E se le macchine auto-guidanti fossero le nuove macchine volanti? Insomma, da quanti decenni è che aspettiamo l’avvento delle auto volanti? In ogni visione del futuro c’è un veicolo simile, eppure il traffico nelle nostre città è ancora terreno e fumoso. Un’attesa vana che ricorda per certi aspetti quella, più attuale, di una tecnologia in grado di rendere le nostre macchine indipendenti.
Ha cominciato Google nel 2009, sviluppando un’auto in grado di guidarsi da sola (circa), usando potenti telecamere e computer. Era uno dei tanti progetti del leggendario laboratorio Google X, che ora continua con Waymo, la divisione dell’azienda dedicata a questa tecnologia. Da allora le cose sono cambiate, la guida assistita è ormai un optional diffuso e molte aziende stanno investendo nel settore. Ma di auto davvero self-driving non c’è ancora traccia, al netto di qualche prototipo.
Una promessa enorme che è sempre più difficile mantenere. Qualche giorno fa una tv di San Francisco ha pubblicato un servizio su una stradina a senso unico della città che, per qualche motivo, viene visitata dalle macchine auto-guidanti di Waymo «ogni cinque minuti». Come ipnotizzate – o richiamate da un misterioso totem – queste meraviglie della tecnica arrivano in questa stradina del Richmond District, per poi fare una manovra lenta e imbarazzante, e tornare indietro.
Siamo di fronte a un caso particolare di uncanny valley, quel senso di inquietudine che proviamo quando un oggetto molto realistico e “umano” tradisce improvvisamente la sua natura artificiale. Pensate a una maschera, o al volto di un robot umanoide dai tratti umani: cose che sono umane, ma non del tutto, non abbastanza. Ecco, succede anche in questo caso, con queste macchine bianche sembrano guidate da un famigerato anziano con cappello, e invece è solamente Google.
La sperimentazione di Waymo a San Francisco è attiva dallo scorso agosto e ogni vettura è dotata di un driver, un umano pronto a intervenire in caso di assoluta necessità. Secondo quanto riferito dalla Cbs locale, nemmeno loro sanno il perché di questa preferenza delle auto per la stradina cieca: «Sono programmate così». Un incidente, quello di questo cul de sac, che fa tornare in mente un’opera di James Bridle, artista inglese che nel 2017 intrappolò una macchina auto-guidante tracciando delle linee che nella “lingua” del sistema equivalgono a uno stop.
Insomma, la guida autonoma è complicata. Forse più di far volare un’auto. I prototipi esistono e funzionano, si orientano nel traffico, ma sono ancora sensibili alle infinite variabili del traffico cittadino: pedoni, svolte improvvise, cartelli poco chiari. Persino Tesla ha dovuto rendersene conto, con il suo Ceo Elon Musk che da anni promette vetture magiche, per scontrarsi trimestre dopo trimestre con l’amara realtà. Lo scorso luglio Musk lo ha addirittura ammesso: «Le macchine auto-guidanti sono difficili», più del previsto.
Certo, questo non ha fermato Tesla dal vendere il suo pacchetto Full Self Driving, l’ottima guida assistita dell’azienda che agli occhi di molti adepti è già guida autonoma, pur non essendo né Full né Self-Driving. Per quello ci vorrà ancora tempo. E poi altro tempo. Nel frattempo, comunque, il progresso continua a marciare, anche se al momento sembra essersi incastrato: sta facendo manovra in una stradina di San Francisco.