Noto è cittadina posta all’estremo sud della costa jonica siciliana. Da qualche anno questo centro barocco riscuote un altissimo gradimento tra turisti provenienti da ogni parte del pianeta. La nuova fama di Noto vale assai più di quella solitamente attribuita a una semplice tappa da grand tour. Qui francesi e olandesi, milanesi e bolognesi quest’anno (inspiegabilmente anche residente degli Emirati) hanno deciso di costruire o ristrutturare seconde case, sia all’interno dello spazio urbano che nei dintorni, per farne ville sopra le colline che degradano verso Avola o vigneti nella pianura antistante in direzione Pachino.
Oltre che per le sue celebrate costruzioni in stile barocco Noto è famosa per il mare che sta ai suoi piedi, un pezzo di costa che grazie all’osai orienta di Marzamemi voluta dal WWF ha conservato un fascino che ha pochi paragoni altrove.
Si capisce allora perché al Museo Civico di Noto è stata avviata un’esposizione dove oltre trenta artisti riflettono sullo stato attuale del Mediterraneo, da qualche tempo sottoposto a stress ambientali che non hanno precedenti nella sua storia.
Il Mediterraneo è attualmente percorso da rotte di ogni tipo: commerciali quelle che dalla Cina attraverso il Canale di Suez – oggi raddoppiato – raggiungono il porto di Rotterdam; schiavistiche quelle che da Tunisi rovesciano migranti sulle spiagge di Lampedusa o dell’estremo sud della Sicilia; da qualche tempo anche militari, quelle che attraverso Gibilterra raggiungono lo stretto dei Dardanelli per raggiungere il Mar Nero che bagna tanto l’Ucraina che la Russia.
Sappiamo che tutti i mari – e il Mediterraneo non fa eccezione – sono sfregiati dalle reti da pesca abbandonate in quantità spaventose sul suo fondo, sono pizzicati da ancoraggi senza vergogna, assediati dalla plastica e da sostanze chimiche provenienti degli allevamenti e dell’agricoltura intensiva.
Di bellezza e di terrore parlano in Acque chiare / Acque scure le tele di Fabio Sciortino, Giovanni Viola e Ignazio Cusimano Schifano. Di uomini e donne in movimento raccontano le sculture di Filippo La Vaccara, le fotografie di Francesco Bellina e le tele di Giovanni Iudice. Della poco avvertita densità umana che si riversa sui litorali marittimi durane l’estate narrano le foto di Federico Baronello, gli acrilici di Wiliam Marc Zanghi e Alice Valenti. Oniriche, sospese tra sogno e incubo appaiono invece le immagini di Fulvio Di Piazza, Vanni Cuoghi, Alfonso Leto o Toti Garraffa.
Quel che accade di inquietante sul fondo del mare viene proposto poi dalle riprese subacquee di Loredana Iurianello e Toni Palermo.
Impossibile è riassumere tutte le sfaccettature di un’esposizione pensata per fornire stimoli a chiunque: dai 3 ai 100 anni.
Il suo curatore (anche nostro collaboratore Aldo Premoli) si è fatto carico di una vera e propria call rivolta ad artisti disposti a prendere posizione su queste tematiche. A un nutrito gruppo pittori, scultori e fotografi si sono poi affiancati intelligenti collezionisti e galleristi tutti evidentemente toccati dall’urgenza di questi argomenti.
Alle opere eseguite per l’occasione o prestate al Museo Civico di Noto per oltre tre mesi si affiancano inoltre i coinvolgenti filmati messi a disposizione dalla Guardia Costiera Italiana e da Greenpeace: questi ultimi a testimonianza del costante lavoro di difesa del mare messo in atto da queste organizzazioni.