Tutto potrebbe tornare in gioco. Quote distribuite tra i partiti, nomi, ministeri. I giornali riportano lo sconcerto interno al centrodestra dopo l’ennesimo show di Silvio Berlusconi, tra audio rubati e dichiarazioni in chiaro. «Un povero rimbambito», è il tono dei commenti attribuiti a dirigenti di Fratelli d’Italia e fedelissimi di Giorgia Meloni. La premier in pectore, scrive Repubblica, non è infuriata con il Cavaliere: è sconcertata, allibita, incredula. Alla fine però preferisce non ribattere, almeno per ora. Fa solo sapere che «sulla Russia e sul conflitto la posizione dell’Italia non cambia, fa fede il programma. Questo non è in discussione».
Le uscite del presidente di Forza Italia, però, sono un terremoto alla vigilia delle consultazioni al Quirinale. Dove vorrebbe Meloni giurare addirittura sabato, per chiudere il prima possibile la partita nell’equilibrio precario del centrodestra.
Eppure Meloni sa bene che incidenti del genere, con le parole di Berlusconi sugli scambi di regali con Putin, minano la credibilità dell’esecutivo che dovrebbe nascere. Perché colpiscono il rapporto con Washington, su cui la presidente di Fratelli d’Italia investe da mesi. E infatti, la prima vittima dello show di Berlusconi su Mosca è Antonio Tajani, indicato come vicepresidente del Consiglio e soprattutto per il ministero degli Esteri. Il suo destino ora sarebbe in bilico. «Berlusconi potrebbe aver ammazzato Tajani», dicono da Fratelli d’Italia. Come può il numero due del padre-padrone di Forza Italia vestire i panni del ministro degli Esteri, dopo che il suo capo ha rivelato gli amabili contatti riallacciati con Putin?
Meloni tiene anche il punto sulla Giustizia, che intende affidare a Carlo Nordio e non a Elisabetta Casellati, come ha dichiarato il Cavaliere parlando di accordo fatto. La verità è che non può permettersi di garantire il Guardasigilli a Forza Italia, anche perché il Cavaliere resta imputato nel processo Ruby ter e, se condannato in via definitiva, potrebbe nuovamente decadere da senatore.
Il problema però resta. Berlusconi è uno dei tre soci della maggioranza e la futura presidente del Consiglio dovrà portarlo con sé alle consultazioni al Colle assieme a Matteo Salvini. Per questo, qualcuno dei dirigenti avrebbe suggerito a Meloni di valutare l’ipotesi di andare divisi al Quirinale, sostenendo che l’imprevedibilità di Berlusconi potrebbe riservare altre brutte sorprese davanti alle telecamere.
Ma le mine sulla postura atlantista di Meloni arrivano anche dalla Lega. Con le parole critiche del presidente della Camera Lorenzo Fontana sulle sanzioni. «Occorre fare attenzione con le sanzioni», ha detto a “Porta a Porta”, «perché se diventano un boomerang noi potremmo trovarci in grave difficoltà: c’è la questione del grano che potrebbe portare a gravi carestie e un’ondata di immigrazione da Africa e Medio Oriente. Potrebbe essere un’arma usata da Putin per sconfiggere l’Europa». Tutti macigni sul cammino di Meloni. Che aveva già pensato a un primo viaggio a Kiev, ma i bombardamenti russi hanno per il momento congelato l’opzione.
E come se non bastasse, Matteo Salvini è tornato a chiedere il Viminale e il ministero dell’Agricoltura. Oggi il leader della Lega incontrerà Meloni, pronto «anche a fare la voce grossa», perché – riferiscono fonti del Carroccio – «non sono accettabili» le richieste che sarebbero arrivate di rinunciare a entrambi dicasteri.
Non solo ora Meloni deve nuovamente scendere a patti con Berlusconi e Salvini se vuole presentarsi da Sergio Mattarella con la lista dei ministri già nel week end, ma d’ora in poi rischia di avere contro anche i gruppi di Forza Italia, che hanno eletto al loro vertice due esponenti – Licia Ronzulli al Senato e Alessandro Cattaneo alla Camera – ostili alla prossima inquilina di Chigi.
Oggi partiranno le convocazioni del Colle alle delegazioni parlamentari. Ma sembra di nuovo tutto in alto mare.