Il Terzo Polo è morto. Eppure in qualche modo continuerà a esistere nella politica italiana, nel lavoro dei gruppi parlamentari, nell’impegno all’opposizione, nel percorso che porterà alle europee. È una consapevolezza che hanno tutti, sia in Azione sia in Italia Viva. Ne ha parlato anche Carlo Calenda in un’intervista a Repubblica, fatta da Lorenzo De Cicco: il leader di Azione dice di sperare che i gruppi parlamentari continuino ad esistere, anche perché altrimenti perderebbero i fondi parlamentari, e aggiunge che nella trattativa aveva fissato regole chiare: sciogliere i partiti e condividere i soldi.
Nella sua conversazione con Repubblica, Calenda sembra deluso più furioso, dispiaciuto per un progetto politico che stava prendendo forma e che invece si è fermato prima di iniziare a vedere risultati concreti. Non si è risparmiato battute – «Almeno non ci siamo fregati i Rolex», inizia così l’intervista a Repubblica, con un non troppo velato riferimento al divorzio dell’anno, quello tra Francesco Totti e Ilary Blasi – e frasi di circostanza per cercare di raffreddare i toni della conversazione: «Siamo seduti molto distanti. Abbiamo scherzato su un errore di Lotito», ha detto Calenda quando De Cicco gli ha chiesto «Ieri in Senato che vi siete detti?».
Il piatto forte, ovviamente, restano i commenti affilati nei confronti di Matteo Renzi: «C’è grande delusione, credevo davvero che si potesse fare il partito unico e che Renzi volesse fare un passo di lato, dato che guadagna due milioni di euro in giro per il mondo». Poi ovviamente rincara la dose quando parla dell’incarico di Renzi come direttore del Riformista. Calenda dice che sarà divertente: «Penso a quei politici che faranno confidenze a Renzi e poi si ritroveranno i virgolettati sui giornali». E ancora, sul personale: «Può essere che io abbia un caratteraccio. Ma mi sento un tipo retto».
L’unico momento in cui nelle parole di Calenda si può percepire la rabbia per quanto accaduto è proprio quando si entra nel merito delle questioni relative all’amministrazione due partiti: «Qualcuno me l’aveva detto che dovevo stare attento. Renzi è uno pirotecnico, che una ne fa e cento ne pensa come è successo con Il Riformista. Se non stai attento è uno che “te se magna”. Ma io sono un boccone indigesto».
Nell’accordo tra Azione e Italia Viva, tra l’altro, c’era anche una clausola anti-lobby. Che non sarebbe valsa solo per Renzi ma per tutti. «Non ci siamo sentiti per due settimane», racconta Calenda. «Intanto i suoi mi attaccavano a mezzo stampa e l’esercito di troll che ha su Twitter me ne diceva di ogni. Ma ho capito il trappolone e non mi sono fatto fregare».
In ultimo, Calenda non esclude di riproporre alleanze a Più Europa. Ma anche al Partito Democratico di Elly Schlein: «Mai dire mai. Ma se fanno asse con i Cinquestelle li vedo lontani da noi. E su troppi nodi come il termovalorizzatore non prendono posizione».