La commissione d’inchiesta della Camera dei Rappresentanti americana sull’assalto al Congresso del 6 gennaio 2021 ha avviato nella notte italiana la prima di una serie di udienze pubbliche, andata in onda in prima serata tv. Il presidente Bennie Thompson, democratico, e la vicepresidente Liz Cheney, repubblicana, hanno sostenuto che l’allora presidente Donald Trump ha avuto un ruolo centrale nella cospirazione per cercare di ribaltare i risultati delle elezioni presidenziali. E a sostegno di questa tesi, sono stati presentati diversi video che mettono in luce le posizioni dei più stretti alleati di Trump, tra cui anche la figlia Ivanka, contrari alle affermazioni riguardanti le elezioni truccate.
Bennie Thompson ha ricordato «le bugie che hanno portato all’insurrezione» e «messo la democrazia americana in pericolo», definendo il 6 gennaio come un «tentato golpe». Ma è stata soprattutto la repubblicana Liz Cheney, rivale numero uno di Trump, ad attaccare l’ex presidente. Passando tra immagini, tweet, deposizioni e citazioni, Cheney ha unito i puntini di quanto accaduto quel giorno evidenziando – spiega La Stampa – come l’ex presidente abbia di fatto «acceso la fiamma dell’attacco».
Cheney ha spiegato come anche i fedelissimi di Trump – a partire dell’Attorney General William Barr – gli avessero detto di «non credere che le elezioni fossero state rubate». Barr ha detto alla Commissione di non aver avuto alcuna prova di frodi nelle elezioni del 2020 e per tre volte l’aveva detto a Trump. I frammenti della sua deposizione sono stati trasmessi in diretta. Così come è apparso un breve filmato della deposizione di Ivanka Trump, la figlia del tycoon, che ha detto di avere «rispetto per Barr».
Un secondo aspetto emerso è che «l’assenza» di Trump nelle ore dell’insurrezione. Nonostante le telefonate degli alleati perché facesse un appello alla gente affinché tornasse a casa, Trump si è eclissato per ore. In quelle ore interminabili l’America si è trovata «senza presidente», è l’accusa.
Il terzo elemento è il ruolo che Trump avrebbe avuto nel pianificare e organizzare la rivolta. La Commissione ha portato delle prove che mostrano – anche attraverso i tweet – come Trump sin dall’inizio avesse aizzato i gruppi a lui più vicini, spingendoli ad agire «contro le elezioni rubate”».
In questo contesto è stato interessante la deposizione di un giornalista infiltrato che ha detto di essere stato insieme ai Proud Boys lungo il Mall e fuori da Capitol Hill dove in 250-300 si erano assembrati a metà mattina, ben prima che da un’altra parte della città – non lontano comunque – Trump tenesse il suo comizio. Il fatto che questi gruppi abbiano totalmente ignorato il discorso di Trump e si siano radunati al Campidoglio lascia sospettare che la regia di quanto accaduto fosse stata preparata anzitempo.
Nell’aula della Camera e in diretta tv ha parlato poi un’agente della polizia rimasta ferita. La donna si era resa rapidamente conto che le persone che stava affrontando erano ben motivate e aveva chiesto rinforzi. Rinforzi che però arrivarono tardi e furono comunque insufficienti. Trump infatti aveva impedito alla Guardia nazionale di mobilitarsi.
Ci saranno altri appuntamenti televisivi, il primo già lunedì. Ma per Donald Trump quello del 6 gennaio è stato il «più grande movimento della storia del Paese nel nome del Make America Great Again».