Fattore FUn inventore riconosce una scoperta anche in una barretta Mars fusa in tasca

Non possiamo prevedere tutto e quello che non possiamo prevedere alla fine risulterà avere il maggior impatto sulle nostre vite. Nell’equazione «talento = successo» ci stiamo perdendo una componente importante: la fortuna

Foto di Lissete Laverde su Unsplash

Una storia che sempre mi viene in mente parlando di caso e tempismo è quella che ha portato all’ideazione del forno a microonde. Nel 1941 Percy Spencer è un ingegnere di poco più di cinquant’anni e sta progettando per conto della Raytheon Company una serie di componenti detti magnetron, che generano le microonde necessarie al funzionamento dei radar.

Nel 1944, mentre lavora accanto a uno di questi macchinari, si accorge di un fatto curioso. La barretta di cioccolato Mars che teneva in tasca si è completamente sciolta. L’iniziale dispiacere per aver perso il suo snack pomeridiano vie- ne sostituito da un dilemma da risolvere: non c’erano fonti di calore nelle vicinanze, doveva essere stato qualcos’altro a sciogliere il cioccolato. Ma cosa?

Spencer comincia a studiare e fa esperimenti su esperimenti sulla cottura dei cibi tramite questo nuovo metodo e appena due anni dopo viene messo in commercio il primo forno a microonde, alto un metro e ottanta e pesante trecentoquaranta chili.

È un caso che Spencer avesse una barretta di cioccolata in tasca, un colpo di fortuna che stesse lavorando proprio in quel momento con le microonde e che sia stato davanti a quella macchina abbastanza a lungo per far sciogliere la barretta. E, srotolando ancora la sua storia, le correlazioni imponderabili aumentano: come è arrivato a lavorare lì? Quanto ha influito lo scoppio della Seconda guerra mondiale? Come mai l’azienda aveva deciso di puntare sui magnetron?

Fortuna, fato, caso… ci sono molte definizioni che girano intorno sempre allo stesso concetto di fondo. Non possiamo prevedere tutto e, aggiungo, quello che non possiamo prevedere alla fine risulterà avere il maggior impatto sulle nostre vite. Questo perché noi tendiamo a essere conservativi, a pianificare seguendo una logica, mentre il caso agisce senza un particolare senso, deviando le nostre vite nel bene e nel male.

Questo, però, non ci deve deresponsabilizzare. Uno studio dell’Università di Berlino ha analizzato la componente della fortuna in aziende di successo. Lo studio parte dall’assunto che non c’è un’evidente correlazione tra la distribuzione del talento e quella del successo (inteso come accumulo di ricchezza), e ciò dimostra che nell’equazione talento = successo ci stiamo perdendo una componente importante: la fortuna. Sempre secondo questo studio, la fortuna è quell’elemento imprescindibile che ti permette di passare da good a great, ovvero quello che porta SixDegrees (il primo social network della storia) a diventare Facebook.

A dire il vero a me non piace parlare di «fortuna», in quanto è un concetto estremamente personale. Oltretutto, possiamo definirla tale solo a posteriori, dopo che le conseguenze di un evento si sono verificate. Pensiamo a una persona che vince al SuperEnalotto: un colpo di fortuna si può trasformare in molti modi, può essere l’inizio di una vita felice, oppure di un’esistenza miserabile.

Sono invece profondamente affascinato dal concetto di «caso» e «serendipità», ovvero tutte le cose che ci accadono mentre stiamo cercando di fare qualcos’altro.

Per fare un esempio: i post-it. Quei foglietti quadrati che accolgono da decenni i pensieri di milioni di persone esistono solo grazie alla serendipità. Arthur Fry e Spencer Silver sono due impiegati della 3M e nel 1968 stanno entrambi lavorando a un progetto chiave per l’azienda che solo sei anni prima aveva lanciato il mitico scotch, il nastro adesivo che tutti conosciamo.

L’obiettivo di Fry e Spencer è quello di creare una super colla extraforte. Dopo mesi di esperimenti, le cose non stanno andando molto bene: quella che doveva essere una colla estremamente resistente invece è un adesivo leggero e non si fissa in modo permanente alle superfici. Non sembra avere alcuna utilità, finché Fry non si trova a dover tenere insieme i suoi spartiti durante un concerto in una chiesa.

Ricordandosi dell’adesivo che avevano sviluppato per errore alla 3M, Fry lo utilizza pensandolo come un segnalibro, visto che poteva essere attaccato e staccato senza lasciare traccia. Anche il colore giallo dei post-it è un regalo del caso. È dovuto al fatto che, durante la produzione dei foglietti, nei laboratori della 3M erano presenti solo fogli di carta gialla.

Alle volte mi sembra che sprechiamo un sacco di energie per costruire una realtà in cui ci illudiamo di avere il controllo di tutto quello che ci succede, anche se nell’ottica di creare la nostra grande impresa le cose al di fuori del nostro controllo sono decisamente di più.

Questo non vuol dire che noi come individui non abbiamo un impatto. Anche se non abbiamo il controllo su ciò che ci accade, la nostra reazione è estremamente rilevante. Pensate a tutte le persone che incontriamo ogni giorno per caso: perché alcune rimangono nella nostra vita e altre no?

Perché alla fine siamo noi l’ago della bilancia, ma perdiamo troppo tempo a prevedere cose che non accadranno mai. In qualsiasi corso di imprenditoria e start-up non vi sottolineeranno mai che tutte le grosse aziende sono tali anche per merito del caso.

La strada per realizzare la nostra grande impresa è un po’ come una partita a carte: noi siamo responsabili di ricordarci le altre giocate e di sfruttare al meglio la nostra mano, ma non abbiamo il controllo sulle carte degli altri giocatori né sulle loro scelte.

Quello che possiamo fare però è reagire nel modo più costruttivo possibile e saper riconoscere e cogliere al volo le occasioni che la sorte ci presenta, anche se inizialmente possono sembrare eventi sfortunati.

Sicuramente Fry e Silver saranno rimasti delusi dai risultati della loro invenzione, però non la distrussero e al momento opportuno Fry ebbe l’intuizione corretta per utilizzarla. E Percy Spencer fu abbastanza curioso da voler indagare le cause dello strano episodio che gli era successo con la barretta di Mars, e aperto a esplorare le possibili applicazioni di quella scoperta fortuita.

Il caso ci offre un’opportunità, ma sta sempre a noi decidere di coglierla.

Da “Persone che pensano in grande” di Max Corona, Vallardi, 208 pagine, diciotto euro.

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