TitanomachiaSan Marino, l’ex paradiso filorusso che ora difende la libertà dell’Ucraina

Vaccini, aerei di lusso e oligarchi col passaporto diplomatico. Negli ultimi anni la piccola Repubblica aveva spalancato le frontiere a Mosca, ma l’aggressione a Kyjiv ha cambiato tutto: la Serenissima ha approvato le sanzioni contro il Cremlino diventando «Paese ostile». Il Segretario di Stato Beccari: «Questa volta non potevamo rimanere indifferenti»

Unsplash

«Da oggi Sergej Lavrov sarà annoverato fra gli amici più autentici e cari di questa gloriosa Repubblica». Era il marzo del 2019 e la Reggenza di San Marino accoglieva così, tra lo stupore della comunità internazionale, il ministro degli Esteri russo in visita ufficiale nel terzo Stato più piccolo d’Europa. Un rapporto fino a quel momento sconosciuto ai più. Eppure i lussuosi jet privati su cui viaggiavano il patriarca Kirill e la moglie di Dmitry Medvedev appartenevano a una società con sede nella Serenissima Repubblica. Lo stesso fazzoletto di terra in cui i trentaquattromila cittadini si sono vaccinati con Sputnik. E a Mosca sono rappresentati da un console onorario che si chiama Vladimir Lisin, l’oligarca più ricco di Russia con un patrimonio di 27 miliardi di dollari.

Fino all’invasione dell’Ucraina, San Marino è stato uno dei Paesi più aperti nei confronti della Federazione russa. Un’amicizia coronata da decine di migliaia di turisti che ogni anno salivano sul Titano. Nell’ultimo decennio l’ex paradiso fiscale incastonato tra Romagna e Marche ha rafforzato i suoi legami con il regime di Putin, grazie alla decisione di non seguire l’Unione europea nelle sanzioni a Mosca dopo l’annessione illegale della Crimea nel 2014. «Apprezziamo molto la realizzazione da parte del vostro Paese di un linea di politica estera indipendente e autonoma», applaudiva l’ambasciatore russo a Roma Sergey Razov che proprio in questi giorni sta per tornare a Mosca.

Il 24 febbraio 2022 è cambiato il mondo, anche nel microstato. Nonostante la sua neutralità secolare, San Marino ha deciso di allinearsi alle sanzioni europee nei confronti della Russia. Il Parlamento monocamerale, che qui si chiama Consiglio Grande e Generale, le ha votate all’unanimità. Una svolta epocale, confermata dal sostegno alle risoluzioni di condanna dell’Assemblea delle Nazioni Unite. «Non potevamo restare indifferenti» spiega a Linkiesta Luca Beccari, Segretario di Stato agli Esteri. «Ci siamo schierati a difesa di un principio non negoziabile: il diritto di uno Stato di mantenere la propria integrità territoriale. Difendendo l’Ucraina difendiamo anche noi stessi. San Marino ha ottenuto l’indipendenza grazie al riconoscimento della sua sovranità da parte degli altri Stati».

La libertà di San Marino è stata salvaguardata nei secoli, da quando i balestrieri presidiavano la rocca. Due i tentativi di annessione sventati, molti gli attestati di stima. Abramo Lincoln lodò «la più antica Repubblica costituzionale del mondo». In segno di amicizia, Napoleone offrì alla Repubblica l’estensione del territorio fino al mare. Alle pendici del Titano ha trovato asilo Giuseppe Garibaldi in fuga dagli austriaci. E durante la Seconda guerra mondiale sono stati accolti migliaia di sfollati italiani. Un anno fa i sammarinesi hanno aperto le porte a 400 profughi ucraini. In proporzione è come se l’Italia ne avesse presi 600mila.

Dal governo biancoazzurro sono partite 350 tonnellate di aiuti umanitari. A cui si aggiungono le donazioni del terzo settore locale. Rita Berardi è la presidente dell’associazione “Carità senza confini”, che dai primi giorni dell’invasione ha organizzato spedizioni di cibo, vestiti e medicine per Bakhmut, Dnipro e Lviv. «Aiutiamo le famiglie dei militari ucraini al fronte, la resistenza del popolo ucraino ci ha sorpreso e commosso».

San Marino non ha inviato aiuti militari a Kyjiv. Per una scelta precisa, che qui chiamano neutralità attiva. «Ma se anche avessimo voluto mandare armi, non ne avremmo avuto la possibilità», racconta Beccari. La Serenissima Repubblica non ha un vero esercito. I suoi corpi militari, formati da poche decine di uomini, svolgono compiti di polizia. Con buona pace del sito satirico Lercio che un anno fa annunciava: «San Marino invia 12 alabarde all’Ucraina».

A Mosca non l’hanno presa benissimo. Dopo anni di amicizia, il governo della Federazione ha inserito la Repubblica nella lista dei Paesi ostili. «Con la Russia avevamo rapporti eccellenti», racconta a Linkiesta Marco Nicolini, ex capitano reggente di San Marino, oggi vicepresidente dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa. «Noi siamo molto piccoli e non possiamo permetterci di avere nemici, ma di fronte alla terribile violazione dei confini ucraini non potevamo fare diversamente».

