Centro riformista Calenda dice che entro settembre costruirà il partito unico con Renzi per arrivare al 20 per cento

Il leader di Azione nega le tensioni con l’alleato e annuncia: «Vogliamo aprire il cantiere a marzo invitando liberali, PiùEuropa e i popolari del Pd. Dobbiamo dare a questo Paese un grande partito liberal democratico che sfondi alle europee». Ma bisogna andare «a prendere i voti, radicandosi sui territori e proponendo soluzioni concrete»

LaPresse

«Ci siamo dimenticati dei disastri fatti da Fontana in sanità? L’elettore è re ma anche i re sbagliano…». Il leader di Azione Carlo Calenda non teme di ripetere quello che ha già detto dopo il risultato deludente del Terzo Polo alle ultime elezioni regionali in Lombardia e Lazio. Non manca di fare autocritica, ma esclude di aver criticato l’intelligenza dei votanti, «non mi sarei mai permesso, ho detto solo che qualche volta non hanno ragione», spiega sulla Stampa. Il leader di Azione si indigna perché «sono trent’anni che si vota contro qualcuno piuttosto che per qualcosa, destra contro sinistra, ma gli elettori sono poi scontenti delle loro scelte e non vanno a votare».

Ecco perché ritiene ancora più urgente la creazione di un centro riformista. «Esistono traversate nel deserto lunghe per costruire un centro riformista che in questo Paese manca. Entro settembre questo partito sarà costruito e correrà veloce. E durante la corsa succederà altre volte di inciampare, ma quando accade ci si rialza e si raddoppiano gli sforzi», dice. Con l’obiettivo di «arrivare al 20 per cento andandosi a prendere i voti, radicandosi sui territori e proponendo soluzioni concrete».

Il problema, per il Terzo Polo, è anche che «alle Regionali il sistema di voto obbliga una scelta bipolare, esiziale per chi è al centro e ha un forte voto di opinione come noi. Se vai in coalizione con la sinistra perdi i voti della destra, se vai da solo sei colpito dal voto utile». «A Roma abbiamo perso due punti rispetto alle politiche. Le Regionali impongono di fare una scelta e l’abbiamo fatta nel Lazio, perdendo però il voto degli elettori moderati. In coalizione abbiamo preso meno di quanto abbiamo preso da soli in Lombardia con le due liste che sostenevano Moratti. Pensavo che gli elettori della destra non avrebbero rivotato Fontana dopo il disastro Covid. Ho sbagliato valutazione, ma abbiamo confermato i voti delle politiche».

Ora, però, il percorso per costruire il partito unico con Italia Viva non si ferma, spiega: «Alle politiche abbiamo preso l’8 per cento partendo da zero in due mesi. E ci abbiamo messo un decimo del tempo della Meloni. Bisogna saper alzare lo sguardo e guardare lontano senza inchiodarsi al presente se vuoi davvero cambiare qualcosa. I media sono passati da “è nato il Terzo Polo” a “è morto il Terzo Polo”, del resto lo fanno con il Pd a ogni elezione».

Calenda nega le tensioni con Renzi di cui hanno dato notizia i giornali. «Ci siamo sentiti con Matteo, abbiamo condiviso la scelta di Moratti e il commento successivo al voto. Come leader del Terzo Polo ho fatto campagna tanto per i candidati di Azione quanto per quelli di Italia Viva. Ora anticipiamo il partito unico, vogliamo aprire il cantiere a marzo invitando liberali, PiùEuropa e i popolari del Pd. Dobbiamo dare a questo Paese un grande partito liberal democratico che sfondi alle europee».

Questo partito si alleerà «con le forze politiche che appartengono alle grandi famiglie politiche europee e che condividono un pensiero. Ma prima bisogna arrivare al 20 per cento andandosi a prendere i voti, radicandosi sui territori e proponendo soluzioni concrete. E agli estimatori del campo largo dico che avremmo perso comunque in entrambe le regioni. E poi i Cinque stelle sono per il reddito di cittadinanza, contro le infrastrutture, contro l’invio delle armi in Ucraina. Su cosa possiamo andare d’accordo? Berlusconi alla fine, dopo le boutade, vota per le armi per l’Ucraina, loro no! Come ci governi?».

La soluzione quindi non è il campo largo. «Ho però proposto di fare un tavolo comune sul salario minimo», spiega Calenda. «Sono disponibile su una questione di merito a discutere con tutti, e proporrò a Bonaccini o Schlein di fare una mobilitazione insieme sulla sanità. Non smetteremo di dialogare anche con il governo. Non siamo qui per giocare a buoni contro cattivi ma per migliorare l’Italia».

 

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