L’annunciato, ed ennesimo, ampliamento del golden power è alle porte. Secondo le notizia di stampa, la “mediazione” condotta da Palazzo Chigi prevede di estendere i poteri speciali del governo a tutte le procedure per affidare le concessioni nei settori dell’energia, dei trasporti e delle telecomunicazioni, con un riferimento esplicito al caso dell’idroelettrico.
Del tema ci siamo occupati più volte in passato.
C’è, però, una sfumatura che vale la pena evidenziare. La preoccupazione dell’esecutivo e della maggioranza sembra riguarda il rischio che i grandi bacini idroelettrici finiscano in mani estere. Fingiamo che tale timore abbia un fondamento, e che dunque vi sia un pericolo concreto e attuale che lo straniero scappi con le nostre dighe. Il fatto è che le tanto temute gare, al momento, non sono affatto previste. Anzi: la Commissione europea ha (temporaneamente?) accantonato la procedura di infrazione che da anni pendeva sul nostro paese.
E allora, di cosa stiamo parlando? Il riferimento è a una norma prevista dal ddl concorrenza, da mesi impantanato presso la Commissione Industria del Senato, che prevede appunto l’affidamento delle concessioni idroelettriche attraverso procedure a evidenza pubblica. In sostanza, il governo propone di portare finalmente un po’ di concorrenza nella gestione di questi asset, e immediatamente disegna la via d’uscita per depotenziare le gare stesse. Il bello è che l’incoerenza non è incidentale: è del tutto voluta. Scrive Repubblica, dando conto della notizia: «Inserire la norma [sul golden power] nella legge sulla concorrenza avrebbe generato una contraddizione: liberalizzare e al tempo stesso porre le gare sotto “tutela”. Ecco perché il governo interviene altrove, nel decreto taglia-prezzi di fine marzo».
Un occhio ingenuo si limiterebbe a rilevare l’ipocrisia del governo. Uno sguardo meno disincantato, però, noterà un altro fatto: l’allargamento del golden power arriva immediatamente e per decreto. Le gare, peraltro azzoppate, arriveranno se e quando il ddl concorrenza sarà approvato. Insomma: lo statalismo subito, la liberalizzazione oggi no, domani forse e probabilmente neanche dopodomani.