Mentre nella blogosfera italiana si scatenavano i troll per diffondere la menzogna della contraerea ucraina contro la cattedrale di Kyjiv, io ero lì. Tra le macerie, insieme a una delegazione della Commissione esteri della Camera dei Deputati guidata da me e composta dagli onorevoli Giangiacomo Calovini (Fratelli d’Italia), Andrea Crippa (Lega), Arnaldo Lomuti (Movimento 5 stelle) e Ettore Rosato (Italia Viva).
Eravamo lì, a valutare i danni insieme al sindaco e al governatore di Odessa, e soprattutto insieme a decine di odessiti, accorsi sul posto dalle prime ore del mattino, chi con le proprie scope, chi con il cibo per i volontari, tutti intenti a rimuovere le macerie e ripulire il macello fatto dai russi. La Russia vuole così mettere il proprio sigillo di violenza al ritiro unilaterale dall’accordo del grano con centosessantasette attacchi missilistici sparati contro la città negli ultimi cinque giorni. Prima il porto, ora anche il centro abitato che è patrimonio culturale dell’umanità secondo l’Unesco.
Con il bombardamento contro il centro della città la Russia viene meno all’impegno, sottoscritto con altre centonovantaquattro nazioni, di tutelare il patrimonio culturale anche in caso di guerra. È un altro crimine di guerra che si aggiunge alla lista dei tanti atti di vigliaccheria compiuti da Putin e dai suoi sgherri in questi 522 giorni di aggressione.
La reazione internazionale deve essere rapida e inequivocabile: il patrimonio danneggiato deve essere immediatamente ricostruito. L’Italia può essere in prima linea per contrastare l’aggressione culturale che Mosca porta avanti contro i luoghi dell’identità nazionale Ucraina. La Russia poi deve essere sospesa dall’Unesco perché ha violato la Convenzione del Patrimonio Mondiale Unesco del 1972.
Con lo stop unilaterale dell’accordo sul grano, la Russia sta cercando di strangolare l’economia ucraina. L’Ucraina esporta più del cinquanta per cento della propria produzione di grano via nave. Si tratta della principale voce di esportazioni del paese, che ha visto il proprio Pil ridursi del trenta per cento a causa dell’aggressione russa. Dalle esportazioni ucraine dipende la sicurezza alimentare di più di quattrocento milioni di persone nei paesi più poveri dell’Africa, del Medio Oriente e dell’Asia.
Non si può permettere che la Russia ricatti l’Ucraina e affami le nazioni più fragili. Anche su questo, l’Italia deve farsi promotrice di una iniziativa internazionale che, sotto l’egida delle Nazioni Unite, con la Turchia protagonista e coinvolgendo i paesi G7 e i paesi del sud globale, metta a disposizione navi per scortare via mare i carichi di grano ucraini attraverso le acque territoriali della Bulgaria e Romania verso la Turchia. Non si può assistere all’escalation russa che colpisce Odessa senza reagire.