Giorgia Meloni riporta in auge l’Italietta che nei momenti chiave si isola nelle sue furbizie e parafrasando Hannah Arendt nella pavidità del male. I Paesi del mondo libero e democratico hanno quasi tutti deciso di allentare le restrizioni che impedivano l’uso di armi in dotazione all’Ucraina in gradi di colpire le postazioni sul suolo russo da cui partono gli attacchi di Mosca.
Il governo tedesco ha autorizzato Kyjiv a utilizzare le armi inviate a supporto difensivo per gli attacchi nella zona al confine tra i due Stati. In questo senso ci sono state consultazioni negli ultimi giorni tra Stati Uniti, Francia, Regno Unito e Germania. Anche la Polonia, gli scandinavi, i baltici, i Paesi Bassi, il Canada hanno deciso in questa direzione.
Mancano all’appello Belgio, Spagna e appunto l’Italia. Che nel distinguersi dai maggiori Paesi civili del pianeta sta realizzando una specie di unità nazionale al contrario. Matteo Salvini, Antonio Tajani e Guido Crosetto guidano il fronte del no alla sollecitazione venuta dal capo della Nato Jens Stoltebnerg nel silenzio di Meloni, che è meno empatica degli altri tre nei confronti della Russia: ha scelto un doroteo barcamenarsi ma a un certo punto, cioè al G7 o al vertice Nato, dovrà pur esporsi.
In questa fase, la presidente del Consiglio è come se avesse preso il treno di ritorno rispetto a quello su cui viaggiò Mario Draghi insieme a Emmanuel Macron e Olaf Scholz, leader che invece si stanno comportando coerentemente, verso Kyjiv. La scelta di non seguire gli alleati della Nato sta isolando dunque il nostro Paese relegandolo ai margini della vicenda europea più importante degli ultimi decenni insieme alla Cechia e, come detto, a Spagna e Belgio (ma Pedro Sanchez ha recentemente stanziato più di un miliardo per l’Ucraina).
Le potenze europee e gli Stati Uniti al contrario fanno un ulteriore passo a difesa del popolo ucraino, una scelta certo non facile che ha già suscitato le solite rappresaglie verbali di Mosca, mentre il governo Meloni si ritrae perché a pochi giorni dal voto non vuole avere problemi con un’opinione pubblica spaventata. Purtroppo questa è anche l’ansia del Partito democratico, oltre che del pacifista alle vongole Giuseppe Conte, visto che i dem hanno scelto una linea di galleggiamento.
Quella del governo è pertanto una linea propagandistica che si fa forza di motivi di costituzionalità tutti da dimostrare che vengono agitati da Antonio Tajani che nell’occasione sembra Nicola Fratoianni; e con il Pd preoccupato da una possibile escalation, come se il mondo democratico si divertisse a prendere decisioni drammatiche, e sostenitore di una trattativa che si vede solo dalla terrazza del Nazareno. L’Italia scappa, dunque: la pavidità del male.