Mosca taglia le fornitureMeno consumi, più carbone: il piano d’emergenza del governo per il gas

Nell’immediato è prevista una stretta del riscaldamento nelle case e negli uffici. Nel medio e lungo periodo: più gas e Gnl da fornitori alternativi alla Russia e incremento della produzione nazionale, anche con nuove trivellazioni

AP/Lapresse

Mosca aumenta la pressione sull’Europa, usando la principale arma economica di cui dispone: il gas. Gazprom ha ridotto del 35% la fornitura all’Italia. Anche l’Austria ha segnalato un calo. E oltre ai tagli alla Germania, ieri si è aggiunta anche la Francia. Ad aggiungere tensione sono arrivate le parole dell’ambasciatore russo nell’Ue Vladimir Chizhov, secondo il quale le forniture all’Europa attraverso Nord Stream 1 potrebbero essere sospese. E il prezzo del gas è tornato a salire.

Il danno in Italia per ora è limitato. Ma cosa succederebbe se la Russia riducesse drasticamente le forniture al nostro Paese o arrivasse a chiudere del tutto i rubinetti? Il problema sarebbe quello di far fronte all’improvvisa mancanza di forniture fino a 28-30 miliardi di metri cubi di gas, quelli che negli ultimi anni Gazprom ci ha garantito.

Il governo, scrive Repubblica, lavora sia a un piano di emergenza per l’immediato sia un piano di medio e lungo periodo.

In caso di interruzione delle forniture scatterebbero subito alcuni provvedimenti. Il primo riguarda la limitazione del riscaldamento in abitazioni e uffici: verrebbe imposta una temperatura massima nonché un numero di ore per l’accensione durante la giornata. Limitazioni anche per l’illuminazione pubblica sia nelle città, sia lungo la rete stradale extra urbana.

Un secondo provvedimento che può essere preso da subito è l’aumento della produzione di elettricità grazie a un maggior uso delle centrali a carbone. Sono ancora sei quelle in attività in Italia, due in Sardegna,  le altre a Venezia, Monfalcone, Civitavecchia e Brindisi. In teoria, sono destinate a chiudere entro il 2025, ma possono essere utilizzate in emergenza. Gli operatori sono già stati pre-allertati: si procederà solo in caso di blocco dell’import dalla Russia per sostituire 5 miliardi di metri cubi di gas.

Nel frattempo, negli ultimi mesi il governo di è mosso per diversificare le fonti di approvvigionamento di gas e ridurre la dipendenza dalla Russia. Fino a 8-10 miliardi di metri cubi potrebbero arrivare nel giro di due anni da Algeria, Libia e Azerbajian. Anche i produttori del Mare del Nord potrebbero garantire maggiori approvvigionamenti. Da ultimo, Draghi si è recato anche in Israele per discutere del progetto del gasdotto Eastmed-Poseidon.

Per quanto riguarda il gas che arriva anche via nave, invece, nella forma di Gnl (Gas naturale liquefatto) va ai tre rigassificatori italiani a La Spezia, Livorno e Rovigo. La quota di importazioni potrebbe salire di altri 5 milioni, visto che gli impianti potrebbero lavorare un 20-25% di materia prima in più. Il gas aggiuntivo potrebbe arrivare dal Qatar, ma anche da Egitto e Israele. Anche gli Stati Uniti hanno promesso almeno 30 miliardi di Gnl in più all’Europa per il prossimo inverno, di cui una parte all’Italia. Per questo il gruppo Snam ha acquistato una nave rigassificatrice da posizionare al largo di Piombino, mentre una seconda nave dovrebbe arrivare per fine anno nel porto di Ravenna.

Resta poi la possibilità di aumentare la produzione nazionale estraendo più metano dai giacimenti in Italia e attivarne di nuovi. Il Pitesai, la mappa delle zone idonee all’estrazione di idrocarburi, aveva previsto la riduzione della produzione nazionale dal 20% del 2000 al 3-4% del 2020 e invece ora sarà rivisto, annuncia il ministro Roberto Cingolani, per poter «usare sempre più gas nazionale» e ridurre l’import. Due le direttrici possibili: aumentare le estrazioni dai giacimenti già attivi, come quelli nel basso Adriatico, e avviare nuove trivellazioni.

Cercare fonti alternative, intanto, non esclude che il governo porti avanti a livello europeo la proposta di un tetto al prezzo per gli acquisti di gas. Il premier Mario Draghi prova a vincere le resistenze in nome dell’obiettivo di frenare speculazione e prezzi, fermando la spirale inflazionistica. A livello Ue si propone anche di sganciare il prezzo del gas da quello del petrolio, ma anche dal Ttf, la Borsa che si trova ad Amsterdam dove si scambiano i contratti “spot”.

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