Oggi la NadefLa ripresa aiuta i conti: 22 miliardi per la manovra

Il Consiglio dei ministri ha approvato la Nota di aggiornamento al Def con il Pil a +6% e il deficit al 9,4%. Sì alla riforma dell’Irpef e degli ammortizzatori sociali

Roberto Monaldo/LaPresse

Il 2021 meglio delle previsioni. Con il Pil che sale, e debito e deficit che scendono. E la legge di bilancio avrà a disposizione 22 miliardi per provare a consolidare il rimbalzo. Il consiglio dei ministri ha dato il via libera alla Nota di aggiornamento al Def, Nadef, che contiene i numeri dell’economia italiana. Alle 16 è prevista una conferenza stampa del presidente del Consiglio Mario Draghi e del ministro dell’Economia Daniele Franco.

Il testo è stato approvato dal governo riunito questa mattina, ma i numeri principali erano già emersi nel corso della cabina di regia di ieri. Tutti al di sopra delle previsioni di aprile, quando si parlava di un Pil a +4,5%.

Il Prodotto interno lordo, come già anticipato più volte da Draghi e Franco, rimbalza del 6% quest’anno (dopo il tonfo a -9% del 2020). Con l’indebitamento che scende: il deficit passa dall’11,8 al 9,4% e il debito pubblico dal 159,8 al 153,5%. L’accelerazione nel 2021 comporterà però una revisione al ribasso per il 2022: il Pil tendenziale sarà al 4,2% (contro il 4,8% previsto ad aprile). Ma si stima che le misure che metterà in campo il governo a partire dalla legge di bilancio alzeranno l’asticella della crescita al 4,7%.

Nella nota viene scritto che il margine di bilancio potenziale per la manovra è di circa 22 miliardi, derivante da extradeficit. A politiche invariate, secondo le stime del governo il deficit si ridurrà al 4,4% nel 2022 a fronte di un indebitamento programmatico fissato al 5,6% del Pil per l’anno prossimo. Questo comporta uno spazio di manovra di 1,2 punti di Pil, tra 21 e 22 miliardi, per finanziare nuovi interventi.

Tra i provvedimenti che il governo si prepara a rifinanziare, ci sarebbe anche il Superbonus, in scadenza al 2022 e ora prorogato al 2023. Il documento fissa già quali saranno alcune delle misure prioritarie da parte del governo. «Gli interventi di politica fiscale che il governo intende adottare determinano un rafforzamento della dinamica espansiva del Pil nell’anno in corso e nel successivo. Rilevano in particolare la conferma delle politiche invariate e il rinnovo di interventi in favore delle pmi e per la promozione dell’efficientamento energetico e dell’innovazione. Si avvia inoltre la prima fase della riforma dell’Irpef e degli ammortizzatori sociali e si prevede che l’assegno unico universale per i figli sia messo a regime», si legge nel testo.

«L’intonazione della politica di bilancio rimane espansiva nei prossimi due anni e poi diventa gradualmente più focalizzata sulla riduzione del rapporto debito/Pil», si legge nella alla Nadef a firma del ministro dell’Economia, Daniele Franco. «Ipotizzando che il grado di restrizione delle attività economiche e sociali legato al Covid-19 si vada via via riducendo», si continuerà a fare deficit in pratica «fino a quando il Pil e l’occupazione avranno recuperato non solo la caduta, ma anche la mancata crescita rispetto al livello del 2019. In base alle proiezioni si può prevedere che tale condizione sarà soddisfatta a partire dal 2024».

Ma «la completa realizzazione del Pnrr resta la grande scommessa per i prossimi anni, in un contesto mondiale che è forse il più complesso ed articolato della storia recente. È una scommessa che l’Italia può vincere con la coesione interna, il buon governo e un forte radicamento europeo».

Dal documento approvato dal Cdm emerge anche che il debito pubblico per la prima volta dopo la pandemia scende: «Il più alto livello di Pil e il minor deficit fanno anche sì che il rapporto tra debito pubblico e prodotto non salga ulteriormente quest’anno, come previsto nel Def, ma scenda invece al 153,5 per cento, dal 155,6 per cento nel 2020». E il debito continuerà a scendere anche nei prossimi anni, riducendosi nel 2022 al di sotto del 150%: 149,4% del Pil il prossimo anno, 147,6% nel 2023 e 146,1% nel 2024.

Uno degli obiettivi è di «ricondurre il rapporto debito/Pil al livello precrisi (134,3 per cento) entro il 2030». Nello scenario programmatico, la crescita del Pil sarà poi del 2,8% nel 2023 e 1,9% nel 2024.

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