Grazie al cielo, e grazie soprattutto a Mario Draghi, il titolo di apertura scelto ieri dalla Stampa, «L’Europa da Zelensky: “Adesso tratti con Putin”», si è dimostrato quanto meno azzardato, oltre che in rotta di collisione logica con il sommario, dedicato alle parole non particolarmente dialoganti pronunciate da Dmitry Medvedev: «Entro due anni l’Ucraina non esisterà più».
È una buona notizia per l’Europa, che attraverso la missione a Kiev del presidente del Consiglio italiano, del cancelliere tedesco Olaf Scholz e del presidente francese Emmanuel Macron ha dato un’insperata prova di esistenza in vita. È una buona notizia per l’Ucraina, che aveva bisogno di un segnale chiaro di sostegno politico e lo ha ricevuto, in particolare sullo status di paese candidato all’ingresso nell’Unione europea (posizione su cui è stato Draghi a condurre i partner). Ed è una buona notizia anche per noi cittadini italiani ed europei, perché, obiettivamente, assistere allo spettacolo prefigurato da quel titolo della Stampa, vedere cioè i nostri capi di governo precipitarsi a Kiev per spingere Volodymyr Zelensky a inginocchiarsi di fronte a chi dichiara senza mezzi termini di voler spazzare via il suo paese dalla carta geografica, sarebbe stato davvero troppo. Persino per noi italiani.
Il messaggio venuto dal viaggio dei tre principali leader dell’Unione europea a Kiev, dall’incontro con Zelensky e dalla loro conferenza stampa congiunta sarà magari contraddetto domani o dopodomani da nuovi passi indietro, dichiarazioni equivoche o equivocabili, passi falsi e furbizie di questo o quel governo. Ma resta, oggi, un messaggio netto, forte e chiaro, di cui c’era estremo bisogno, che sgombra il campo da tante speculazioni e da troppe manipolazioni. Lo dimostra proprio la virulenza delle parole di Medvedev (sempre lui): «Ai fan europei di rane, salsicce di fegato e spaghetti piace visitare Kiev…». E lo dimostra l’immediata decisione russa di tagliare le forniture di gas all’Europa. La prova migliore del fatto che non si è trattato di semplici chiacchiere.
Italia, Germania e Francia hanno detto chiaramente che sulla pace sarà l’Ucraina a decidere e si sono dichiarate favorevoli alla sua richiesta di ottenere lo status di paese candidato all’ingresso nell’Ue, dando prova di una fermezza e di un’unità su cui in pochi avrebbero scommesso (anche tra quelli in buona fede, intendo). In attesa di portare Kiev in Europa, Draghi ha portato l’Europa a Kiev. Slava Ue.
Non è poco e non era affatto scontato, mentre le notizie su fosse comuni, torture e deportazioni si moltiplicano, trovando al tempo stesso un’opinione pubblica sempre più stanca, e ben poche autorità morali capaci di scuoterci dal nostro torpore.
Nel buio di questi mesi, la giornata di ieri ci offre dunque un raggio di luce, suggellato in qualche modo dal surreale commento che sul vertice di Kiev ha pronunciato Giuseppe Conte («una missione che il Movimento 5 stelle ha fortemente auspicato»), regalandoci almeno un istante d’inattesa allegria, assieme alla consapevolezza del pericolo che abbiamo scampato.