«The bird is freed». L’uccellino è libero, uscito dalla gabbia. È uno dei tweet con Elon Musk ha festeggiato l’acquisto di Twitter, social network che ha comprato per 44 miliardi di dollari con la missione di ripristinare la «libertà d’espressione», secondo Musk in forte pericolo a causa delle influenze woke – di sinistra e politicamente corrette – che infesterebbero l’azienda. Il messaggio, di qualche settimana fa, aveva ricevuto la pronta risposta da parte di Thierry Breton, commissario europeo per il mercato interno e i servizi di von der Leyen, che aveva precisato: «In Europa, l’uccellino volerà seguendo le nostre regole».
A circa un mese di distanza dallo screzio, i rapporti tra il Twitter di Musk e l’Ue non sembrano essere migliorati, arrivando alla minaccia di messa al bando dell’applicazione a meno che l’imprenditore non rispetti le rigide regole europee sulla moderazione dei contenuti. Anche il capo di Tesla, insomma, dovrà adeguarsi al Digital Services Act, il pacchetto di norme da poco approvato per «creare condizioni di parità per promuovere l’innovazione, la crescita e la competitività», ma soprattutto «creare uno spazio digitale più sicuro in cui siano protetti i diritti fondamentali di tutti gli utenti dei servizi digitali».
È quest’ultimo dettaglio a rappresentare un possibile rischio per il “nuovo” Twitter, che ha licenziato migliaia di persone da praticamente ogni divisione e settore dell’azienda, con particolare solerzia nei tagli della moderazione dei contenuti. Per un pezzo di destra statunitense e di élite digitale (ben rappresentate da Musk), dire «moderazione dei contenuti» equivale a dire no alla libertà d’espressione, accogliendo la censura.
È una paranoia che ha radici profonde e riecheggia anche nei preoccupanti deliri di Ye (già Kanye West) di questi giorni, in cui complottismo e odio nei confronti dei media mainstream trovano terreno fertile per un nuovo movimento che mira a dare voce a tutti. Ma proprio tutti. Anche a quelli che nel corso degli anni sono stati sospesi dalle piattaforma (la lista va da Milo Yiannopoulos a Donald Trump, passando per lo stesso Ye). E anche ai nazisti, come successo in questi giorni con il fondatore del Daily Stormer, famigerato sito suprematista bianco e filo-nazista.
Nelle ore in cui scriviamo, Musk è impegnato nella pubblicazione dei cosiddetti «Twitter Files», una serie di documenti interni risalenti alla gestione precedente dell’azienda, quella dell’“amico” Jack Dorsey, e riguardanti il caso di Hunter Biden, figlio dell’attuale presidente dal passato particolarmente turbolento. Ad accompagnare il capo di Twitter in questa nuova crociata culturale c’è Matt Taibbi, giornalista d’inchiesta caduto in disgrazia e convertitosi a questa balzana destra.
Mentre Musk preparava l’ennesimo favore ai trumpiani, Breton ricordava che Twitter ha ancora «molto lavoro da fare» per «implementare politiche trasparenti, rafforzare in modo significativo la moderazione dei contenuti, proteggere la libertà di parola, affrontare la disinformazione con determinazione e limitare la pubblicità mirata».
Un lavoro che «richiede l’impiego dell’AI e di risorse umane sufficienti», ha ricordato il commissario Ue, che si prepara a uno stress test delle capacità della piattaforma per l’inizio del 2023. Twitter, insomma, sarà messa alla prova di fronte a una situazione emergenziale e verranno misurati i valori della sua risposta. Tra le possibile conseguenze di un esito negativo ci sarebbe anche il bando da parte dell’Unione.
Se il fronte europeo sembra sgretolarsi, quello interno non versa in condizioni migliori. L’Amministrazione Biden potrebbe esaminare e rivedere l’acquisto di Twitter da parte di Musk, soprattutto a causa degli investimenti ricevuti da fondi sovrani di Paesi non particolarmente alleati con gli Usa, come Qatar e Arabia Saudita. Secondo il Financial Times, il Segretario del Tesoro Janet Yellen avrebbe fatto eco a una dichiarazione di Biden, che sembrava mettere in dubbio l’integrità del processo.
Alla luce dei «Biden Files» e dell’ormai acclarata filiera Twitter-Musk-destra Usa, sarebbe una mossa particolarmente incendiaria, che verrebbe facilmente percepita da molti come una diretta reazione dell’Amministrazione alla bizzarra inchiesta sul figlio del presidente. Insomma, Elon è assediato, Twitter si è riempito di nazi e questo piccolo social network rischia di diventare una polveriera.