Fissare un tetto al prezzo del gas solo per le importazioni che vengono dalla Russia. Con una soglia massima tra gli 80 e 90 euro a megawattora. L’Unione europea – scrive Repubblica – tenta la contromossa dopo la riduzione delle forniture degli ultimi giorni da parte della Russia, in particolare contro Italia e Germania. Un nuovo meccanismo contro i ricatti di Mosca, che dovrebbe essere presentato dalla Commissione europea la prossima settimana.
Quindi, almeno formalmente, non sarà oggetto di discussione al Consiglio europeo di giovedì prossimo. Ma inevitabilmente la questione sarà sul tavolo dei leader.
Il progetto ha preso forma la scorsa settimana. Proprio nei giorni in cui Gazprom ha tagliato le forniture – fino a dimezzarle – verso la Germania e l’Italia. A quel punto è scattato l’allarme rosso. Tanto che il governo italiano ha comunicato in via preventiva l’intenzione di alzare il livello di attenzione passando dall’”Early Warning” all’”Alert”, ossia il secondo di tre gradini. Una scelta che, se formalizzata, comporterà il razionamento del gas per alcuni clienti “industriali” e una prima forma di “solidarietà energetica” tra i partner europei.
L’accelerazione della Commissione, dunque, si basa su quella che viene giudicata una “bugia” del Cremlino: ossia che la riduzione del flusso di gas sia stata determinata dal guasto di un elemento di compressione nel gasdotto principale. Secondo Bruxelles, invece, si tratta di un doloso tentativo di manipolare il prezzo del gas. Il motivo è che questi fantomatici “guasti” si sono sistematicamente verificati quando il prezzo del gas sulla borsa di Amsterdam è sceso fino a quota 80 euro. Come è capitato nella prima settimana di giugno. Mosca interverrebbe scientificamente per tenere il prezzo alto.
La scelta allora è proprio di prendere in considerazione il “floor”, il “pavimento”, scelto da Mosca e trasformarlo in un “tetto”. L’idea è di limitare questo provvedimento solo al metano che viene trasportato dalle condotte russe. Verrebbero escluse invece le altre importazioni, anche quelle di gas liquido che è comunque minoritario.
Questa opzione allo studio non richiede una concertazione con i partner internazionali, che presenterebbe delle complicazioni pratiche e logistiche che possono ritardare troppo i tempi. E soprattutto non penalizza gli altri fornitori che in questa fase si stanno comportando lealmente con gli acquirenti europei. Compromettere i rapporti con chi continua a fornire gas, anzi lo aumenta, sarebbe infatti un’azione autolesionistica.
Ma quando arriverà la proposta della Commissione, il vero tema su cui si dovranno confrontare i governi sarà: possiamo correre il rischio che il Cremlino chiuda del tutto i rubinetti? Per molti, a cominciare dall’Italia, sì. Semplicemente perché quel rubinetto è già mezzo chiuso.