La classe non è acqua Non premia gli italiani la Fifty Best Restaurants 2023

A Valencia sono stati assegnati i premi di una delle classifiche più attese dell’anno. Italiani in evidenza, ma soffrono rispetto all’anno scorso. La cosa più importante rimane il significato turistico ed economico che questa lista porta con sé

I nomi non cambiano, anche se l’ago della bilancia si sposta dal Nord Europa per guardare un po’ di più alle cucine più a Sud del mondo, con la Spagna che torna ad avere un posto di primo piano. Ma le cose non vanno come speravamo: perché gli chef italiani perdono terreno nella classifica che più di ogni altra detta le tendenze nel mondo della gastronomia mondiale. Con la ristorazione mondiale in grande crisi di vocazione, questa nuova lista ci dimostra che il mondo è cambiato, che la ristorazione è cambiata con lui, ma qui ai piani alti le cose sono sempre molto rarefatte e non si modificano poi così tanto. Per il nostro Paese, dice una cosa significativa: che gli italiani non hanno retto l’impatto positivo dello scorso anno e hanno subìto un fermo significativo dopo le grandi soddisfazioni del 2022. Un monito per chi fa questo lavoro, e soprattutto per chi comunica questi ristoranti: le pr sono fondamentali, come è fondamentale il grande lavoro di comunicazione e sostegno istituzionale, indispensabile per rimanere ai vertici internazionale di una classifica che – volenti o nolenti – rimane una grande vetrina, ma anche una questione politica.

Gli italiani premiati 
Dopo essere entrato nel 2021 per la prima volta in classifica con il miglior piazzamento, quest’anno Riccardo Camanini, chef del Lido 84 di Gardone Riviera, arriva al settimo posto, migliore tra gli italiani e unico che guadagna una posizione. Niko Romito, tristellato di Castel di Sangro è meritatamente al 16esimo posto, con la sua originalissima filosofia gastronomica, sempre più orientata al vegetale.
Massimiliano Alajmo del ristorante Le Calandre di Rubano, tre stelle Michelin, arriva al 41esimo posto: è la diciassettesima volta che questo ristorante si conferma in elenco, anche se perde terreno rispetto al 2022. Anche Mauro Uliassi perde posizioni, arrivando al 34esimo posto. 42esimo posto invece per Enrico Crippa del ristorante Piazza Duomo ad Alba.

I commenti a margine di questa classifica si sprecano. Non è l’autentica fotografia dei migliori ristoranti al mondo. È tutta una questione di geopolitica: vengono premiati i ristoranti che sono nel posto giusto o nei luoghi dove i brand dietro la classifica hanno interessi economici. I giurati fanno lobby. I governi che investono di più nel settore si guadagnano più facilmente ristoranti in elenco. Sale in classifica il ristorante che si può permettere di invitare più giornalisti votanti. Si premia solo la cucina creativa e non quella buona davvero.

Ogni anno, invariabilmente, quando escono i risultati della Fifty Best il dibattito è aperto e le frecciatine non si fanno attendere. Del resto, fare emergere in un’unica classifica i 50 migliori ristoranti al mondo è operazione complessa, oseremmo dire utopica: per nostra fortuna il numero dei locali che fanno accoglienza è pressoché infinito e scegliere tra questi i “migliori” senza altra specifica è attività da far tremare i polsi.

Ma i risultati di questa lista sono comunque determinanti nel dibattito sul cibo nel mondo e le tendenze segnano comunque la bilancia del settore, determinando spostamenti di investimenti e determinando passaggi importanti in termini di predominanza gastronomica. Impossibile dire che sia ininfluente, anche per i detrattori.

Del resto, questa classifica ci ha rivelato la superiorità assoluta di Ferran Adrià, per un quinquennio, ci ha fatto scoprire la cucina del Nord Europa con Redzepi e il Noma, ci ha regalato la sobria creatività di Eleven Madison Park a New York e ha portato Massimo Bottura agli onori delle cronache internazionali: qualche merito dovrà pur averlo.

I premiati
La vittoria va a al Central di Lima, con un Virgilio Martinez sempre più in spolvero, miglior ristorante Sudamericano di quest’anno. Il podio è decisamente votato alla cucina iper creativa e di tendenza: terzo posto per Diverxo a Madrid, che vince anche il World’s Best Sommelier Award 2023 con Miguel Ángel Millán. Secondo posto per Disfrutar di Barcellona, segno che la cucina spagnola riconquista il suo posto nel mondo della ristorazione internazionale. 
Al di là della classifica, sono stati assegnati anche altri premi: Best female chef è andato a Elena Reygadas per il suo lavoro in uno dei migliori ristoranti di Città del Messico, Rosetta. L’innovatore basco Andoni Luis Aduriz ha ricevuto l’Icon Award per il suo incredibile lavoro al Mugaritz. Tatiana dello chef Kwame Onwuachi è il ristorante che si è aggiudicato il One To Watch 2023 (ne abbiamo parlato qui, in occasione dell’uscita del suo libro publicato da n/r edizioni); l’Icon Award va a Nora Fitzgerald Belahcen, Damián Diaz and Othón Nolasco che sono i Champions of Change 2023.

Conferma per Fyn di Cape Town, incoronato con il premio per la sostenibilità, mentre il miglior ristorante d’Asia è Bangkok’s Le Du e il miglior ristorante d’Africa e Medio Oriente è Tresind Studio

Il bigino
Ma perché la “50 best”, come comunemente la chiamano gli esperti, negli anni, ha ottenuto così tanta visibilità e perché è ormai un punto di riferimento nell’universo della gastronomia internazionale?
Innanzitutto per la sua redazione allargata e internazionale comprende circa mille critici, giornalisti ed esperti che lavorano per testate e realtà diverse tra loro, in Paesi diversi: ogni giudice può votare ristoranti che ha visitato negli ultimi 18 mesi in tutto il mondo. Di sicuro perché la spinta propulsiva del grande brand che ha alle spalle ha aiutato nella conoscenza, soprattutto all’inizio. Investendo molto sugli organi di informazione, difficile che questi non citino la classifica. Ma anche perché mette al centro la creatività, la ricerca, l’estro, cosa che le guide finora non avevano ancora mai fatto e rende i luoghi che inserisce in elenco riferimenti assoluti per i tanti gourmet alla ricerca di nuovi stimoli del palato e disposti a viaggiare pur di avere qualcosa in grado di stupirli. E poi, da qualche anno e proprio per evitare l’effetto noia, perché cambia sempre: non possono vincere sempre gli stessi. C’è una particolare sezione di ex vincitori che escono dalla classifica e diventano i ‘grandi maestri’ della 50 best, non potendo più partecipare ma rimanendo nell’albo d’oro. Per l’Italia in questa sezione speciale c’è Massimo Bottura dell’Osteria Francescana di Modena.

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