Missione AlgeriaMario Draghi ad Algeri per sostituire il gas russo

Con il premier, ci saranno anche Di Maio e Cingolani. Sarà firmata con il Paese africano un accordo che porterà 9 miliardi di metri cubi in più di metano all’Italia. È la tappa principale del progetto di riduzione della dipendenza energetica da Mosca, che riguarda anche altri sei Stati, dal Congo al Qatar

Foto Roberto Monaldo / LaPresse

Per liberarsi dalla dipendenza dal gas importato dalla Russia, l’Italia ha scelto una strategia di diversificazione dei Paesi fornitori. Per il presidente del Consiglio, Mario Draghi, la prima tappa di questa strategia è Algeri, capitale dell’Algeria, dove arriva oggi con il ministro degli Esteri Luigi Di Maio per incontrare il presidente Abdelmadjid Tebboune con l’obiettivo di siglare un accordo che porterà in Italia almeno 9 miliardi di metri cubi di gas algerino in più. E in tempi molto brevi.

Si tratta di un accordo intergovernativo sul gas che va oltre l’impegno generico del Paese africano ad aumentare i flussi verso l’Italia. I dettagli li negozierà l’Eni nelle prossime settimane, ma sono stati già abbozzati la dimensione, la composizione e i tempi della quota aggiuntiva che transiterà dal gasdotto Transmed, che da Capo Bon, in Tunisia, arriva a Mazara del Vallo attraversando il canale di Sicilia.

La fornitura di 9 miliardi di metri cubi in più di gas dall’Algeria, nelle stime dell’amministratore delegato di Eni Claudio Descalzi, potrebbe arrivare anche a 11 miliardi aggiuntivi se sommato al gas che arriva anche dalla Libia. L’Algeria insomma passerà dagli attuali 20 miliardi a oltre 30 di forniture. E il gas algerino sarà disponibile nel breve periodo, già il prossimo autunno/inverno. Questa è la novità importante, soprattutto nell’ottica di allontanarsi da Mosca il prima possibile.

Entro la fine del mese Draghi farà altre tappe in Africa, in Congo, Mozambico e Angola. Stati che assieme a Nigeria, Qatar, Egitto, Indonesia e Azerbaigian completano la strategia di diversificazione delle fonti energetiche definita dopo la guerra dall’Italia, che in un paio di anni dovrebbe portare il nostro Paese ad avere dipendenza zero dalla Russia.

Insieme a Draghi e Di Mai,o sarà ad Algeri anche il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani, ma i veri protagonisti dell’accordo saranno l’Eni e l’azienda di Stato algerina, la Sonatrach. Il trasporto quotidiano da Algeri alle coste italiane potrebbe salire dai 60 di adesso ai 110 milioni di metri cubi. Draghi e Tebboune firmeranno anche un piano di investimenti comuni su progetti di energie rinnovabili.

Intanto, l’8 aprile l’Azerbaijan ha concordato il trasferimento di un miliardo e mezzo di metri cubi di gas in più, che porta il totale della fornitura all’Italia a 10,5 miliardi. Nelle scorse settimane, Draghi ha contattato anche l’emiro del Qatar Al Thani sempre nell’ottica di rafforzare l’approvvigionamento di gas.

Il ministro degli Esteri Di Maio ieri ha parlato di «Paesi che si sono detti disponibili ad aumentare le forniture energetiche all’Italia» e che renderanno l’Italia «un Paese più indipendente dai ricatti». E le sue parole hanno provocato la reazione di Mosca: «Di Maio – scrive su Telegram la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova – ha fatto confusione, come sempre. Non è la Russia che ricatta l’Unione europea con le forniture di gas, è l’Unione europea che ricatta la Russia con sanzioni e minacce di nuove restrizioni, rafforzando le forze armate dei suoi Paesi lungo il perimetro dei confini russi e fornendo armi di ogni tipo all’Ucraina».

Immediata la controreplica, affidata al portavoce di Di Maio, Giuseppe Marici: «Il vero e unico ricatto è chiedere il pagamento in rubli di contratti di gas già in corso, e quella russa è chiaramente una richiesta inaccettabile. L’Italia, per evitare di affrontare eventuali crisi derivanti da queste condizioni irricevibili, sta agendo per diversificare le fonti di approvvigionamento».

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