A pochi mesi dalle elezioni Europee il continente si è svegliato dal suo torpore con una dichiarazione di Charles Michel, che riprende le dichiarazioni di Emmanuel Macron. Un risveglio traumatico: «Prepariamoci a un’economia di guerra, se vogliamo la pace prepariamoci alla guerra», una ripresa del detto latino si vis pacem para bellum.
Una dichiarazione, dopo quella di Macron, che portando alle estreme conseguenze il ragionamento parlava di uomini da mandare in Ucraina per una difesa più efficace.
Dichiarazioni che hanno suscitato un vespaio di controdichiarazioni e l’indignazione di chi preferisce la bandiera bianca di Papa Francesco. Eppure è una dichiarazione che ci sbatte in faccia una realtà che non può più essere ignorata.
Il mondo è in fiamme, il terrorismo di matrice islamica ha appena compiuto una strage in Russia, uno dei Paesi più controllati e militarizzati, ma in realtà è attivo dal Sud est asiatico, con stragi che poco o nullo spazio trovano nei nostri notiziari, sino all’Europa dove si susseguono accoltellamenti e ferimenti in Francia, Belgio, Olanda, Gran Bretagna.
La guerra in Medio Oriente, provocata dai tagliagole di Hamas, lascia l’unica democrazia di quella zona sempre più sola e in pericolo. Per di più in questa area vi è una valutazione profondamente errata che vede la guerra come un conflitto per la terra, quando invece è un conflitto per l’egemonia totale in quell’area di un califfato secondo i principi del fondamentalismo islamico.
Nel cuore dell’Europa, l’Ucraina è in grossa difficoltà e le minacce di Vladimir Putin ai Paesi Baltici e ai Paesi nordici sono sempre più concrete.
A fronte di questo l’Onu è sempre più impotente e gli Stati Uniti affrontano un’elezione che da l’idea della sua crisi: da un lato un presidente uscente, Joe Biden, anziano e debole, con alle spalle un Partito Democratico sempre più in preda alla ideologia woke, e uno sfidante, Donald Trump, con una pericolosa visione del mondo.
Comunque vadano le elezioni americane, il minimo che ci si possa aspettare dagli Stati Uniti è un graduale disimpegno dalla Europa per concentrarsi sul Pacifico e le sfide con la Cina e sempre meno disposto a impegnarsi per il Medio Oriente, una area vitale per l’Europa.
L’Europa si trova quindi ad affrontare sempre più da sola una crisi geopolitica che rischia di vederla soccombente.
Per questo le prefiche dei pacifisti nostrani solo pericolose, perché ci allontanano dalla realtà. Una realtà che finalmente qualcuno ha visto e ci ha sbattuto in faccia aprendoci gli occhi, l’Europa deve creare una sua forza anche militare, affrontare l’espansionismo criminale di Putin e l’estremismo islamico alzando bandiera bianca ci riporta al passato quando un’Europa cieca e cinica pensò di blandire Adolf Hitler con le buone intenzioni e poi si è trovata ad affrontare una guerra mondiale che senza l’aiuto americano ci avrebbe visto soccombenti.
Prepararsi ai tempi che verranno presuppone non solo preparare una forza militare di deterrenza adeguata, ma prioritariamente riscoprire i valori fondamentali su cui si basa la nostra civiltà, e questo vuol dire combattere l’ignoranza, la propaganda, la cultura antioccidentale, capire l’importanza della libertà e riscoprire qualcosa che abbiamo completamente perso, la voglia di difenderla questa libertà.
Difendere la libertà ovunque è in pericolo, riuscendo a capire chi è il nemico. Il nemico è Putin, che capisce solo la deterrenza e la volontà di difenderci, il nemico è Hamas, che vuole cancellare Israele perché rappresenta i nostri valori, il nemico è la nostra ignavia, il nostro egoismo, il nemico è la nostra profonda ignoranza alimentata da cattivi maestri che non hanno mai smesso di sedersi in cattedra.
La nostra campagna elettorale è mediocre, banale, si nutre di piccole baruffe. Ben venga quindi chi è capace di leggere la realtà e ci sveglia dal nostro ipnotico torpore e dalla nostra ignoranza.
L’Europa è sempre più chiamata a difendersi e per difendersi ci vuole un esercito, ma anche un risveglio delle coscienze.
Gli Stati Uniti d’Europa diventano sempre più urgenti, abbiamo una moneta comune, ora dobbiamo avere un esercito comune, una coscienza comune, una volontà comune.