Il nuovo BourdainPerché conoscere la storia di Kwame Onwuachi può servire a capire un po’ meglio la black culture americana

Il cinque maggio esce in libreria per NR edizioni “Appunti di un giovane chef nero”, autobiografia di una giovane stella della ristorazione a stelle e strisce. Una lettura necessaria per chiunque voglia sapere che cosa significa inseguire la propria ambizione, anche quando il mondo ti concede meno opportunità degli altri

Prima di compiere ventisette anni, Kwame Onwuachi, vincitore del James Beard Award come miglior chef emergente nel 2019, aveva già aperto – e chiuso – uno dei più chiacchierati ristoranti d’America, oltre ad aver avviato la propria attività di catering con i ventimila dollari guadagnati vendendo caramelle in metropolitana. Il 5 maggio esce il libreria la sua autobiografia, “Appunti di un giovane chef nero”, (Collana Confit di NR edizioni, 250 pagine, 19 euro) scritta a quattro mani dallo stesso Onwuachi insieme con Joshua David Stein, ex critico gastronomico per il New York Observer ed editorialista per The Village Voice.

Il libro, tradotto dal giornalista Gabriele Rosso, intreccia temi sociali e cultura gastronomica, razzismo e riflessione sulle radici della cucina nera. Figlio di un padre violento e di una madre cuoca, Onwuachi è cresciuto nel Bronx, dove ha conosciuto la realtà delle gang e lo spaccio di droga. Quando è soltanto un adolescente la famiglia lo spedisce a vivere per quasi due anni con l’anziano nonno in un remoto villaggio della Nigeria per “imparare il rispetto” e conoscere le origini della sua famiglia e le storie dei suoi antenati. Un’esperienza che però, una volta tornato negli Stati Uniti, non sarà sufficiente a tenerlo lontano dal denaro facile e dalla strada.

Le difficoltà incontrate durante il college lo segnano a fondo, portandolo a un soffio dal baratro. Ma saranno l’amore per il cibo e la cucina a salvare Kwame. La sua gavetta inizia dal fondo, come chef a bordo di una nave di bonifica durante il disastro ambientale della Deepwater Horizon, prima di studiare nella principale scuola americana del settore (Culinary Institute of America), e facendo poi esperienza nei migliori ristoranti di New York, come il Per Se e l’Eleven Madison Park, entrambi tre stelle Michelin, fino ad approdare come concorrente e poi come giudice allo show televisivo Top Chef.

Quella di Kwame Onwuachi è una storia che affonda le radici nella black culture, potente e brutalmente onesta su cosa significa inseguire la propria ambizione, anche quando il mondo ti concede meno opportunità degli altri. Selezionato tra i migliori trenta under 30 da Zagat e Forbes, è stato nominato chef dell’anno da Esquire e acclamato come chef più importante d’America dal San Francisco Chronicle. “Appunti di un giovane chef nero” diventerà presto anche un film con il personaggio di Onwuachi interpretato dall’attore Lakeith Stanfield.

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