«Ho telefonato ad Alessandra Todde, eletta Presidente della Regione Sardegna, per porgerle i miei auguri di buon lavoro. Ci tengo a ringraziare Paolo Truzzu e tutta la coalizione del centrodestra, che con le sue liste si conferma la più votata dagli elettori. Le sconfitte sono sempre un dispiacere, ma anche un’opportunità per riflettere e migliorarsi. Impareremo anche da questo». Lo ha scritto sui social la premier Giorgia Meloni dopo la sconfitta elettorale in Sardegna.
Il messaggio è lo stesso che era stato diramato dalla stessa premier poco prima in una nota congiunta con Matteo Salvini e Antonio Tajani, leader degli altri due partiti di maggioranza. L’idea è far trasparire una certa unità d’intenti, l’immagine di una sconfitta compresa e già superata, messa alle spalle nella consapevolezza che la coalizione di centrodestra possa ripartire subito avendo capito i propri errori.
Le maggiori preoccupazioni al momento sembrano tutte interne a Fratelli d’Italia, dove crescono i timori per i prossimi appuntamenti elettorali. Un esempio: le regionali in Abruzzo, dove corre Marco Marsilio, altro candidato meloniano, come Paolo Truzzu.
Sul Corriere, Francesco Verderami scrive che il voto di domenica ha modificato anche il timing di Meloni, che immaginava di chiudere alle elezioni europee di giugno i conti con il segretario della Lega. «Dovevano essere cinquanta milioni di italiani a fissare una volta per tutte i rapporti di forza nella maggioranza», si legge nell’articolo. «Invece ora potrebbe bastare un milione e mezzo di elettori per stravolgere lo scenario. Perché se il centrodestra incespicasse in Abruzzo o in Basilicata, la débâcle sarda non sarebbe interpretata come un semplice scivolone sul percorso ma come l’inizio di una fase negativa che potrebbe influire sull’appuntamento delle europee».
Il timore è quello di vedere indebolirsi la leadership di Fratelli d’Italia nell’alleanza con Lega e Forza Italia. Quindi occhio ai prossimi appuntamenti elettorali. Perché Meloni non può permettersi un bis della Sardegna – momento da derubricare immediatamente a intoppo isolato.
Il calendario propone elezioni in Abruzzo, dove si vota il 10 marzo, tra meno di due settimane. È previsto un comizio il 5 marzo, a L’Aquila, e forse un altro a Pescara. Lì governa da cinque anni Marco Marsilio, molto legato alla premier e simbolo del nuovo corso di Fratelli d’Italia, presente e vincente nei territori.
Su Repubblica, Lorenzo De Cicco scrive che «in teoria, come lo era la Sardegna, anche l’Abruzzo sarebbe un match chiuso», almeno all’apparenza. «Ma il centrosinistra si è aggregato in formato campo larghissimo – da Azione e Iv ai rossoverdi, insieme a Pd e 5 Stelle – e stando agli ultimi sondaggi commissionati dal Nazareno la distanza si sarebbe ridotta a una manciata di punti. Ecco perché a via della Scrofa, dopo la sveglia di Cagliari, iniziano a preoccuparsi sul serio. Meloni ci sta mettendo la testa. Più di quanto avrebbe voluto, visti i dossier sempre più rognosi, nazionali e internazionali, che planano sulla sua scrivania. Altro segnale: giovedì è attesa al Cipes, per sbloccare il raddoppio della Roma-Pescara».