I ragazzi della Generazione Z, quella dei nati tra la metà degli anni Novanta e la metà degli anni Duemila, sono solitamente più progressisti e inclusivi rispetto alle generazioni precedenti, come spesso capita ai giovani. Eppure alle prossime elezioni presidenziali degli Stati Uniti, in questo segmento di popolazione potrebbero esserci molti elettori di Donald Trump, soprattutto tra gli uomini.
In particolare, la Generazione Z sembra essere quella in cui le tendenze elettorali sono più polarizzate, con un crescente divario tra elettori uomini ed elettrici donne. Gli analisti lo descrivono come un fenomeno relativamente recente. Alle presidenziali del 2008, ad esempio, quando il vantaggio democratico ha raggiunto il picco, la differenza tra i due sessi non era particolarmente rilevante: il sessantadue per cento dei giovani uomini e il sessantanove per cento delle giovani donne ha votato per Barack Obama. Nel 2020, invece, nonostante l’impopolarità di Trump, solo poco più della metà (cinquantadue per cento) dei giovani uomini ha votato per Biden e il quarantuno per cento per Trump. Tra le giovani donne invece, due terzi (il sessantasette per cento) hanno sostenuto Biden.
I motivi con cui può essere spiegato l’allargamento del divario sono diversi. Uno di questi è il fatto che dal 2016 in poi le questioni di genere sono diventate piuttosto centrali nelle campagne elettorali americane, entusiasmando le giovani elettrici: molte di loro, all’epoca ancora adolescenti, si sono avvicinate alla politica nello stesso momento in cui Trump si affacciava sulla scena politica statunitense, con tutto il corredo di scandali relativi ai suoi atteggiamenti denigratori e misogini nei confronti delle donne. A seguire ci sono stati poi il movimento #MeToo e l’abrogazione della sentenza Roe v. Wade, che proteggeva il diritto all’aborto a livello federale, che hanno reso abbastanza improbabile il sostegno delle giovani donne ai repubblicani.
A entusiasmare diversi elettori uomini, scrive il New York Times, è stata invece la campagna elettorale condotta da Trump, che da anni impegna mente e corpo (forse più corpo che mente) nel cercare di proiettare un’immagine di sé come di un «campione della mascolinità tradizionale», in un universo in cui la lotta al potere si combatte tra maschi alfa, bianchi, eterosessuali, a suon di insulti e machismo. E se questa versione di mascolinità offerta da Trump può sembrare troppo aggressiva, c’è anche quella apparentemente più soft del compagno di corsa JD Vance, che fa appello all’importanza della famiglia patriarcale in cui il ruolo delle donne è (ancora?) solo quello crescere i figli. Insieme, hanno creato quello che la sondaggista Christine Matthews ha definito il «testosterone ticket».
Secondo i sondaggi, il messaggio dei repubblicani è particolarmente efficace tra giovani uomini senza una laurea e tra i giovani di colore. Tra gli uomini sotto i trent’anni che nel 2020 hanno votato per Biden, coloro che lo sostenevano ancora nei sondaggi di maggio erano tendenzialmente bianchi e con una laurea rispetto a chi si stava orientando verso Trump.
Alcuni di loro lamentano il fatto di sentirsi lasciati indietro, sia socialmente sia economicamente, a causa del cambiamento dei ruoli e della troppa, dicono, attenzione all’uguaglianza di genere. Questo li porta a vedere nell’ex presidente repubblicano una sorta di antieroe a cui ispirarsi e nell’idea di virilità – associata all’immagine dell’americano medio, «della classe operaia, con il pick-up, made in the Usa» – la risposta più immediata al loro sentimento di smarrimento.
«Per gli uomini – scrive Claire Cain Miller sul New York Times – gli ultimi decenni sono stati complicati. La percentuale di uomini che lavorano è diminuita. Molti dei valori che erano principalmente svolti da uomini, in particolare il lavoro manuale che non richiede una laurea, sono scomparsi. La percentuale di uomini senza partner sta crescendo». E aggiunge: « Man mano che il vecchio copione per gli uomini cambiava, alcuni hanno sentito di essere stati lasciati senza un nuovo copione da seguire». Molti di loro vedono infatti come una reale minaccia l’avanzamento delle donne nel campo dell’istruzione (le laureate donne sono di più rispetto agli uomini), nel mondo del lavoro, ma anche nel ruolo di capofamiglia, che sembra aver determinato la scomparsa di presunte virtù maschili, lasciando spazio a visioni invece più androgine e genderless. Quasi la metà degli uomini tra i diciotto e i ventinove anni afferma che nella società americana esiste una certa discriminazione nei confronti degli uomini e il quaranta per cento dei sostenitori di Trump dice che i progressi delle donne sono avvenuti a scapito degli uomini.
