Bianco latteL’arte contemporanea sboccia nel cuore di Oleggio

Si chiama SPA (Spazio Per Arte) ed è un nuovo museo privato che vanta duecento pezzi accuratamente selezionati da Luigi Giordano e Laura Crola. Il trait d’union della prima esposizione, curata da Rischa Paterlini e aperta fino al 31 luglio 2024, è il bianco

Vanessa Beecroft VB26, 1997. Foto da performance, vibracolor print 152,4x101,6 © Collezione Laura e Luigi Giordano

Si chiama SPA quello che pare un centro benessere per lo spirito, ma in realtà è un museo privato che accoglie e stimola chi ha voglia di confrontarsi con l’arte contemporanea. Situato nel cuore di Oleggio (Novara), in un edificio risalente al XV secolo, SPA, il nuovo centro espositivo di cinquecento metri quadri inaugurato il 25 novembre, in realtà non trae il suo acronimo dal latino Salus per Aquam, usato per la parte termale degli hotel. 

Lo deriva invece da Spazio Per Arte, con riferimento alle opere contemporanee che vi sono esposte, e/o da Spazio Per Amedeo, come si chiamava il fondatore dell’azienda Giordano, «un uomo amante del bello e della qualità», ricorda il figlio Luigi. Ed è proprio quest’ultimo, con la moglie Laura Crola, il promotore di questa realtà museale privata, il cui obiettivo dichiarato è quello «di usare il visibile, la concretezza dei lavori esposti per far riflettere sull’invisibile, e di sfruttare le opere come meccanismo di pensiero», spiega il mecenate. 

In una collezione di circa duecento magnifici pezzi precedentemente conservati in un deposito, d’altra parte, gli spunti non mancano. Giordano ha costruito la sua corposa raccolta grazie alla vicinanza e alla frequentazione con una serie di galleristi visionari, da Enzo Cannaviello a Lia Rumma, passando per Carlo Santamaria, il cui influsso gli ha consentito di ignorare le mode per puntare su opere che non fossero mera “decorazione”. Ed è riuscito così a individuare e acquistare precocemente opere di artisti quali Kiefer o Cattelan quando ancora nessuno ne parlava. 

Laura Crola e Luigi Giordano

Tuttavia, è stato solo tre anni fa, quando Luigi Giordano ha ceduto al gruppo Auricchio l’attività di famiglia, un caseificio che è stato il primo produttore di mozzarella del Piemonte, che il collezionista ha potuto concepire un modo di condividere la sua passione con il pubblico. I coniugi Giordano hanno quindi incaricato l’architetto Lorenzo Bini-Studio Binocle di recuperare lo storico Palazzo Bellini di Oleggio, mettendo in dialogo il passato sette e ottocentesco dell’edificio con le opere contemporanee da loro possedute, alcune delle quali esposte al pubblico per la prima volta. 

La selezione tra le opere da esporre nel momento dell’inaugurazione di SPA ha seguito due criteri: da un lato, la richiesta di Luigi di «non mettere troppe opere» per lasciare spazio alla loro contemplazione in un contesto già ricco di per sé, tra soffitti a cassettoni, decorazioni murali e i rivestimenti tipici di un’abitazione nobiliare del passato. Dall’altro lato, si è trattato di trovare un trait d’union tra le acquisizioni della collezione: è stato identificato, dalla curatrice a cura di Rischa Paterlini, nel tema della prima esposizione di SPA, il “bianco”. 

Senza che Luigi Giordano se ne accorgesse, è questo colore, legato al latte e dunque all’attività di famiglia, che accomuna parecchie delle opere da lui acquistate, a firma di Hermann Nitsch, Georg Baselitz, Anselm Kiefer, Vanessa Beecroft o Wolfgang Laib (di cui un’opera, di una purezza e incisività vertiginosa, occupa una stanza a sé). O meglio è questo non colore che le unisce, come una pagina bianca da cui partire per riflettere sulla creatività e la bellezza, come un invito a fare piazza pulita delle sovrastrutture mentali e del rumore generato da un flusso continuo di informazioni, raramente rilevanti. 

Glenn Sorensen, Self Portrait, 1998. Olio su tela 51 x 40,5 cm © Collezione Laura e Luigi Giordano

Proprio per questa attenzione all’aspetto mentale delle opere, l’inaugurazione di questa nuova forma museale si accompagna a un programma di public lecture sotto la Supervisione scientifica e curatoriale di Francesca Valentini, ricercatrice e curatrice. “ARTESOFIA” è un ciclo di incontri a cadenza mensile dedicati a filosofia, arte e letteratura e ai nessi tra arte e cura dell’anima. 

Inoltre Federica Mingozzi, responsabile Educazione e rapporti con il territorio, ha elaborato un programma ad hoc per alcune scuole della zona, in modo da favorire nei ragazzi un approccio non intimorente all’arte contemporanea. L’ambizione delle attività didattiche e del programma rivolto al pubblico è quella di attirare l’attenzione su una realtà espositiva, che sicuramente merita una visita, oltre che di aprire la mente dei visitatori alle provocatorie idee dei maggiori artisti del nostro tempo. 

Occorre conoscerli perché solo apprendendo ed esaminando le riflessioni di chi ha creato e innovato prima di noi è possibile coltivare un pensiero autonomo e inventare ciò di cui il nostro mondo ha bisogno. Per innovare occorre conoscere il passato, arrivando a volte fino al paradosso enunciato da Antoni Gaudì: «L’originalità consiste nel tornare alle origini». 

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