Il governo non è a rischio. Il 21 giugno non succederà nulla. E Conte e Salvini stanno solo facendo campagna elettorale. Il leader di Azione Carlo Calenda, piuttosto, guarda alle politiche e alla costruzione di un terzo polo.
«Abbiamo iniziato con Più Europa, collaboriamo con molte liste civiche e oggi abbiamo duemila amministratori locali», spiega al Corriere. «È un polo del pragmatismo e del buongoverno che lavorerà per spezzare il bi-populismo, cioè per evitare che vinca una delle due coalizioni. Sinistra e destra non sono in grado di governare perché non la pensano nello stesso modo neanche sulla politica estera. Perciò bisogna fare in modo di arrivare a un governo di larghe intese tra partiti europeisti e democratici».
Un obiettivo ambizioso. Per cui, secondo Calenda, «questo polo deve prendere almeno l’8%. Da quella percentuale in su è in grado, non di fare l’ago della bilancia, cioè di andare a destra o a sinistra a seconda di chi offre di più, ma di costringere il Pd, Forza Italia e la Lega di Giorgetti a continuare con l’esperienza di governo di Draghi perché altrimenti il Paese tra inflazione e Pnrr che non si realizza va a sbattere».
Il problema è che difficilmente il Pd si sgancerà dai Cinque Stelle. «L’ho sperimentato nelle Amministrative: loro dove è possibile preferiscono sempre l’alleanza con il M5S perché hanno una base che è stata convinta che Conte sia un leader progressista, tant’è che nei sondaggi gli stessi elettori del Pd preferiscono lui a Letta come premier», spiega Calenda. «Questo è il disastro compiuto da Franceschini, Zingaretti e Bettini e che purtroppo Letta si trova a ereditare».
In questo centro, Calenda pensa che possano entrare anche quelle che definisce «persone ragionevoli» di Forza Italia, Lega e Pd «stanche di essere imprigionate con i populisti».
«Noi siamo aperti», dice. «Però al momento non si muovono né i riformisti del Pd ,né l’ala filoministeriale della Lega e di Forza Italia. Si limitano a fare un po’ di fronda. È mancanza di coraggio, però dobbiamo rispettare questa posizione e andare avanti con chi ci sta».
E Italia viva? «Io penso che Italia viva abbia il nostro posizionamento su molti temi», risponde Calenda. «Sarebbe del tutto logico lavorare con loro tuttavia ci sono due problemi preliminari. Italia Viva per queste Amministrative spesso e volentieri si è alleata con Fratelli d’Italia o con il M5S ed è un atteggiamento per noi del tutto inaccettabile. Quindi il primo problema è di linea politica: devono decidere. Ma vedo che nell’intervista al Corriere Renzi è ancora estremamente poco chiaro su questo. A mio avviso sta cercando un accordo con il Pd. Se così non è, noi siamo disponibilissimi. Del resto, sono settimane che dico a Renzi “incontriamoci, fammi che capire che vuole fare Iv”, però per il momento non c’è stata alcuna risposta».
Il secondo problema? «Renzi lo conosce: io non ritengo che si possa fare contemporaneamente politica e business quindi anche su questo deve fare chiarezza», risponde Calenda. «Ma se Renzi vuole fare politica e Iv ha una linea di indipendenza dal Pd, senza puntare a fare l’ago della bilancia, per accordarsi con l’uno o con l’altro a seconda delle probabilità di vincere, noi siamo pronti a sederci e a discutere».