Sembrano passati secoli da quando Sergei Lavrov veniva accolto in piazza della Libertà col picchetto d’onore, insignito della Gran Croce dell’Ordine di Sant’Agata. Era il 2019. La visita del potente ministro degli esteri russo, che all’aeroporto di Rimini non volle le autorità italiane ad attenderlo, destò un certo stupore alla Farnesina e fu ricambiata dal viaggio a Mosca dell’omologo sammarinese Luca Beccari.

Formalmente la bandiera bianca e azzurra c’era già. Dal lontano 2002, il console onorario di San Marino in Russia si chiama Vladimir Lisin. Re dell’acciaio e amico di Putin, è l’uomo più ricco della Federazione secondo Forbes. Di fatto l’oligarca si fa vivo con l’enclave solo per il rinnovo del suo passaporto diplomatico. «Sembra l’unica cosa che lo interessi del nostro Paese», spiega una fonte vicina al governo del Titano.

Ex cassaforte per evasori e faccendieri, ora San Marino non è più un paradiso fiscale. La piccola Repubblica si è faticosamente messa in regola uscendo dalle black list al costo di una crisi economica durissima. Ha rischiato il default e si è indebitata all’estero per la prima volta nella sua storia. Qui nel giro di un decennio i depositi bancari sono passati da 15 a 5 miliardi di euro. Ai tempi d’oro, oltre a sessanta finanziarie, c’erano 12 banche a San Marino. Oggi ne sono rimaste quattro. I capitali russi avrebbero potuto dare una mano. E sul Titano ci hanno sperato.

Nel 2018 il Segretario di Stato agli Affari Interni Guerrino Zanotti si era sbilanciato: «Vogliamo diventare la finestra per l’Europa per le aziende russe». Un anno dopo Il Sole 24 Ore titolava: «La Russia marcia su San Marino». Eppure tra molte speranze locali e pochi investimenti russi, il rapporto con Mosca non è decollato sul fronte economico-commerciale. A prendere il volo, invece, sono stati i jet privati di una compagnia sammarinese, la Skyline Aviation, che per alcuni anni hanno trasportato a 7mila euro l’ora figure di primo piano del Cremlino come il patriarca Kirill e la moglie di Dmitry Medvedev. La Skyline, in liquidazione dal 2021, è finita nella lente del Dipartimento di Stato statunitense poiché ritenuta una società di copertura della principale banca pubblica russa Vtb, oggi sanzionata dall’Occidente, e guidata da Andrej Kostin, tra le persone più vicine a Putin.

Nei primi giorni della guerra ha fatto discutere anche un altro aereo, un lussuoso Hawker 800XP del valore di 2 milioni di euro immatricolato a San Marino. Secondo il governo americano appartiene al capo dei mercenari Wagner Evgenij Prigozhin. A mancare però sono le decine di voli settimanali che prima della pandemia atterravano all’aeroporto di Rimini pieni di turisti russi. Poi la pandemia ha fermato tutto..

Nel 2021, nonostante un protocollo d’intesa firmato col ministro della Salute italiano, a San Marino non era arrivata una sola fiala di Pfizer, AstraZeneca o Moderna. «Eravamo disperati, non avevamo potuto vaccinare nemmeno un medico», racconta il parlamentare riminese Marco Nicolini. Il primo insieme a Beccari a sondare i russi sulla possibilità di ottenere Sputnik. «In poco tempo da Mosca ci hanno mandato migliaia di dosi con cui abbiamo vaccinato la popolazione».

Le conseguenze geopolitiche erano innegabili: la Federazione aveva ottenuto una vetrina per il suo vaccino nel cuore dell’Europa, causando più di un imbarazzo. Ma sul Titano professano laicità in fatto di relazioni internazionali. «Abbiamo sempre avuto ottimi rapporti con tutti senza i limiti che hanno gli altri», spiega il segretario di Stato Beccari. In primis con gli Stati Uniti: oltre il 10 per cento dei cittadini sammarinesi ha il passaporto americano.

«La Russia dà per scontato che San Marino resterà neutrale nell’orbita atlantica. Il suo interesse per il microstato è sempre stato puramente politico. Riguardo i grandi capitali russi non hanno mai preso in reale considerazione San Marino. Per attrarli bisogna essere un paese alleato della Russia, non solo amico», riflette Igor Pellicciari, professore ordinario di Relazioni Internazionali all’Università di Urbino, ma anche diplomatico sammarinese e tra i fautori materiali dell’arrivo del vaccino Sputnik sul Titano.

Nella piccola Repubblica l’obiettivo è quello di perfezionare entro il 2023 l’accordo di associazione con l’Unione Europea. L’amicizia con la Russia è congelata. Il ministro degli Esteri di San Marino spera in una soluzione diplomatica, nonostante tutto. «Se oggi dovessi mandare un messaggio a Lavrov gli consiglierei di ritirare le truppe dall’Ucraina e sedersi al tavolo delle trattative». Il Titano resta neutrale, ma non indifferente.

X