Questo è un estratto di “La linea” la newsletter de Linkiesta curata da Francesco Cundari per orientarsi nel gran guazzabuglio della politica e della vita, tutte le mattine – dal lunedì al venerdì – alle sette. Più o meno. Qui per iscriversi.
Finché morte non ci separi
Tra oggi e domani, prima con la direzione del Pd e poi con il vertice tra i partiti di maggioranza dedicato allo stesso tema, dovrebbero chiarirsi le posizioni in campo sul principale argomento al centro della politica italiana, che non è ovviamente né la crisi di Gaza né la guerra in Ucraina, tanto meno l’assassinio di Navalny e la crescente minaccia rappresentata dal regime russo, bensì l’annosa questione del terzo mandato per sindaci e presidenti di Regione ansiosi di ricandidarsi (attualmente la legge pone il limite a due). Quel che sappiamo con certezza è che al momento entrambi i principali schieramenti sono spaccati (il Pd, che in fondo fa schieramento a sé, è ovviamente spaccato al suo interno). Allergico come sono alla retorica dei sindaci «vicini al territorio» e ai presidenti di Regione che si autonominano «governatori» (ma a questo punto, dovessero spuntare pure la facoltà di ricandidarsi in eterno, proporrei le più tradizionali definizioni di «principato» o «signoria»), mi auguro che il vincolo ai due mandati rimanga, anche per le ragioni istituzionali spiegate oggi da Franco Monaco in un articolo su Domani, in cui parla del vincolo come di un «naturale, saggio corollario dell’elezione diretta».