti, di aiutarla a rimuovere le cause che la porterebbero alla interruzione della gravidanza […] offrendole tutti gli aiuti necessari sia durante la gravidanza sia dopo il parto».
Dopo l’opera di convincimento atta a dirti che vuoi partorire perché sei scema e vuoi comprarti dei miucci invece di spendere in pannolini, ma questa causa si può rimuovere: ti diamo dei sussidi, scemetta, purché tu non te li spenda in miucci; dopo l’opera di convincimento, potresti non essere convinta, un po’ come i lombardi che hanno fatto Astrazeneca. Allora interviene la seconda parte dell’articolo 5, l’ipotesi di non urgenza con appendice d’opera di convincimento.
«Se non viene riscontrato il caso di urgenza, al termine dell’incontro il medico del consultorio o della struttura socio-sanitaria, o il medico di fiducia, di fronte alla richiesta della donna di interrompere la gravidanza in base delle circostanze di cui all’articolo 4, le rilascia copia di un documento, firmato anche dalla donna, attestante lo stato di gravidanza e l’avvenuta richiesta, e la invita a soprassedere per sette giorni».
Rivoglio Astrazeneca. La invito a soprassedere. Sembra di sentirli. Spero che, quando questa gigantesca rottura di coglioni denominata pandemia finirà, qualcuno si prenda il disturbo d’elaborare una casistica: soprassiedono di più le sceme che non desiderano essere incinte o quei cretini di vaccinandi che la sanno lunga su che vaccino sia meglio?
(È d’altra parte difficile sbeffeggiare il ragioniere che ritiene di saperla lunga sui vaccini, nei contesti in cui chi è pagato per saperla lunga cambia idea sulla miglior gestione vaccinale una volta e mezza al giorno).
Francesca Calearo è una diciannovenne che, col nome d’arte di Madame, canta canzoni (se, come me, non ascoltate musica contemporanea: è quella che a Sanremo era scalza).
Sabato sera ha scritto un tweet per il quale è stata talmente criticata che domenica l’ha cancellato. Il tweet faceva così: «Se non hai ascoltato il disco o se non hai preso il cd o il biglietto o se non sai di che parlo, se non hai fatto NULLA per me non farmi alzare mentre mangio per una foto. Perché io sono Madame 24 h solo per chi mi usa per la musica, per il resto sono una scorbutica veneta 19 yo».
Come spesso accade agli scorbutici, persino se diciannovenni, Madame aveva ragione: quelli che le hanno risposto veementi che deve tutto al suo pubblico non hanno chiaro che il suo pubblico è quello che si compra le sue cose, mica lo sterminato popolo del «Bobo Vieri, che me lo fai un video per il compleanno di nonna?».
Madame stava cercando di rieducarvi, come la nanny di “Vestivamo alla marinara” che, imperiosa, faceva un gesto con la mano e si aspettava che i bambini uscissero all’istante dall’acqua. Ma non sa che voi siete cresciuti senza nanny, tapini, e senza disciplina: convinti di poter restare in acqua finché le dita si fanno molli, e di poter chiedere un selfie a una che sta masticando.
L’avete trattata come fosse la Vigiassa, la cameriera goffa che tentava di spacciarsi per balia e che gli stronzissimi bambini Agnelli facevano piangere facendole credere che stesse per essere licenziata. La paginetta sulla Vigiassa atterrita e sudata è forse la più crudele di quel trattato sulle classi sociali che è “Vestivamo alla marinara”. Oggi la Vigiassa cancellerebbe tweet in continuazione: niente atterrisce più le persone miti del dissenso, figuriamoci quello (percepito) di massa che rumoreggia sui social.
Oggi quasi nessuno ha il fisico delle nanny che imperiose ti facevano uscire dall’acqua e se ne fottevano di risultare antipatiche. Oggi, sul cafone che t’interrompe chiedendoti un selfie, un autografo, una dedica per nonna, puoi al massimo tentare di praticare opera di convincimento. Ovviamente vana e svogliata, giusto perché per legge devi chiedergli di soprassedere, pur sapendo benissimo che farà come gli pare: resterà in acqua se gli pare, abortirà se gli pare, si farà il vaccino che gli pare, t’interromperà la masticazione se gli pare.