Il prezzo della vittoriaNetanyhau è tornato al potere ma deve trattare con i partiti religiosi per formare il governo

Il leader del Likud ha snaturato il laicismo del suo partito pur di conquistare la Knesset: ora è costretto a contrattazioni bizantine con le forze politiche che appoggiano l’esecutivo

AP/Lapresse

Benjamin Netanyhau pur di riconquistare il potere – e ci è riuscito – ha deciso di snaturare la propria leadership e il suo Likud, tradendo sia il laicismo sionista che la propria tradizione liberale. Ha conquistato una maggioranza certa alla Knesset di sessantaquattro seggi su centoventi, ma è ora costretto a ben quattro tavoli di trattative per formare il governo. Impresa difficile, tanto che per spuntare ora un accordo con i partiti religiosi ha dovuto chiedere al presidente Isaac Herzog ulteriori dieci giorni, oltre le tre settimane previste dalle norme.

Il primo tavolo di trattative è stato scabroso, duro, e del tutto eterodosso. Netanyhau è stato costretto infatti a subire precisi diktat dall’ambasciatore americano Tom Nides, che l’ha incontrato più volte e che gli ha notificato il veto totale e assoluto dell’amministrazione Biden all’ingresso in qualsiasi ministero o centro decisionale della Difesa o delle Forze Armate dei suoi alleati di estrema destra Itamar Ben Gvir – che appunto pretendeva a gran voce il controllo sulle Forze Armate – e Bezael Smotrich. Pena l’immediata chiusura della collaborazione americana a un complesso e modernissimo apparato di Difesa israeliano, di fatto integrato con la Difesa statunitense e pena la sospensione degli Accordi di Abramo.

Una totale ingerenza americana che Netanyhau – peraltro il più yankee tra i leader israeliani – ha dovuto subire senza protestare.

A Itamar Ben Gvir del partito Otzma Yehudit e a Bezael Smotrich di Religious Zionism il premier designato ha quindi assegnato competenze tutte ed esclusivamente di ordine pubblico, sia interno sia in Cisgiordania. Competenze che produrranno inevitabilmente una svolta ultra repressiva nei confronti dei palestinesi e degli arabi israeliani e politiche smaccatamente a favore dell’ala più estrema dei coloni.

Un netto abbandono dunque di qualsiasi ipotesi di trattativa sia pur minima con i palestinesi. Itamar Ben Gvir sarà così ministro della Sicurezza, dirigente della Polizia di Frontiera (duemila uomini) e responsabile della gestione della Spianata delle Moschee. In questo modo Netanyhau ha la certezza che da quest’ultima, da un secolo detonatore di tutte le crisi violente in Israele, inclusa la Intifada delle Stragi, si innescheranno nuovi, violentissimi scontri con i palestinesi. Al partito di Ben Gvir, verranno inoltre assegnati il ministero dello Sviluppo della Galilea e del Negev (di nuovo, scontri certi con i beduini) e quello dei Beni Culturali.

Bezael Smotrich ottiene il ministero delle Finanze, ma anche lo strategico distacco della Cogat – l’amministrazione militare e civile della Cisgiordania occupata – dal ministero della Difesa. La certezza dunque di un giro di vite repressivo nei Territori, di sicure reazioni violente dei palestinesi e della mano libera alle iniziative più spregiudicate – e illegali – dei coloni israeliani.

Nel complesso, Netanyhau ha deciso di pagare la sua riconquista del potere concedendo larghi poteri ai suprematisti ebraici, aprendo così a una gestione razzista dei rapporti con arabi e palestinesi che tradisce radicalmente lo stesso sionismo.

Ma i suoi problemi non sono finiti con l’accordo per l’assegnazione dicasteri all’estrema destra. Forti dei loro seggi i partiti religiosi hanno avanzato tre richieste ultimative e destabilizzanti: la sospensione della produzione di energia elettrica il sabato in rigida applicazione della Torah, che tutti gli stabilimenti balneari siano separati tra uomini e donne e infine una deroga all’accordo saggiamente subito da Israele con la Giordania nel 1967 col quale gli ebrei si impegnano a non pregare sulla Spianata delle Moschee e quindi la definizione di una propria parte nella quale possano pregare.

Netanyhau è quindi ora costretto a una bizantina trattativa ulteriore con United Torah Judaism sino al 21 dicembre e – almeno su questi punti – sembra intenzionato a non cedere ai suoi alleati.