I lavoratori del settore privato che non hanno il Green pass saranno assenti ingiustificati. Resteranno a casa senza stipendio, ma non potranno essere sanzionati o licenziati. Eppure potrebbero essere chiamati a risarcire i danni eventualmente causati all’impresa dal loro comportamento. L’indicazione – secondo quanto riporta il Messaggero – emerge dalle circolari operative inviate dalla Confindustria a tutti gli associati in vista dell’introduzione dell’obbligo di Green pass nel mondo del lavoro che scatterà venerdì prossimo.
«L’obbligo del Green Pass in corso di validità», scrive l’associazione degli industriali, «è essenziale per evitare il blocco delle attività: il mancato possesso del certificato valido», si legge ancora nel documento, «rischia di incidere sulla vita aziendale, oltre che sulla posizione dei singoli lavoratori. È evidente che ogni comportamento che dovesse recare danno all’impresa, ricadendo negativamente sull’organizzazione o sulla possibilità per l’azienda di far fronte ai propri obblighi contrattuali, legittima in ogni caso la reazione aziendale sul piano della richiesta del risarcimento dei danni». Insomma, il dipendente non potrà essere sanzionato o licenziato, ma se cagionerà un danno all’organizzazione aziendale sarà tenuto a risarcirlo.
Nelle circolari di Confindustria vengono anche citati una serie di esempi nei quali la mancanza del Green pass potrebbe causare dei problemi all’impresa. Come per esempio l’assenza di quei lavoratori che operano nella sicurezza degli impianti, dall’antincendio alla gestione dell’emergenza, che potrebbe creare il blocco di interi reparti produttivi. O ancora, l’assenza di manodopera altamente specializzata che potrebbe causare ritardi nella consegna delle commesse con la conseguenza per l’impresa di dover pagare pesanti penali. E ancora, i lavoratori che devono essere inviati in trasferta ma che per la mancanza del Green Pass non possono partire. Oppure negli appalti, quei dipendenti assunti per uno specifico progetto.
Il concetto viene ribadito anche nei documenti informativi per i dipendenti. Dopo aver chiarito che il lavoratore non si può licenziare, viene precisato comunque che «l’azienda si riserva di valutare le eventuali conseguenze negative delle scelte personali sull’organizzazione del lavoro e sull’attività produttiva».
I lavoratori, inoltre, dovranno comunicare settimanalmente in anticipo ai propri responsabili gli eventuali periodi in cui non saranno in possesso del Green pass. «Il possesso del Green pass valido o la sua mancanza», si legge nel documento di Confindustria, «possono incidere profondamente sulle scelte organizzative dell’azienda. Per organizzare e programmare adeguatamente e tempestivamente le attività produttive», spiega la circolare, «invitiamo tutti i lavoratori a comunicare settimanalmente al proprio responsabile tramite e-mail (e salvo ipotesi organizzative particolari che richiedono un maggior preavviso e che saranno preventivamente indicate, es. trasferte) eventuali periodi nei quali non saranno in possesso del Green pass».
Chi non effettuerà la comunicazione verrà considerato in possesso del certificato verde. Se dopo la verifica il dipendente risulterà non in possesso del Green pass, scatteranno le sanzioni previste dalla legge. Il lavoratore sarà quindi passibile di una sanzione amministrativa da 600 a 1.500 euro, oltre alla perdita della retribuzione per il periodo in cui non viene prodotto un certificato valido e alle sanzioni disciplinari.
I numeri dei lavoratori No Pass
Numeri ufficiali non ce ne sono e le cifre sui lavoratori senza Green Pass sono frutto di stime che possono variare.
Repubblica parla di un totale di 3 milioni di lavoratori sprovvisti del certificato, che da venerdì dovrebbero fare il tampone ogni 48 ore. Di questi, 2,5 milioni sono dipendenti: 344mila nel pubblico e 2,2 milioni nel privato. A cui si aggiungono 740mila autonomi. Il Sole 24 Ore scrive che sono 2,5 milioni i lavoratori che non si sono vaccinati, di cui 250mila nel pubblico.