Bender, regione separatista della Transnistria, lunedì 16 settembre. Nel liceo Alexandru celBun, a pochi chilometri dal confine con la Moldova, la scuola è ricominciata da due settimane. Gli studenti e gli insegnanti attendono la squadra di “Timpul”, la rivista romena che tre anni fa ha aperto una nuova redazione a Chisinau, per un laboratorio di scrittura creativa. Il gruppo di redattori è capitanato da Dumitru Crudu, caporedattore, scrittore moldavo noto anche all’estero, che da cinque anni gira il paese portando la lingua e la letteratura romena nelle zone in cui è minoritaria. Con la giornalista Elvira Moroșan e i poeti Emilian Galaicu-Păun e Maria Ivanov, premieranno i migliori articoli realizzati dai liceali durante il laboratorio, pubblicandoli nella rivista.
Hanno scelto questa scuola perché è l’unica a offrire l’insegnamento in lingua romena a Bender, una città di frontiera con un ricco passato ottomano, originariamente conosciuta come Tighina. Secondo il governo moldavo, in un anno il numero di studenti delle otto scuole romene nella regione transnistriana è aumentato da milleottocentotredici a millenovecentotrentasei.
Mantenere viva la lingua è fondamentale per l’integrazione europea della Moldova. Lo sa bene Dumitru, che si reca a Bender carico di giornali, cultura e buona volontà. Insieme ai colleghi dovrà attraversare «la frontiera illegale introdotta dopo la guerra del 1992», proprio vicino Bender. Dumitru allude al conflitto congelato tra il suo paese e l’autoproclamata Repubblica di Transnistria, che controlla il territorio confinante con l’Ucraina. È una situazione instabile che genera incertezze e timori tra i moldavi da oltre trent’anni, colpendo anche le nuove generazioni. «Durante l’ultimo incontro abbiamo proposto ai ragazzi di parlare della paura che vivono in famiglia e in città, o del timore di vivere in zone come questa. Hanno scritto dei testi bellissimi». Con i laboratori i ragazzi «possono incontrare scrittori in carne e ossa per la prima volta e imparare da loro a sviluppare la propria voce», aggiunge la collega Elvira.
Nonostante le tensioni territoriali, il gruppo di “Timpul” è sempre riuscito ad arrivare a destinazione. Ma non lunedì 16 settembre.
Giunti alla dogana, sono stati subito trattati con scortesia dagli ufficiali di frontiera transnistriani. Poi, la macchina è stata circondata. «Siamo stati interrogati e perquisiti per oltre un’ora da ufficiali del Mgb (Ministero per la Sicurezza di Stato) della Transnistria. Volevano impedirci di partecipare all’incontro del pomeriggio», racconta uno di loro. Ma avevano bisogno di un pretesto. In una lettera pubblica indirizzata al Pen Club Romania, ripresa da altre filiali europee, Crudu scrive: «Trasportavamo troppe copie della rivista e, secondo le loro leggi, non è consentito fare donazioni superiori alle cento. Hanno fatto finta di contarle. Le hanno sfogliate finché non vi hanno scoperto un elevato numero di articoli a sostegno dell’Ucraina che condannano l’invasione russa. Le hanno fotografate e hanno confiscato parte delle riviste”.
A Linkiesta, Crudu racconta che il blocco alla dogana potrebbe essere il risultato di un’iniziativa precedente in cui gli scrittori avevano letto brani sulla guerra in Ucraina e sul conflitto russo-moldavo del 1992 di fronte agli studenti. «Io stesso avevo scritto di come l’esercito della Transnistria avesse occupato i villaggi moldavi prima dell’inizio della guerra. Forse siamo stati denunciati ai servizi di sicurezza di Tiraspol e inseriti in una lista nera».
Durante la perquisizione, i documenti dei quattro giornalisti restano in mano agli ufficiali separatisti che non smettono di fare telefonate. L’atteggiamento degli ufficiali è molto ostile, e Crudu teme che, da un momento all’altro, possano essere arrestati.
Decide quindi di contattare il ministero moldavo per la Reintegrazione, il cui compito è quello di dialogare con la regione separatista e lavorare affinché ritorni a far parte della Moldova. La reazione del ministero è immediata e, grazie all’intervento del vicepremier Oleg Serebrian, i giornalisti vengono rilasciati. La reazione del ministero non si fa attendere e, grazie all’intervento del vicepremier Oleg Serebrian, i giornalisti vengono rilasciati. Ma viene loro vietato di proseguire oltre, costringendoli a rientrare a Chișinău, con l’impossibilità di tornare in Transnistria in futuro.
