Agricoltura vs natura Perché il più grande progetto per la biodiversità del Pnrr è stato depotenziato

Filari di pioppi ordinati o il groviglio della vegetazione? Sul futuro delle rive del Po ambientalisti e associazioni agricole hanno idee molto diverse, e il progetto di rinaturazione del fiume ha dovuto trovare un compromesso

Wikimedia Commons

Il più grande progetto del Pnrr dedicato alla biodiversità e all’adattamento al cambiamento climatico è diventato un po’ più piccolo. Si tratta della rinaturazione del bacino del fiume Po, un intervento da trecentocinquantasette milioni di euro, pensato per proteggere gli habitat fluviali e dare all’acqua più spazio per muoversi senza causare danni. A metà gennaio, dopo due anni di consultazioni, conferenze e tempi morti, il progetto è stato ridimensionato, andando incontro alle richieste di Coldiretti, di Confagricoltura e dell’Associazione italiana pioppicoltori. Proprio intorno agli interessi di chi coltiva pioppi lungo il fiume è nato il conflitto tra rinaturazione e agricoltura.

Ma facciamo un passo indietro. La rinaturazione del Po si trova al punto 3.3 della misura M2C4 “Tutela del territorio e della risorsa idrica” del Pnrr, parte della missione “Rivoluzione verde e transizione ecologica”. Gli interventi sono guidati dall’Agenzia interregionale per il fiume Po (AIPo) con l’Autorità di bacino distrettuale del fiume Po (Adbpo) e le Regioni Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto. Il doppio scopo è quello di ripristinare gli ambienti naturali (nei documenti, questo obiettivo viene chiamato Linea R) e ridurre il rischio idrogeologico (Linea M).

Nonostante non abbia raggiunto quasi mai le pagine dei giornali nazionali, si tratta di un progetto massiccio, che dovrebbe toccare undici province e centosei Comuni e far compiere all’Italia un bel passo in avanti nella direzione del Green deal e della Nature restoration law; quest’ultima, infatti, prevede proprio la rinaturazione dei fiumi europei per il quindici per cento della loro lunghezza entro il 2030. 

Coltivazione del pioppo ad ovest di Cremona, verso Spinadesco (ph. Daniro Mandelli)

Nell’estate del 2023, AIPo aveva diffuso un comunicato spiegando come il progetto stesse «procedendo secondo la tabella di marcia», e dichiarato ad IrpiMedia – che sul tema ha realizzato una lunga inchiesta – come «la fase partecipativa coordinata sul territorio» non avesse fatto emergere «particolari criticità», anzi, si diceva, «le comunità intervenute si sono dimostrate molto interessate e favorevoli». I Report pubblicati da Adbpo in chiusura di questa fase raccontavano però una storia diversa e infatti il 2 ottobre AIPo stessa ha dovuto smentirsi e sospendere il progetto.

Parte del malcontento riguardava le conseguenze del progetto sulla pioppicoltura. Dei timori dei pioppicoltori si era parlato a metà novembre in un articolo del Post. Questi imprenditori coltivano i terreni vicini alle rive del fiume per produrre carta, imballaggi e compensato, e secondo la prima versione del progetto avrebbero dovuto subire espropri e revoche di concessioni per permettere ad AIPo di portare avanti il processo di rinaturazione. L’entità di questi espropri rimaneva dubbia, con cifre diverse fornite da associazioni, sindacati, enti attuatori.

Il verdetto finale è arrivato il 12 gennaio, quando si è chiusa la Conferenza dei servizi. Stando a quanto si legge sul sito di AIPo, per risolvere il problema «sono state ridotte le aree interessate dagli interventi. Di conseguenza, saranno minori rispetto alla prima elaborazione anche espropri e revoche di concessioni». Non solo: sempre per proteggere le coltivazioni, gli interventi di vera e propria rinaturazione (Linea R) sono ora previsti solo all’interno della «fascia di mobilità», cioè quella più immediatamente vicina al fiume.

È difficile in questo momento capire quanto il ridimensionamento impatterà sull’efficacia dell’intero progetto, perché ogni intervento verrà rimodulato singolarmente. A fare da modello saranno cinque interventi pilota (su cinquantasei) a cui verrà data la precedenza nei prossimi mesi, e i cui dati sono già disponibili sul sito di AIPo. Guardando a queste cinque schede prioritarie” vediamo che in un caso le azioni di rinaturazione (Linea R) sono state completamente cancellate, mentre negli altri, come ricordato sopra, sono state confinate alla sola fascia di mobilità. Le aree che verranno espropriate o acquisite per realizzare parte di questi cinque interventi, si legge, sono state ridotte di più del quaranta per cento (da 1.373 a 791 ettari).

Le modifiche al piano hanno raccolto reazioni molto negative da parte degli ambientalisti locali, che già nella fase partecipativa avevano espresso le proprie perplessità. «Pur ovviamente considerando un fatto positivo che si intervenga sul Po – ha dichiarato a Linkiesta Daniro Mandelli del Circolo Vedo Verde Legambiente di Cremona – abbiamo fin da subito rimarcato che si trattava di un piano timido. Visto che le aree della golena [la golena è l’area tra le rive di un fiume e i veri e propri argini, in condizioni normali va incontro ad allagamenti periodici ed ospita habitat rari, protetti a livello europeo, nda], sono state vendute o concessionate agli agricoltori, pioppicoltori in particolare, noi chiedevamo invece un maggior impegno per recuperare almeno la parte più a ridosso della sponda fluviale, rivedendo le concessioni dei terreni demaniali».

Secondo Mandelli, la nuova versione del progetto è ancora più debole: «In questo modo, cioè non intervenendo in modo significativo sull’agricoltura intensiva, tutto il progetto rischia di ottenere poco o nulla sul fronte del Green deal, della transizione ecologica, del miglioramento della qualità delle acque e della preservazione della risorsa idrica, del recupero di biodiversità, della creazione di sistemi verdi consolidati in grado di contrastare i cambiamenti climatici. È evidente che non si intende, o si fa molta fatica, mitigare l’impatto del sistema agro-industriale sull’ambiente fluviale».

Esultano invece le associazioni di categoria ed alcuni esponenti politici di destra e centrodestra. È il caso dell’assessore al Territorio e Sistemi verdi di Regione Lombardia, Gianluca Comazzi, che da marzo 2023 è anche presidente di AIPo e nei mesi autunnali ha contribuito ad alzare la tensione intorno al progetto, facendosi portatore delle richieste dei pioppicoltori. A gennaio Comazzi ha dichiarato a La Provincia di Cremona e Crema che le revisioni al progetto potranno sbloccare fondi per incrementare la sicurezza idrogeologica e addirittura favorire la discussa bacinizzazione del Po. Questo intervento servirebbe a rendere il fiume facilmente navigabile e non è previsto dal Pnrr.

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