Il Cavaliere assoltoLollobrigida frena i berlusconiani: Meloni non vuole lo scontro con i giudici

Dopo la sentenza di assoluzione nel processo Ruby Ter, il ministro dice che la vicenda non accelera l’urgenza di una riforma della giustizia, come chiedono da Forza Italia. Le riforme, spiega, vanno fatte «con un sereno confronto con la magistratura»

Foto Roberto Monaldo / LaPresse

Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura del governo Meloni e numero due di Fratelli d’Italia, si dice soddisfatto dell’assoluzione di Silvio Berlusconi nel processo Ruby ter. Ma precisa che quanto stabilito dal tribunale di Milano non accelera l’urgenza di una riforma della giustizia.

«Sono questioni separate», spiega Lollobrigida alla Stampa. «Sicuramente il Parlamento dovrà riflettere sui tempi della giustizia, che, come in questo caso, rischiano di condizionare anche la vita politica. Lo sconfinamento di una parte della magistratura pone dei dubbi su atteggiamenti che Berlusconi ha spesso definito persecutori. Oggi la storia gli dà ragione».

Né è «all’ordine del giorno» la commissione parlamentare d’inchiesta sulla magistratura proposta dai berlusconiani, continua il ministro. «Ci sono diverse proposte in Parlamento per fare chiarezza su alcune inchieste che hanno riguardato la politica, dove resta il dubbio di intenti persecutori da parte di alcuni magistrati. Il libro di Palamara, d’altronde, non lo abbiamo dimenticato. Il Parlamento ha diritto di fare le verifiche e non spetta a me indicare lo strumento».

Anche la separazione delle carriere tra pubblici ministeri e giudici, come chiede Forza Italia, «non è una priorità, c’è la necessità di intervenire, lo abbiamo scritto anche nel programma del centrodestra. Ma va fatto con un sereno confronto con la magistratura. Il voto del Csm ha dimostrato che al loro interno esistono sensibilità diverse, per cui si può discutere senza pregiudizi. Bisogna garantire una giustizia credibile, senza interferenze reciproche».

I meloniani provano ad arginare Berlusconi, insomma. Ma dopo la vittoria in tribunale del Cavaliere ora temono l’escalation con ripercussioni sulla stabilità del governo.

Poche ore prima della sentenza, la premier aveva concesso al suo alleato la revoca della costituzione di parte civile nel processo Ruby ter. L’idea di Giorgia Meloni era quella di mandare un segnale chiaro a Silvio Berlusconi, spiega Repubblica: se eviti strappi, se non disturbi la navigazione del governo, il governo sarà al tuo fianco.

Imprevedibile era invece quello che si è verificato ieri, con la decisione del tribunale di Milano di assolvere il Cavaliere. «Un’ottima notizia» per Giorgia Meloni. Ma anche una spinta a poter agire senza troppi calcoli e cautele, temono a Palazzo Chigi. Uno scenario potenzialmente pericoloso, per la stabilità della maggioranza. Per questo, la presidente del Consiglio non cambierà linea con Forza Italia e, semmai, la rafforzerà.

«Stare al governo e criticarlo non è un atteggiamento apprezzato dagli elettori», dice Lollobrigida alla Stampa. «Una cosa è stata chiara: i partiti che in questa fase sono stati più coesi, Fratelli d’Italia e Lega, hanno ottenuto un risultato migliore alle regionali. Gli alleati più polemici sono stati premiati meno. Quindi ci sarà più serenità».

 

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