«Ci stavano aspettando. Abbiamo avuto paura. È durato troppo, siamo stati letteralmente sequestrati. Hanno letto le riviste e ci hanno chiesto perché pubblichiamo articoli a favore dell’Ucraina. Questo li ha infastiditi più di tutto», afferma Dumitru. Non c’è da stupirsi: la carta stampata è essenziale per far circolare le informazioni oltre frontiera, dato che la versione online di Timpul, come delle altre testate moldave, in Transnistria non è accessibile. Secondo lo scrittore moldavo, così facendo le autorità della regione separatista «inviano segnali a Mosca dicendo di essere in guerra dalla loro parte».
Un parere che confermerebbe quanto denunciato dallo stesso ministero per la Reintegrazione dopo l’accaduto: «La retorica pacifista di Tiraspol è solo una facciata: non c’è alcuna apertura, né in termini di dialogo politico, né tantomeno nella cooperazione in settori come la cultura e l’istruzione, dove vengono imposti numerosi ostacoli».
Anche secondo Elvira Moroșan questo episodio alimenterebbe tensioni molto radicate: «Vere barriere all’esercizio di diritti fondamentali come la libertà di espressione e di libera circolazione». La collega di Crudu teme che in futuro la loro categoria, la cui missione è «contribuire al cambiamento sociale e culturale», venga presa di mira e possa correre rischi reali.
Sono i primi scrittori ad essere fermati alla frontiera, ma non è un caso isolato: politici, imprenditori e attivisti civili hanno già vissuto esperienze simili. «Noi non facciamo politica e non siamo iscritti a partiti. Non abbiamo mai scritto nulla contro il regime separatista. Facciamo letteratura, che è il terreno della libertà. Hanno paura di riviste e libri. Sono solo parole, non carri armati».
«Da quando a Chișinău è giunto un altro ambasciatore (ndr. Oleg Ozerov), anche Tiraspol ha mutato retorica, adottando una posizione molto dura verso i cittadini moldavi che sostengono l’Ucraina», sottolinea Dumitru nella lettera al Pen Club.
La delicata situazione alla frontiera con la Transnistria, che fino a poco tempo fa si era mantenuta neutrale riguardo alla crisi ucraina, si inserisce nel contesto dell’avvicinamento della Moldova all’Unione Europea. Anche se i veri negoziati inizieranno strategicamente dopo la fine della presidenza ungherese del Consiglio Ue, il paese di Maia Sandu, dal 25 giugno, è un candidato ufficiale insieme a Kyiv, un fatto che indispettisce le autorità moscovite. Il referendum sull’adesione all’Ue si svolgerà simbolicamente lo stesso giorno delle elezioni presidenziali, rappresentando un vero spartiacque per il futuro del paese. Fino ad allora, Chișinău si confronterà con la disinformazione diffusa dai partiti filorussi, che non risparmia nemmeno i giornalisti alla frontiera: i media transnistriani hanno infatti riportato che sarebbero stati loro a decidere di fare marcia indietro.
La disinformazione è un fenomeno che le autorità moldave tendono talvolta a minimizzare di fronte ai partner occidentali. Ma l’impegno di questi ultimi nei confronti di Chișinău è significativo. Nell’ambito della Moldova Partnership Platform, ad esempio, qualche giorno fa il paese ha firmato nove accordi di finanziamento per trecentottantacinque milioni di euro con diversi paesi e istituzioni, mirati ad accelerare lo sviluppo in vista dell’adesione all’Ue. La vera sfida, tuttavia, sarà mantenere lontana l’ingerenza russa fino al 20 ottobre, e su questo punto la Moldova e i suoi partner hanno molto da fare.
La stampa, gli intellettuali come Dumitru Crudu, i giovani che si preparano a votare per la prima volta, su questo hanno molto da dire. Anche la comunità moldava all’estero, oramai superiore alla popolazione in patria (2,5 milioni secondo l’ultimo censimento) gioca un ruolo cruciale. «Non siamo solo quattro, siamo in tanti», scrive Dumitru Crudu sui suoi social e annuncia che, nonostante lo stop di Tiraspol, il tour di Timpul continua. Il 21 ottobre, come da programma, dovranno recarsi in un liceo della capitale separatista. Questa volta hanno ottenuto che con loro in macchina ci sia anche Oleg Serebrian, anche lui scrittore, sperando di riuscire a oltrepassare il confine.
Ma il risultato più importante per Dumitru e per i suoi colleghi è il sorriso dei ragazzi di Bender con la rivista in mano. Dopo l’espulsione dei giornalisti, gli insegnanti sono andati a Chișinău per acquistarle: «Ci hanno mandato una foto: erano proprio le riviste in cui avevano pubblicato i loro articoli. È stato emozionante. I ragazzi ci aspettano, non dobbiamo abbandonarli».