Il leader dei Liberali tedeschi Christian Lindner ha rilasciato a Repubblica la prima intervista italiana da quando è stato nominato ministro delle Finanze della Germania nel governo guidato da Olaf Scholz.
Conosciuto come un «falco», Lindner illustra la sua posizione in vista della discussione europea sul Patto di stabilità. Il suo ragionamento è che bisogna ridurre i debiti pubblici, anche per non legare le mani alla Bce. Anche se il Patto può migliorare: bisogna «ritagliarsi i margini per investire nel futuro economico», dice, e trovare gli spazi per gli investimenti necessari per garantire alla Ue la transizione ecologica e digitale.
«È importante che il debito pubblico dei partner Ue resti nel suo insieme sostenibile», spiega. «Le Banche centrali devono avere la possibilità di reagire in maniera adeguata agli scenari inflazionistici. L’obiettivo deve restare quello, d’un lato, di riportare il debito a livelli sostenibili, se paragonato con le capacità economiche. Dall’altro bisogna ritagliarsi i margini per investire nel futuro economico. E qui vedo un potenziale enorme nel Next Generation Eu. L’Italia riceverà 200 miliardi di euro. Si tratta di concentrarli in modo sensato in investimenti che ne migliorino la competitività e la crescita. L’Italia ha un enorme potenziale economico. È uno dei principali partner commerciali della Germania. E vanta aziende impressionanti e di rango mondiale. È un Paese che può irrobustire i suoi punti di forza e non deve temere il Patto di stabilità».
E rispetto alla proposta di Draghi e Macron di lasciare a ogni Paese la possibilità di negoziare autonomamente il taglio del debito con Bruxelles, risponde: «Non penso che la messa in comune dei rischi e l’ammorbidimento delle regole comuni ci facciano fare progressi. Però, certo, bisognerà trovare il modo di migliorare il Patto di stabilità facendo in modo che l’abbattimento dei debiti non tolga margini agli investimenti in tecnologie avanzate, tutela ambientale e altre importanti priorità».
Lindner sa che la trasformazione verde pone enormi sfide alla Ue. E risponde così: «Le nostre scelte in Germania lasciano intuire la nostra filosofia di fondo. La strategia fiscale del nuovo governo ha due facce. D’un lato abbiamo trasferito 60 miliardi di euro di risorse aggiuntive stanziate in pandemia in un fondo per l’ambiente e la transizione. Da questo fondo investiamo in modo mirato nella tutela del clima. Non sono soldi da spendere per le pensioni, per altre spese correnti o per la redistribuzione, bensì per la rete dell’idrogeno, la decarbonizzazione dell’industria o il freno ai rincari energetici. Però dall’anno prossimo torneremo ai vincoli fiscali che ci impone la nostra Costituzione, con un limite molto stringente per il bilancio annuale. Ecco la nostra strategia duplice: spese mirate per investimenti, ma sulla redistribuzione, sulla spesa corrente e sulla spesa sociale devono valere severi vincoli fiscali».
Ma l’idea di ripetere l’esperienza del Next Generation Eu non è immaginabile. «È stato una risposta singola a un singolo evento», dice.
Altra questione: l’Unione bancaria da completare. Ma come vanno considerati i titoli di Stato? La Germania ha proposto in passato di limitarli nei bilanci delle banche o di non considerarli più neutrali. «Dobbiamo capire come valutare le banche che hanno una quota particolarmente alta di titoli di Stato nei loro bilanci», risponde. «Perché il rischio è che debiti privati e pubblici si mescolino e che i rischi legati ai debiti pubblici si trasferiscano sul settore finanziario di un altro Paese».
«Non sono ideologico», dice Lindner. «Ma ho idee ordoliberali e mi vedo in una certa continuità nel rappresentare gli interessi del mio Paese. Però credo anche che gli interessi e i valori della Germania siano assolutamente conciliabili con gli interessi comuni europei. Dobbiamo orientarci in base agli obiettivi della competitività, dell’orientamento verso il futuro, ma dobbiamo pensare anche all’equità intergenerazionale. È una sfida, ma è realizzabile».
E sulla crisi ucraina, spiega: «Non penso che il cancelliere Scholz si stia mostrando debole rispetto alla Russia. Anche con Angela Merkel non abbiamo fornito armi all’Ucraina». Poi spiega: «Stiamo ancora elaborando una posizione. Ed è indispensabile che ci sbrighiamo. E io troverei assolutamente giusto se la Bundeswehr potesse addestrare in Germania ufficiali e personale dell’esercito dell’Ucraina. Potrebbe essere il nostro contributo in termini di aiuti militari. È una forma di cooperazione che abbiamo già adottato con dozzine di Paesi nel mondo».