Daniel Romstad, ventotto anni, un sostenitore di Trump con diploma di scuola superiore, ha detto al New York Times: «Tendiamo a essere guardati dall’alto verso il basso. E il sistema scolastico in generale è più orientato verso le ragazze, semplicemente perché sono più facili da gestire». Ha poi aggiunto che un presidente dovrebbe essere “macho”. «Quando si parla di un candidato, specialmente come presidente degli Stati Uniti, non vuoi qualcuno che si lascia sopraffare». Nicholas Wickizer, ventidue anni, diplomato al liceo e ora dipendente in una ditta di assemblaggio di paraurti, ha detto che il suo voto per Trump è stato «scolpito nella pietra» dalla forza che il candidato repubblicano ha mostrato quando ha alzato il pugno dopo essere stato colpito.
Al polo opposto ci sono le giovani elettrici donne. Seppur il voto a Trump non sembrava essere un’opzione, in tante erano comunque scettiche su Biden, che infatti stava già perdendo sostegno prima di lasciare la corsa alla Casa bianca. Ma la candidatura di Kamala Harris sembra aver riacceso l’entusiasmo e una buona fetta del giovane elettorato femminile ora si mostra molto più propensa a dare il voto al partito democratico.
Negli swing states il sessantasette per cento delle giovani donne ha dichiarato di avere intenzione di votare per Harris e il ventinove per cento per Trump. Nel caso degli uomini, solo il quaranta per cento prevede di votare per lei. Tra le giovani elettrici che hanno partecipato ai sondaggi e che sono state poi intervistate dal New York Times, nessuna ha detto che avrebbe votato Trump, ma tutte erano intenzionate a non votare, a votare per un terzo candidato o, a malincuore, a ripiegare su Biden.
Constance Lancelle, ventidue anni, di Milwaukee, ha detto che «non era assolutamente interessata a votare per Biden». Ma con Kamala Harris qualcosa è cambiato: «Sento che la politica è diventata un sogno». Un sentimento che sembra essere condiviso anche da Areli Herrera, venticinque anni: «Questa è stata una delle prime volte in cui pensato, onestamente, che non posso biasimare chi non vota». La candidatura di Harris è stata quasi «un sospiro di sollievo». Herrera ha poi aggiunto che, nonostante la candidata dem sia meno progressista di lei, le idee di centro-sinistra potrebbero aiutarla a conquistare anche gli elettori più moderati.
Nessuna delle giovani donne intervistate ha menzionato tra i motivi principali del sostegno il fatto che Harris sia una donna. In effetti, la stessa candidata non ha fatto del proprio genere un tema centrale nella campagna. È stato più il candidato alla vicepresidenza Tim Walz a concentrarsi sul genere, «rappresentando un modo completamente nuovo di essere un uomo, duro e tenero, valorizzando entrambi i lati della sua umanità». Miller scrive infatti che Walz è un veterano, sostenitore del Secondo Emendamento ed ex allenatore di football al liceo. Ma ha lavorato in una professione dominata dalle donne, l’insegnamento, e si sente a suo agio a parlare di paternità e a difendere i diritti delle donne e delle persone gay e transgender. Questa versione alternativa della mascolinità sembra aver convinto diverse elettrici.
Nonostante l’ampliamento del divario di genere faccia discutere, quello dei giovani elettori maschi non sembra comunque essere uno slittamento di massa verso destra. Secondo i dati della Prri, una società di ricerca sull’opinione pubblica, c’è ancora una maggiore propensione, seppur lieve, verso il partito democratico. Una buona parte di loro continua a sostenere il diritto all’aborto e rimane abbastanza progressista su altre questioni sociali, come il matrimonio tra persone dello stesso sesso o i diritti per la comunità Lgbtq+.