Inside ChișinăuIl trionfo di Maia Sandu avvicina la Moldavia all’Europa

La presidente uscente ha ripagato il suo azzardo: la principale promotrice delle elezioni anticipate ha ottenuto la maggioranza dei seggi che le permetterà di formare un governo a sua immagine e somiglianza con il quale dare un impulso decisivo al processo riformatore nel Paese

LaPresse

Pubblicato originariamente su Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa

Domenica 11 luglio i cittadini moldavi si sono recati alle urne per eleggere il nuovo Parlamento. La loro voce è stata chiara e univoca; il Partito Azione e Solidarietà (PAS) dell’attuale presidente Maia Sandu, espressamente favorevole a un avvicinamento del paese all’UE e agli USA, ha conquistato la maggioranza assoluta dei voti (52,80%), battendo nettamente il suo principale avversario, la coalizione dei comunisti e dei socialisti (BECS) degli ex capi di stato Igor Dodon e Vladimir Voronin, che ha ottenuto soltanto il 27,17 %. Al terzo posto si è piazzato Șor, il partito che porta il nome del suo leader, l’oligarca attualmente in fuga Ilan Șor, con il 5,75%. In virtù della legge elettorale moldava, che prevede una soglia di sbarramento del 5% per i singoli partiti e del 7% per le coalizioni, le tre formazioni sopracitate saranno le uniche ad entrare in Parlamento. L’affluenza nel paese è stata del 48%. Notevole la partecipazione dei moldavi all’estero; circa 29.000 sono andati a votare nelle varie sezioni dislocate in Europa e nel mondo.

Come interpretare gli esiti della tornata? Maia Sandu è indubbiamente la vincitrice delle elezioni. È stata lei la principale promotrice del voto anticipato, e la sua strategia si è rivelata vincente. I moldavi l’hanno premiata con la maggioranza assoluta (63 seggi), il che le permetterà di formare un governo a sua immagine e somiglianza con il quale dare un impulso decisivo al processo riformatore. Con ogni probabilità, il primo vero grande impegno del nuovo esecutivo sarà la riforma della giustizia, uno dei cavalli di battaglia della Sandu, che ha fatto della lotta alla corruzione, specialmente nel settore giudiziario, uno dei suoi obiettivi programmatici. Non a caso, uno dei leader di PAS, Igor Grosu, ha dichiarato che uno dei primi atti del governo PAS sarà una capillare opera di pulizia tra i ranghi della magistratura, specialmente quella inquirente. Tra gli altri obiettivi di PAS, Grosu ha menzionato l’attrazione di fondi europei e la confisca dei beni di chi ha frodato lo stato negli ultimi anni.

È stata proprio la promessa di un generale repulisti all’interno della pubblica amministrazione, unita alle maggiori possibilità economiche garantite da un avvicinamento all’UE, a spingere i moldavi a indirizzarsi verso PAS, investendo il presidente di una responsabilità politica che adesso è suffragata anche dai numeri parlamentari. Maia Sandu ha scelto deliberatamente di non polarizzare il voto su un asse geo-politico, non presentandolo come una scelta tra un futuro europeo o nell’orbita russa. È stata la lotta alla corruzione il principale topos della sua campagna. Tuttavia, è difficile non vedere in questo voto una chiara scelta di campo dei moldavi che, pur non negando i loro legami col mondo russo, hanno fatto chiaramente intendere di volere un futuro proiettato a Occidente, se non altro per ragioni di puro calcolo economico.

Il leader del BECS, Igor Dodon, ha dichiarato lunedì in conferenza stampa che il cambiamento di maggioranza parlamentare è un segno di buon funzionamento della democrazia, e che il suo partito (il partito dei socialisti della Repubblica Moldava) si schiererà all’opposizione. L’esito del voto rappresenta un colpo durissimo per Dodon, che nel 2019 era riuscito a ottenere la maggioranza relativa. Gli scandali di corruzione che lo vedono coinvolto in prima persona sono stati decisivi nello spingere il consenso verso PAS.

Da segnalare lo scarso risultato dell’ormai famigerato AUR (Alianța pentru Unirea Românilor, Alleanza per l’Unione dei Romeni), che alle ultime elezioni parlamentari romene del dicembre 2020 ha ottenuto il 9% dei voti, presentandosi con un programma che, tra i vari punti, recava anche l’unione di Romania e Moldavia. Il partito ha anche una sezione moldava, che si è presentata al voto ottenendo però lo 0,49% dei voti, un esito che mostra come in Moldavia il nazionalismo pan-romeno abbia ormai da tempo smesso di essere un’opzione politica credibile.

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