Come diceva il poeta? «Qui li voglio vedere». I pacifisti. Voglio vedere i pacifisti qui dove si discute del carattere possibilmente involontario delle bombe sugli ospedali. Voglio vederli qui dove per doverosa equanimità, non per denunciarne l’oscenità, si riporta l’agenzia russa secondo cui quello era un covo di nazisti. Voglio vedere qui i pacifisti, qui dove le notizie degli stupri sono coperte dalla giornalista che dice «se fosse vero… ma c’è tanta disinformazione».
Qui li voglio vedere, mentre si discute di Volodymyr Zelensky (è testuale anche questa) che «deve farla finita subito con una guerra che non può raggiungere l’obiettivo per cui è partita». La guerra. Di Zelensky. Che non può raggiungere l’obiettivo da cui è partita. La guerra partita da Zelensky.
Ma non li vedo qui, i pacifisti. Non li vedo qui a denunciare quella vomitevole propaganda. Li vedo semmai lì, tra quelli che la alimentano: o lì, direttamente, ad alimentarla.
Voglio vederli qui, mentre si fa retorica sul culo al caldo di chi difende il diritto degli ucraini di difendersi, e reclama il dovere degli europei di aiutarli, quando evidentemente non ha il culo al caldo chi rinnega quel diritto e intralcia quel dovere con le belle manifestazioni rivolte a dare il nome di pace alla vittoria dell’aguzzino.
Ma io non li vedo. Io vedo che continuano a dire tante cose, a farne altrettante, senza tuttavia dire che quello schifo non gli appartiene e che anzi lo avversano; senza fare quel che dovrebbero, se volessero perseverare nella decenza anziché nella complicità con quell’immonda contraffazione: e cioè farla finita con chi dice che chi subisce la guerra deve farla finita con la guerra che gli ha fatto l’altro.
Non so se potrebbero continuare a essere pacifisti se cominciassero a dire e fare le cose che servono innanzitutto, e cioè dire che quelle cose non si possono dire: e fare in modo non dico che non siano più dette, che è impossibile, ma almeno che non siano dette piombando nell’assoluto silenzio pacifista che le legittima.
Poi parliamo di guerra: se è la guerra di chi l’ha fatta e sempre più atrocemente la perpetua. Poi parliamo di pace: se non è la pace fondata sul potere dell’aggressore di annichilirla. Poi parliamo di pacifismo: se è quello che non fa la guerra alla verità; se non è quello che fa pace con la menzogna.