Corrente alternataTabula rasa elettrificata

Negli ultimi vent’anni l’aumento della produzione di energia pulita è stato più rapido del previsto, ma questo non è bastato a evitare un’ulteriore crescita dell’uso dei combustibili fossili. Proprio quelli che dovrebbero essere abbandonati il prima possibile per raggiungere gli obiettivi di mitigazione climatica

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Questo è un articolo del nuovo numero di Linkiesta Magazine + New York Times Climate Forward in edicola a Milano e Roma e negli aeroporti e nelle stazioni di tutta Italia. E ordinabile qui.

Lelettricità a zero emissioni non è mai stata così abbondante. Negli ultimi due decenni, l’energia eolica e solare è decollata più velocemente di quanto gli esperti non si aspettassero. Ma questo non è bastato a fermare un ulteriore aumento della produzione di energia ottenuta grazie al carbone e al gas. Ciò è accaduto perché, se è cresciuta la produzione di energia pulita, la domanda globale di elettricità è cresciuta ancora più velocemente, facendo sì che i combustibili fossili riempissero il vuoto. Questa dinamica ha fatto aumentare le emissioni di anidride carbonica attribuibili al settore energetico in un momento in cui gli scienziati avvertono che tali emissioni dovrebbero invece diminuire – e che dovrebbero farlo in fretta – se vogliamo evitare che il riscaldamento globale raggiunga dei livelli pericolosi.

Gran parte dell’aumento della domanda di energia elettrica proviene da Paesi in rapido sviluppo come la Cina e l’India, in cui per alimentare una crescita economica vertiginosa si stanno mettendo in funzione, oltre a dei parchi eolici e solari, delle nuove centrali a carbone. Ma anche molte nazioni industrializzate non stanno abbandonando i combustibili fossili con la rapidità necessaria a raggiungere gli obiettivi dichiarati in materia di cambiamenti climatici.

Molti esperti prevedono che con l’attuale traiettoria l’energia derivante da combustibili fossili raggiungerà il picco globale nei prossimi anni. Ma se in alcune delle principali economie, come ad esempio gli Stati Uniti e l’Europa, questo tipo di energia è già in calo, gli analisti si aspettano che anche la Cina, che è di gran lunga il più grande produttore di energia al mondo, inizi presto a ridurre la generazione a carbone, il combustibile fossile più impattante sul clima.

Il futuro climatico del mondo dipenderà, in gran parte, da ciò che accadrà nei prossimi anni. Gli esperti concordano sul fatto che per mantenere l’aumento della temperatura “ben al di sotto” dei due gradi e raggiungere l’obiettivo climatico che il mondo si è autoimposto (con un traguardo ideale a 1,5 gradi) sarà necessario raggiungere il picco per poi ridurre rapidamente l’energia prodotta dai combustibili fossili, favorendo le fonti prive di emissioni di anidride carbonica, come il vento e il sole. (Dall’epoca preindustriale a oggi il mondo si è già riscaldato di circa 1,2 gradi)

«La grande domanda», dice Dave Jones, uno studioso del settore dell’elettricità presso Ember, un think tank con sede a Londra, è se i vari Paesi possano aumentare il ritmo della diffusione delle energie rinnovabili in modo da non limitarsi a ridurre lentamente le emissioni del settore energetico, ma di «consentire davvero una riduzione profonda e rapida delle emissioni di anidride carbonica». La posta in gioco è enorme. Il settore dell’energia elettrica è già adesso la principale fonte di emissioni per il riscaldamento del pianeta. E anche i piani di decarbonizzazione di molti altri settori dell’economia globale – come i trasporti, l’edilizia e l’industria – si basano, tra le altre cose, sull’utilizzo di energia più pulita.

Il modo in cui la produzione di energia elettrica è cambiata negli ultimi decenni per i principali produttori mondiali, alcuni dei quali sono Paesi ricchi e altri invece Paesi in rapido sviluppo, aiuta a spiegare il quadro globale odierno e a evidenziare quali siano le sfide climatiche del futuro. Negli Stati Uniti e in gran parte dell’Europa, la produzione di energia elettrica da combustibili fossili (e soprattutto dal carbone) è in calo da anni. E ha iniziato a diminuire anche in Australia, Paese che dipendeva proprio dal carbone.

La rapida crescita delle energie rinnovabili ha svolto un ruolo fondamentale in questo sviluppo. Nel 2022, le turbine eoliche e i pannelli solari hanno generato il ventidue per cento dell’elettricità dell’Unione europea (venti anni fa era meno dell’1 per cento). E nello stesso anno gli Stati Uniti hanno ricavato il quindici per cento dell’elettricità dall’energia eolica e solare, una percentuale leggermente superiore alla media mondiale. In Europa è stato il boom dell’energia rinnovabile a basso costo a contribuire a rendere obsoleta la produzione derivante dal carbone. Negli Stati Uniti, insieme alla rapida crescita dell’energia eolica e solare, un ruolo fondamentale nel declino del carbone è stato svolto dal gas naturale (che, quando viene bruciato, inquina meno del carbone, ma contribuisce comunque al riscaldamento globale).

