«Dobbiamo arrivare a sviluppare una figura di prossimità per prendere per mano le persone che non si rivolgono allo psicologo, per lavorare preventivamente e promuovere in modo attivo salute e benessere prima della malattia conclamata» dichiara a Linkiesta l’Onorevole Ilenia Malavasi, deputata del Pd. Il comitato ristretto della Commissione per la proposta di legge sullo psicologo di base ha approvato un testo base che prevede l’istituzione di un servizio ad accesso diretto da parte del cittadino.
«Chi non ha la possibilità di rivolgersi a un privato perché non se lo può permettere, potrà recarsi presso i distretti e le Case di Comunità e trovare il servizio» spiega a Linkiesta l’Onorevole Luciano Ciocchetti deputato di Fratelli d’Italia, primo relatore della Commissione sulla proposta di legge. «Rispetto a diversi studi che sono stati fatti, c’è un problema di stigma sociale molto forte che porta le persone a rifiutare di accedere alla richiesta di aiuto – prosegue Malavasi, firmataria di una delle proposte di legge per lo psicologo di base –. Il quarantasette per cento dei pazienti rifiutano percorsi psicoterapeutici riabilitativi proprio per la paura di essere identificati come malati e solo il venti per cento delle persone chiede aiuto tramite il medico di base, ma un’altrettanta percentuale lo fa tramite il Pronto Soccorso o tramite i familiari che si rivolgono poi ad altri specialisti».
Per istituire una figura con un rapporto di prossimità alle persone, alle famiglie e alle comunità, finalizzata a intercettare precocemente e diminuire il peso dei disturbi psicologici, organizzare e gestire l’assistenza psicologica decentrata rispetto ad alcuni tipi di cura, sono state depositate in Parlamento sette proposte di legge: quattro di maggioranza (Fratelli d’Italia, Noi Moderati, Forza Italia e Lega Nord), tre di minoranza di cui una del Movimento Cinque Stelle e due del Pd. Lo sforzo del Comitato ristretto è stato quello di riunirle in un testo unico che contemperasse gli interessi delle varie parti, rispettasse la normativa nazionale vigente e l’autonomia delle Regioni, tenendo in mente l’obiettivo di garantire un primo livello di assistenza psicologica di qualità, accessibile, efficace, cost-effective assicurando una rapida presa in carico del paziente. Secondo le norme sanitarie vigenti potranno espletare il servizio gli psicologi che hanno anche il titolo di psicoterapeuta.
«Lasceremo alle Regioni la parte gestionale e la parte organizzativa in base al proprio sistema sanitario territoriale» spiega Ciocchetti. Gli enti locali dovranno raccogliere i nominativi con elenchi regionali di professionisti per dare garanzia dell’accreditamento e verificare i requisiti. Cinque di loro, Piemonte, Toscana, Abruzzo, Campania e Puglia hanno già legiferato in materia e altri due Lombardia e Sicilia che hanno già approvato nel consiglio regionale all’unanimità questa proposta. «Insieme queste Regioni hanno trentatré milioni di abitanti quindi significa che circa il cinquanta per cento dei cittadini italiani ha già la possibilità di accedere perché è stata già prevista una copertura regionale» dice Malavasi. Ora si tratta di estendere la normativa a tutta la penisola.
Il tema della salute mentale diventa sempre più urgente nel nostro Paese: nel 2021 sono stati spesi 1,7 miliardi per accedere a un servizio di supporto psicologico e si stima che il numero di persone con disturbi emotivi sia aumentato del venticinque per cento. Il sessantacinque per cento della popolazione italiana dichiara di aver vissuto un recente disagio. L’Italia si colloca tra gli ultimi posti in Europa per la spesa sanitaria in salute mentale, che è solo del 3,4 per cento. «Nella manovra presentata dal Governo ci sono dei fondi destinati alla Sanità oggetto di controversia tra maggioranza e opposizione, ma nella bozza della Legge di Bilancio 2024, non c’è una sola parola che riguardi il tema della salute mentale» spiega a Linkiesta il senatore Pd Filippo Sensi, promotore del Bonus psicologo e firmatario di una delle proposte di legge per lo psicologo di base.
Quattro italiani su dieci non sono soddisfatti del proprio stato di salute mentale, lo dichiara un’indagine demoscopica condotta da Ipsos per conto di Janssen Italia, azienda farmaceutica di Johnson & Johnson. Nei dati raccolti a spiccare sono i sintomi di ansia generalizzata riferita al sessantasette per cento degli intervistati, mentre la sintomatologia depressiva riguarda un intervistato su cinque. Per quanto riguarda i giovani, un ragazzo su cinque soffre d’ansia, ma uno su tre percepisce ancora come stigma la richiesta d’aiuto.
