Il presidente tunisino Kais Saied ha firmato ieri sera l’atteso memorandum d’intesa per un «partenariato strategico completo» fra la Tunisia e l’Unione europea. L’accordo apre i rubinetti di nuovi finanziamenti per il Paese afflitto dalla crisi economica, ma il grosso dell’intesa resta vincolata a un prestito alla Tunisia del Fondo monetario internazionale, che ancora non si è concretizzato.
Il memorandum è stato firmato in occasione della visita, la seconda in poco più di un mese, della presidente della Commissione Ursula von der Leyen e dei capi del governo di Italia e Paesi Bassi Giorgia Meloni e Mark Rutte. Erano già stato in Tunisia l’11 giugno per convincere Saied a legarsi all’Ue in cambio di una somma considerevole di denaro e con l’impegno a contribuire ad arginare l’afflusso dei migranti verso l’Europa. I tre e il presidente tunisino hanno poi parlato davanti a una platea, ma senza giornalisti o la possibilità di porre una domanda. Per Meloni «questo partenariato deve diventare un modello per le relazioni dell’Unione europea con gli altri Paesi del Nordafrica». Nessuno ha fatto cenno alla questione dei diritti umani in merito al trattamento dei migranti subsahariani.
Il nuovo piano su quattro anni arriva in un contesto di deriva autoritaria del presidente, con una ventina di oppositori politici in carcere, senza che ancora se ne siano capite le ragioni. E in un momento in cui il Paese sta gestendo in maniera caotica e molto poco rispettosa dei diritti umani l’afflusso dei migranti subsahariani, che da qui puntano a Lampedusa.
L’asse principale dell’accordo resta quello di assistenza macrofinanziaria. Ci sono 255 milioni in ballo, ma il grosso dei fondi previsti (900 milioni di euro) sono vincolati al prestito del Fmi. Possono essere invece sbloccati subito 150 milioni da iniettare nel bilancio pubblico tunisino e poi 105 milioni per «il controllo delle frontiere, la ricerca e il salvataggio dei migranti».
L’accordo è basato su cinque pilastri: stabilità macroeconomica, commercio e investimenti, transizione verso l’energia verde, contatti interpersonali e migrazione.
Il primo pilastro elencato dalla presidente von der Leyen è quello delle «connessioni interpersonali». L’Ue aprirà ai tunisini una finestra nel programma Erasmus+, del valore di 10 milioni di euro, per potenziare lo scambio di studenti. Sarà poi lanciata la «Talent Partnerships» per offrire ai giovani tunisini l’opportunità di studiare, lavorare o formarsi nell’Ue. Inoltre 65 milioni di euro andranno a 80 scuole per prepararsi alla transizione digitale e verde. L’Ue ha promesso poi 900 milioni di euro di assistenza macro-finanziaria, che però è legata al piano da 1,9 miliardi di euro tra Tunisia e Fmi, che prevede l’impegno a introdurre un certo numero di riforme. Nel frattempo Bruxelles mette a disposizione del governo tunisino 150 milioni come sostegno immediato al budget.
L’Europa è già il più grande investitore straniero e partner commerciale della Tunisia, ma in autunno sarà organizzato un forum sugli investimenti, che riunirà investitori e istituzioni finanziarie internazionali. È già in cantiere il cavo elettrico sottomarino Elmed, che collega la Tunisia all’Italia, sui cui l’Ue sta investendo oltre 300 milioni. Sarà inoltre concluso un partenariato strategico sull’energia.
Quello sull’immigrazione è l’ultimo pilastro citato dalla presidente della Commissione Ue ma quello su cui si concentra il maggiore interesse a causa dei flussi in grande crescita. E non è un caso se la migrazione — che è l’aspetto che più interessa all’Ue e all’Italia — è messa in fondo all’elenco. Il presidente tunisino Kaïs Saied era stato molto chiaro l’11 giugno scorso, quando aveva detto chiaramente che la Tunisia «non farà la guardia di frontiera per gli altri Paesi». C’è voluto un mese di negoziati e una seconda missione di von der Leyen, Meloni e Rutte per arrivare alla firma del Memorandum d’intesa.
L’Ue mette a disposizione 105 milioni di euro. «Abbiamo bisogno più che mai di una cooperazione efficace», ha ammesso von der Leyen. L’Ue lavorerà con la Tunisia a un partenariato operativo contro i trafficanti di esseri umani e sarà aumentato il coordinamento sulle operazioni di ricerca e salvataggio e di rimpatrio «nel pieno rispetto del diritto internazionale», ha sottolineato la presidente.
Saied è al centro di polemiche per il mancato rispetto dei diritti umani verso i migranti sfollati sul suo territorio. Dopo che il 3 luglio un tunisino è morto in scontri tra popolazione locale e migranti a Sfax, principale base di partenza dei viaggi della speranza, si è scatenata un’ondata di aggressioni razziste a scapito dei subsahariani. Non solo: le forze di sicurezza tunisine hanno portato a forza centinaia di migranti in zone desertiche ai confini con Libia e Algeria, abbandonati lì senza acqua, né viveri. Solo una parte di loro (600, che si trovavano al confine libico) sono stati poi trasferiti dalla Mezzaluna rossa in centri improvvisati nel Sud della Tunisia, in attesa di essere espulsi.
Nella pseudoconferenza stampa, Saied, senza che gli venisse richiesto, ha comunque sottolineato, convinto: «I tunisini hanno dato a questi immigrati tutto quello che poteva essere offerto loro, con una generosità illimitata». Per il momento, proprio le tensioni attuali spingono sempre più migranti a prendere il mare verso l’Italia.