Anche la diminuzione della domanda complessiva di elettricità ha contribuito al declino dell’energia derivante da combustibili fossili. Nei Paesi ricchi, come gli Stati Uniti e molte delle nazioni europee, il consumo di elettricità è cresciuto molto nel corso del secolo precedente, ma ha poi iniziato a stabilizzarsi o addirittura a diminuire nel nuovo millennio, grazie soprattutto al miglioramento dell’efficienza energetica e alla delocalizzazione dell’industria pesante.

Tuttavia, gli Stati Uniti non sono attualmente sulla buona strada per raggiungere l’ambizioso obiettivo climatico di limitare a un grado e mezzo l’aumento della temperatura. E lo stesso vale per l’Unione europea. Questi grandissimi produttori di energia hanno recentemente approvato delle leggi che hanno lo scopo di favorire la produzione di energia da fonti rinnovabili, ma l’arrivo di venti contrari in campo economico e altri problemi che si sono presentati nel frattempo minacciano ora di rallentare la transizione energetica in America e in Europa, anche se gli esperti di energia dicono che si dovrebbe invece accelerare su questo percorso.

La tendenza appare molto diversa per quello che concerne i Paesi con un’economia in rapida crescita, in particolare la Cina che nel 2010 ha superato gli Stati Uniti come singolo produttore di energia elettrica al mondo e ora produce quasi un terzo dell’elettricità mondiale (tuttavia, la produzione di elettricità pro capite del Paese rimane decisamente inferiore a quella degli Stati Uniti). Per decenni, la crescente domanda di energia elettrica del Paese asiatico è stata soddisfatta in gran parte dal carbone, il combustibile fossile più inquinante. E, benché negli ultimi anni anche la Cina abbia ampliato in modo significativo la produzione di energia pulita (in particolare eolica e solare), la produzione derivante dal carbone ha continuato a crescere, per quanto a ritmi più lenti.

Il settore energetico cinese si sta ora avvicinando a un punto di svolta. Gli analisti prevedono che nei prossimi anni l’energia a zero emissioni di carbonio crescerà a sufcienza per iniziare a eliminare anche in Cina l’elettricità prodotta dal carbone. E, dal momento che nella produzione globale di questo tipo di energia la Cina detiene una quota rilevantissima, si calcola che il picco globale dell’energia prodotta dal carbone in quel Paese coinciderà probabilmente con il picco globale. È meno chiaro invece quanto rapidamente l’energia da carbone e le relative emissioni diminuiranno dopo il picco.

Nell’ambito di un suo recente accordo con gli Stati Uniti, la Cina ha dichiarato di voler accelerare la diffusione delle energie rinnovabili per «accelerare la sostituzione della produzione da carbone, petrolio e gas» e ha concordato di perseguire dei tagli «significativi» alle emissioni del settore energetico nel prossimo decennio. Resta però da vedere se smetterà di approvare la costrizione di nuovi impianti a carbone.

Il carbone continua a dominare la produzione di elettricità anche in altri Paesi in rapido sviluppo, molti dei quali si trovano in Asia. L’India, che è ormai la nazione più popolosa del mondo, si è prefissa di raggiungere dei notevoli obiettivi per quanto concerne l’energia rinnovabile, ma il governo afferma che il Paese ha ancora bisogno del carbone per sviluppare la propria economia e per erogare energia con una fornitura affidabile e a prezzi accessibili a milioni di persone. L’Indonesia, invece, ha dichiarato di poter eliminare gradualmente l’energia da carbone entro il 2040 se otterrà un aiuto finanziario sufficiente dai Paesi ricchi per costruire energia più pulita. Come l’India, anche l’Indonesia ha una modesta domanda di elettricità pro capite.

Il finanziamento dei progetti per la produzione di energia eolica e solare rimane una sfida per i Paesi in via di sviluppo, dichiara Faran Rana, funzionario associato dell’International Renewable Energy Agency. «Se si considerano i costi del ciclo di vita, le energie rinnovabili sono di gran lunga più competitive rispetto a qualsiasi tipo di produzione che si basi sui combustibili fossili», afferma. «Ma il costo iniziale rappresenta un ostacolo».

Intanto, milioni di persone nel mondo continuano a non avere accesso ad alcuna forma di elettricità. Sebbene si debbano ancora affrontare delle importanti sfide globali, dice Nancy Haegel, ricercatrice presso il National Renewable Energy Laboratory degli Stati Uniti, la rapida crescita della produzione di energia solare ed eolica dimostra che «questa transizione è fattibile ed è ben avviata»

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