Un cambio di paradigma appare necessario: «Facilitando l’accesso allo psicologo di base costruiremo un ponte di fiducia tra la persona che ha dei disturbi o dei disagi e questo primo livello di assistenza. Questa figura per sempre incardinata nel Sistema Sanitario Nazionale, potrà quindi svolgere un ruolo di supporto continuativo nel tempo» aggiunge Malavasi. La misura, spiega Ciocchetti, deve rientrare all’interno del finanziamento del Sistema Sanitario Nazionale, poi «se riusciremo a trovare in accordo col Ministero della Salute anche un minimo di disponibilità di ulteriori risorse, ben venga». Sarà un decreto del governo, sottolinea il deputato Fdi, a definire se e quanto il cittadino dovrà pagare per il servizio. L’efficacia della legge dipenderà da quanti professionisti si riusciranno a garantire all’interno delle strutture sanitarie e dalla copertura finanziaria, spiega Malavasi. Oltre alla politica, anche la società si sta muovendo per far fronte al disagio mentale. L’Università di Bari, ad esempio, è il primo ateneo in Italia ad aver introdotto un bonus di trecento euro una tantum rivolto a tutti gli studenti che vogliano usufruire di un psicologico privato.
Fedez, noto rapper e influencer che per esperienza personale si fa portavoce dei soggetti fragili, ha parlato alla trasmissione Che Tempo che fa chiedendo alla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e al Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti di continuare a finanziare il Bonus psicologo, ha lanciato una petizione a sostegno della misura che in quarantotto ore ha raggiunto 300.000 sottoscrizioni e inviato una lettera al ministro della Salute Orazio Schillaci allegando le firme, chiedendo di inserire il tema della salute mentale tra le priorità del Paese e di sbloccare i fondi per il 2023, pari a cinque milioni. Grazie al suo impegno il decreto attuativo per il Bonus psicologo, che prevede anche il riparto di otto milioni per il prossimo anno, diventerà operativo entro fine mese.
«È una buona notizia che il Ministro Schillaci abbia firmato il decreto ministeriale per l’erogazione del Bonus psicologo – dichiara Maria Cristina Pisani, Presidente del Consiglio Nazionale dei Giovani -, rendendo strutturale questa misura e aumentando l’importo massimo del contributo così come avevamo richiesto anche nel Piano Nazionale Giovani 2024. Il Bonus deve essere parte di un piano più organico e permanente che permetta di rafforzare e aumentare i servizi di sostegno alla salute mentale, ad esempio come già sperimentato in alcuni distretti sanitari territoriali, la figura dello psicologo di base e di divulgare, tra le giovani generazioni, una maggiore consapevolezza dell’importanza della salute mentale per superare lo stigma ed evitare la solitudine e l’abbandono a cui sembrano essere destinati troppi ragazzi e ragazze».
Per l’Onorevole Malavasi il tempismo del Ministero non è dei migliori: «Peccato che ci arriviamo quasi con un anno di ritardo e che nel frattempo abbiamo mancato di sostenere le richieste di aiuto delle persone che non hanno la possibilità di rivolgersi a uno specialista privato» commenta. Nel 2022, secondo i dati raccolti, i richiedenti erano circa 400.000 ma solo 40.000 hanno avuto accesso al Bonus e oltre il sessanta per cento aveva un’età inferiore ai trentacinque anni. «È la dimostrazione — prosegue la deputata Pd — di disagi, disturbi, fragilità e solitudini crescenti che richiedono una presa in carico precoce».
Secondo Sensi, Bonus e psicologo di base sono due misure che potrebbero convivere: «La maggioranza voleva un intervento più strutturale e abbiamo fatto le proposte. Penso che i due strumenti possano e debbano andare insieme perché uno riguarda l’idea che come si possa andare dal medico di famiglia, così si possa andare dallo psicologo di base; l’altro riguarda dei soldi dati direttamente alle famiglie, che possono utilizzarli con dei professionisti, in base alle proprie necessità». Il testo base della proposta di legge sarà adottato dalla Commissione e verranno fissati i tempi per gli emendamenti. Considerando la sessione di Bilancio, sarà difficile che la proposta di legge venga approvata entro fine anno ma le prospettive sono positive: «Dato che il primo relatore è di Maggioranza, il percorso è stato sicuramente concertato con il Governo» conclude Malavasi.