«Questo è un punto di partenza e non di arrivo. Abbiamo tantissimi progetti che riguardano sostenibilità e l’innovazione dei prodotti, anche in categorie diverse, che presto arriveranno sugli scaffali». Alessio Bruschetta, amministratore delegato di Eridania Italia, ha chiuso così l’incontro per celebrare i centoventicinque anni dell’azienda. Ed è proprio lo sguardo verso il futuro, soprattutto nel settore della sostenibilità ambientale, che interessa all’azienda icona della dolcificazione in Italia: entro il 2030 si punta a una riduzione del dieci per cento del consumo di energia e una riduzione del trentacinque per cento delle emissioni di Co2 rispetto ai dati del 2015. Un altro obiettivo è quello di non prelevare più acqua dalle strutture di produzione dello zucchero. Guardando ancora più lontano, si punta entro il 2050 a raggiungere la carbon neutrality.
La sfida al cambiamento climatico interessa in modo particolare il settore dolciario in quanto le piantagioni da zucchero sono particolarmente sensibili agli eventi meteo estremi: ad esempio, non si è ancora incominciata la semina perché sta piovendo troppo. Eridania, fin dal 2013, ha iniziato ad occuparsi di ambiente con la richiesta della Dichiarazione Ambientale di Prodotto (Epd) che descrive in maniera oggettiva gli impatti ambientali di un determinato prodotto. Grazie a questo strumento, si può tenere controllato l’impatto ambientale dell’azienda e vedere i miglioramenti.
In dieci anni Eridania è riuscita a ridurre del trentacinque per cento le emissioni di anidride carbonica e risparmiare ogni anno l’equivalente d’acqua di cinquecento piscine olimpiche. «Continuiamo quindi a muoverci sul sentiero tracciato per delineare ulteriormente lo sviluppo della categoria, mantenendo alti i livelli di qualità dei nostri prodotti con un’attenzione particolare al tema della sostenibilità, su cui investiamo da oltre un decennio – spiega Bruschetta – vogliamo che il nostro impatto positivo in materia di sostenibilità ambientale, sociale e di attenzione alla salute delle persone sia sempre più evidente e condiviso».
L’industria dolciaria, in questi ultimi anni, sta seguendo con interesse il tema della nuova normativa europea sui prodotti monouso che punta a ridurre il materiale plastico in circolazione, dalle bustine di olio fino agli shampoo, a partire dal 2030. Il voto finale è previsto per fine mese e uno degli osservati speciali sono appunto le bustine di zucchero: «La normativa parte da un principio sacrosanto – risponde Bruschetta – però dobbiamo pensare che nel nostro caso parliamo di zucchero e post Covid soprattutto nessuno lo prende da un dispenser condiviso. La normativa sta trovando un buon bilanciamento tra l’obiettivo prefissato e le norme igieniche: prevede per lo zucchero che, se la parte plastica all’interno delle bustine non supera il cinque per cento, si può usare lo stesso. Questa è l’applicazione del buon senso a una normativa giustissima».
L’azienda è uno dei brand più riconoscibili del nostro Paese, è stata inserita nel registro speciale dei marchi storici di interesse nazionale e quest’anno verrà stampato anche un francobollo celebrativo per i suoi 125 anni. La storia di Eridania nasce a Genova nel 1899 e nel 2016 viene acquisita al cento per cento dal gruppo francese Cristial union, il quale però non ha cambiato la struttura della società dolciaria: «Qui abbiamo un gruppo tutto composto da italiani – spiega Bruschetta – Cristal union è presente, ma lascia molta libertà riconoscendo nel management locale la conoscenza del proprio mercato». L’anno scorso, il fatturato di Eridania Italia (comprensivo della commercializzazione dei prodotti della raffineria di Brindisi) ha raggiunto i 354 milioni di euro, può vantare 200 dipendenti sul territorio italiano e ha uno dei centri di confezionamento di zucchero più grandi d’Europa.