Bipopulismo retequattristaIl repulisti senza criterio di Rai Tre e la consacrazione trash di Berlinguer a Mediaset

La conduttrice di Carta Bianca lascia viale Mazzini per andare in un lido televisivo a lei più consono. La terza rete si è liberata di molti artisti vicini alla sinistra, ma non sembra avere idea di come sostituirli

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Piazza pulita a Rai Tre. Naturalmente la trasmissione di Corrado Formigli su La7 non c’entra niente con Saxa Rubra (dove continua a mancare un talk di inchiesta): la notizia è che con l’abbandono di un altro volto storico come Bianca Berlinguer la rete che fu di sinistra o comunque meno legata ai desiderata dei vari governi perde un altro pezzo della sua storia. Fabio Fazio, Luciana Littizzetto, Lucia Annunziata, Massimo Gramellini, Bianca Berlinguer, chissà se anche Maurizio Mannoni: casi tutti diversi l’uno dall’altro ma alla fine – pensatela come volete – è l’ecatombe di una rete, di un’immagine comunque se non proprio distonica quantomeno autonoma dalle altre due reti. Restano Marco Damilano con “Il cavallo e la torre”, trasmissione più elevata degli standard abituali tra politica e morale, e l’urticante e spesso irritante Report che prende la domenica sera al posto di “Che tempo che fa” (auguri a Sigfrido Ranucci per gli ascolti). Arriverà a Rai Tre Serena Bortone, un’altra non allineata sloggiata da Rai Uno dov’era andata molto bene con “Oggi è un altro giorno” con due serate. 

Ora non è da credere che le dimissioni di “Bianchina” dalla Rai per passare a Mediaset rappresentino un colpo alla democrazia, anche perché, pur con tutti gli allarmi del caso, la Rai non sta diventando l’Eiar semplicemente perché dovrebbe avere in testa un progetto compiuto e importante, cosa che viale Mazzini non è in grado di produrre. Però fa impressione la caccia(ta) ai sospettati di sinistrismo, figuriamoci che succede ai piani appena più bassi di quello dei volti famosi, hanno pure tolto senza nemmeno avvisare gli interessati la trasmissione radiofonica di Marianna Aprile e Luca Bottura: come diceva Stalin, bisogna ripulire anche gli angoli. Figuriamoci che succede nelle redazioni. 

Certo “Berlinguer a Mediaset” è di per sé un titolo forte, per via di quel cognome, è una clamorosa nemesi, un voltafaccia, un tradimento, un grande acquisto, a seconda dei punti di vista. Ma non c’è nulla di eroico in questa storia, conta per la Berlinguer quello che conta per tutti. Non solo le leggi ferree del mercato (non ci interessa sapere quanto guadagnerà in più) ma il profilo del suo giornalismo: molto più adatto a Rete4 che a una rete del servizio pubblico. 

La trashizzazione di Bianca Berlinguer, il cui fiore all’occhiello è il protagonismo di Mauro Corona insieme al Dottor Stranamore impersonato non da Peter Sellers ma da Alessandro Orsini, agevola lo sbarco dell’ex direttrice del Tg3 sui lidi della rete di Mario Giordano, Nicola Porro e Daniele Capezzone, facendo del retequattrismo una filosofia televisiva che supera in peggio il consolidato canone berlusconiano. 

Così probabilmente avremo la rete della politica trash più di quanto non sia già adesso, meno “azzurra” e più meloniana, una “gabibbazione” (dal mitico Gabibbo) del racconto più da comiche finali che da film di Buster Keaton. Le torte in faccia in un format televisivo di inizio millennio. Una tv di scarti giornalistici, finti dolori e tanto baccano tra le mille luci del Palatino, dove gli studi di Mediaset si annidano in mezzo a vestigia millenarie. E però tutto questo dovrebbe andare nel senso del rafforzamento dell’identità della rete di Mediaset, mentre non si capisce bene quale sarà la narrazione della Rai (e a questo punto di Rai Tre in particolare), fatta salva la già ammorbante partigianeria filogovernativa del Tg1 e del Tg2 con i servizi politici che si aprono puntualmente con la frase «la maggioranza è compatta» di qualunque cosa si stia parlando. 

Costruire un discorso con la “d” maiuscola, cioè plasmare il Paese come Silvio Berlusconi fece con la Fininvest non è cosa facile, e questi qui non hanno Angelo Guglielmi, Stefano Balassone,  Bruno Voglino, Enzo Biagi, nemmeno Michele Santoro e Giovanni Mantovani di “Samarcanda”, Gad Lerner di “Profondo Nord”, Giuliano Ferrara di “Linea rovente”. Ma per ora l’importante è fare piazza pulita. Non il talk di La7, quello non lo sanno fare. Repulisti, si diceva una volta: missione compiuta.

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