Campetto largoLa proposta sul salario minimo e il timido, timidissimo, risveglio delle opposizioni

Calenda presenta con Conte, Fratoianni, Schlein e +Europa una proposta di legge per introdurre una soglia minima inderogabile di nove euro all’ora per i lavoratori. Italia Viva voterà solo gli emendamenti che condividerà, ritagliandosi un ruolo di mediazione col governo Meloni

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Nove euro all’ora come minimo. A otto mesi dalla nascita del governo Meloni ecco la bandiera unitaria, la prima, delle opposizioni (tranne Italia viva). Dopo settimane di lavoro Partito democratico, Movimento 5 stelle, Azione, Sinistra Italiana, Verdi e +Europa hanno annunciato la presentazione di una proposta di legge sul salario minimo che appunto prevede che «al lavoratore di ogni settore economico sia riconosciuto un trattamento economico complessivo non inferiore a quello previsto dai contratti collettivi stipulati dalle organizzazioni datoriali e sindacali comparativamente più rappresentative (ma quali sono? –ndr) salvo restando i trattamenti di miglior favore e venga comunque introdotta una soglia minima inderogabile di nove euro all’ora, per tutelare in modo particolare i settori più fragili e poveri del mondo del lavoro, nei quali è più debole il potere contrattuale delle organizzazioni sindacali». 

È il primo risultato concreto del campo che si oppone al governo di Giorgia Meloni, la quale non condivide affatto questa idea («può essere giusto da un punto di vista filosofico ma nella sua applicazione rischia di essere un boomerang», disse la presidente del Consiglio). Matteo Renzi sta in mezzo: non gli è piaciuto il fatto di non essere stato coinvolto dagli altri e teme che i nove euro possano diventare nella realtà di più «scassando così i conti». Ma non è contrario all’obiettivo in sé.

Italia viva voterà gli emendamenti che condivide, si ritaglia un ruolo di mediazione quando sarà il momento: «Perfetto per il Terzo Polo – ci ha detto Renzi – è Calenda che deve spiegare perché sta con Fratoianni», spiegando che «il fatto di essere all’opposizione del governo Meloni non significa far parte di una coalizione alternativa». 

Il fatto politico è che su questa materia si sta giocando una partita politica molto seria nel campo delle opposizioni: Elly Schlein ottiene su un piatto d’argento qualcosa di molto concreto, di aiuto ai più deboli, una battaglia sociale dentro un recupero di un’alleanza politica che per varie ragioni si era sbriciolata; Giuseppe Conte poi non ne parliamo: questo tipo di battaglie, spesso ai confini con il populismo clientelare, se le intesta più che volentieri; Fratoianni e Bonelli entrano per la prima volta dall’inizio della legislatura in una iniziativa politico-parlamentare importante; e Carlo Calenda (che ha dato per primo la notizia facendo innervosire Riccardo Magi) rende evidente il suo pragmatismo indipendentemente dagli alleati di turno: stavolta a sinistra, domani a destra. Politicamente per il “campo” è una buona mossa. 

Poi ci saranno tutte le obiezioni di merito oltre alle discussioni sul possibile scavalcamento dei sindacati, e infatti la Cisl appare già più fredda. È una discussione peraltro antica. Posto che il salario minimo esiste in moltissimi Paesi del mondo, il tradizionale timore dei sindacati, non solo italiani, è che la via legislativa li sostituisca determinando così un indebolimento generale dei sindacati a partire dai luoghi di lavoro: nella storia italiana la questione salariale è stata sempre prerogativa delle parti sociali, semmai la politica può intervenire per mediare, aiutare, infine codificare per legge ciò che i sindacati sono riusciti a ottenere. 

Cgil, Cisl e Uil sono sempre state contrarie all’introduzione di un salario minimo de jure. Il motivo è la paura di veder passare in secondo piano la contrattazione collettiva. Il salario minimo potrebbe infatti agire come un catalizzatore al ribasso, indebolendo, invece di rafforzare, il potere contrattuale dei sindacati sia nella negoziazione dei salari che in quella di altri benefici. Vedremo come si muoveranno Cgil Cisl e Uil. Ma è anche vero che l’emergenza-salari richiede risposte molto rapide, specie guardando a certi settori produttivi dove lo sfruttamento è all’ordine del giorno. 

Nove euro all’ora possono rappresentare un problema per tante microaziende che però potrebbero essere incentivate ad accorparsi. Però bisognerà evitare che le aziende si rivalgano sui prezzi rinverdendo così la spirale inflattiva effetto della vecchia scala mobile. E per quanto riguarda l’applicazione di una norma del genere, le opposizioni chiedono che «sia istituita una Commissione composta da rappresentanti istituzionali e delle parti sociali comparativamente più rappresentative che avrà come compito principale quello di aggiornare periodicamente il trattamento economico minimo orario». Ma prima di tutto bisognerà approvarla, questa legge. E il cammino appare lungo e impervio. Le opposizioni però ci provano, e già questo non è poco.