Ecologia integraleInterrogarsi sull’emergenza climatica vuol dire capire il ruolo dell’uomo nel mondo

In “Oltre il dualismo natura/cultura” (Castelvecchi editore), Lino Rossi spiega perché la crisi dell’ambiente e della cultura sono intrecciate tra loro, e da dove partire per studiarle insieme

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Il termine oikos, da cui deriva l’indagine ecologica, significa letteralmente ‘occuparsi della dimora’; lo spazio che l’uomo abita, il suo abitato. Non riguarda semplicemente l’ambiente naturale ma, in ampia accezione, il contesto generato dall’umanità nel suo percorso storico, comprese le opere tecniche, sociali e culturali che hanno contribuito a trasformare l’habitat in funzione di nuovi bisogni e alla ricerca di sempre maggiori risorse.

Per questo motivo l’ecologia manifesta una vocazione scientifica, pretendendo per sé un sapere – un logos – che la colloca in un ambito di studi complesso e articolato, con obiettivi rivolti verso i meccanismi più complessi dell’intreccio fra uomo e natura. Ma sbaglieremmo se volessimo delineare così i contorni di un mero ambito disciplinare, circoscrivendo il suo orizzonte speculativo in uno stato in luogo utile nel definire i contenuti di una scienza positiva, senza tuttavia porre a questione il rapporto uomo/natura come condizione esistenziale, gravida, come vedremo, di conseguenze di natura etica e politica.

L’ambiente, inteso in senso oggettivo, termine finale dell’obicere, può essere sottoposto a una riduzione di tipo analitico, tale da consegnarsi all’ordine di un discorso scientifico. Eppure, l’oikos non si presta docilmente a un simile processo di reificazione. In quanto dimora, reclama una curvatura riflessiva; si rivolge verso un’intimità destinata a mettere in moto il sapere, stravolgendo la sua missione che da esplicativa si rende partecipata, oltreché esploratoria. Della dimora ci si occupa, ci si prende cura; la si custodisce. In tal senso, il richiamo già biblico e poi heideggeriano alla custodia, offre l’opportunità di riflettere sull’importanza degli scenari del tutto peculiari a cui l’indagine ecologica schiude lo sguardo.

È evidente che qui stiamo delimitando il campo della disciplina entro ciò che appartiene all’umano: all’ecologia umana, pertanto. Ma ci chiediamo se esista uno spazio relativo alla dimora – una casa comune, così definita da Papa Francesco – in grado di sfuggire alla presenza dell’uomo. L’Antropocene, come vuole la sua stessa definizione, identifica una nuova era posta sotto il timbro dell’azione antropica, alla cui potenza sembra che nulla possa essere sottratto; eppure si tratta di una illusione, come cercheremo di mostrare in seguito.

Perciò l’ecologia umana, in quanto sapere disciplinare, benché complesso, ancora non basta per affrontare in termini epistemici e morali la questione uomo/natura. La sfida in gioco si pone su di un livello più ampiamente filosofico; si tratta di valutare l’uomo con la natura, e non solo: l’uomo con l’uomo, con la natura, sottoponendo a giudizio la preposizione assieme a tutte le sue conseguenze.

Questionare sul con equivale a estendere il campo riflessivo in senso etico, attraverso un percorso destinato a evadere dal terreno della scienza, senza rinunciarvi o tantomeno rifiutarlo, e interrogare la presenza umana di fronte alle scelte che incombono su una dimora le cui sorti appaiono strettamente collegate all’agire individuale e collettivo. Si devono rifare i conti con l’uomo e la sua scienza s’intende, ma anche coi poteri del capitalismo tecnologico e finanziario, storicamente e politicamente situato. Un’ecologia che interroga e si interroga; vede, conosce e agisce. Un’ecologia integrale. Che significa anche critica ed eticamente orientata.

Estratto da “Oltre il dualismo natura/cultura. Sfide teoretiche per l’Antropocene” di Lino Rossi e Andrea Borghini, Castelvecchi editore, pp. 100, 14,50€.

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