Questo è un estratto di “La Linea” la newsletter de Linkiesta curata da Francesco Cundari per orientarsi nel gran guazzabuglio della politica e della vita, tutte le mattine – dal lunedì al venerdì – alle sette. Più o meno. Qui per iscriversi.
Scrive Lorenzo De Cicco su Repubblica che l’assenza di Marta Fascina al congresso di Forza Italia, dopo le numerose assenze dal parlamento, è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, tanto che diversi deputati sabato, nei corridoi del Palacongressi dell’Eur, avrebbero suggerito la seguente rappresaglia: «Togliamole la giustificazione!» (Forza Italia ne ha due, ognuna delle quali, spiega De Cicco, consente «al deputato che marca visita di non subire una decurtazione in busta paga: 206 euro a seduta»). Il meno che si possa dire, a proposito di questa triste storia, è che un tempo i dirigenti di Forza Italia erano più generosi con gli affetti del loro leader. Penso in particolare a quei parlamentari capaci nel 2011 di sancire con un voto che la diciassettenne Karima el Mahroug, in arte Ruby Rubacuori, fosse la nipote del presidente egiziano Hosni Mubarak (o quanto meno che questa fosse la sincera convinzione di Silvio Berlusconi, e che dunque solo per questo motivo, squisitamente diplomatico, l’allora presidente del Consiglio si fosse affrettato a sottrarla alle grinfie della questura di Milano).