Tunisia in bilicoIl Viminale teme il boom di migranti verso l’Italia

Potrebbero essere 15mila i tunisini pronti a lasciare il loro Paese. Gli accordi sottoscritti nei mesi scorsi da Lamorgese contro l’immigrazione illegale rischiano di saltare. Secondo il console di Tozeur, «rischiamo arrivi di massa. Il presidente Kais Saied si è preso un mese di tempo, ma trenta giorni sono anche troppi»

(AP Photo/Hedi Ayari)

Parlamento e governo esautorati dal Presidente della Repubblica. L’esercito in strada e coprifuoco per la sera. La Tunisia da due giorni è sull’orlo del baratro. E mentre si moltiplicano gli appelli internazionali alla stabilità, da Roma si teme il boom degli sbarchi sulle coste italiane.

Il console onorario di Tozeur, Vittorio D’Amico, in un’intervista al Messaggero dice: «La Tunisia risolva la crisi in tempi celeri, rischiamo arrivi di massa. Il presidente Kais Saied si è preso un mese di tempo, ma trenta giorni sono anche troppi».

Al ministero dell’Interno, si osserva quello che accade sull’altra sponda del Mediterraneo con particolare apprensione. Secondo alcune stime del Viminale – riportate dalla Stampa – potrebbero essere 15mila i tunisini pronti a lasciare il loro Paese. E comunque i trend parlano chiaro: le partenze dalla Tunisia sono in crescita da mesi. Ora però si rischia il boom. Anche perché, come ricorda il console D’Amico, «l’economia del Paese vacilla» e «non c’è lavoro».

A Roma oggi era previsto un bilaterale tra il premier Hichem Mechichi e Mario Draghi, a cui avrebbe fatto seguito un incontro con la ministra Luciana Lamorgese. Ma l’appuntamento è saltato. E ora traballano pure le discussioni intavolate dai due governi nei mesi precedenti. Lamorgese e Mechichi si erano incontrati un paio di volte a primavera. Nell’ultimo incontro, il 20 maggio scorso, la ministra italiana era accompagnata dalla commissaria europea agli Affari interni, Ylva Johansson. Al termine, le due avevano dichiarato con ottimismo: «Sono state gettate le basi di un accordo complessivo di partenariato strategico tra l’Unione europea e la Tunisia».

A questo punto, invece, al Viminale si teme che si cancellino le promesse di un maggior impegno della Guardia costiera tunisina nel frenare le partenze illegali. E che venga accantonato pure il piano di raddoppiare i voli charter per il rimpatrio dei migranti tunisini che non hanno diritto a protezione internazionale. Attualmente la Tunisia accetta al massimo 80 rimpatri a settimana. E se venisse prorogato lo stato di emergenza, forse neanche questo si farà.

Proprio questa disponibilità a fermare i flussi di migranti illegali, che Mechichi aveva concesso in cambio di un sostanzioso aiuto economico dell’Unione europea – spiega La Stampa – aveva però accentuato le spaccature nel governo e nell’opinione pubblica. Esiste infatti un pezzo di società, a cui dà molto ascolto il Capo dello Stato, Kais Saied, che ritiene inaccettabile ogni limite all’emigrazione. E ora, con la mossa di defenestrare i ministri più disponibili verso l’Occidente, oltre Mechichi anche quello della Difesa, si giocano i destini nazionali, ma anche quelli del dialogo con gli europei.

L’Italia è tra chi ha più da perdere se la Tunisia precipitasse nel caos. Per questo ieri la Farnesina ha fatto di tutto perché scattasse un coordinamento europeo «con gli altri Paesi Ue più interessati» come la Francia, la Germania e la Spagna. «È importante che questa situazione sia trattata con la massima attenzione a livello europeo», ha spiegato il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio.

X